Intervista a Romana Petri, scrittrice, traduttrice, critica letterarie ed insegnante, vincitrice di vari premi letterari. Autrice di radiodrammi per la Rai, collabora con Il Messaggero e La Stampa. I suoi libri sono tradotti e pubblicati in Germania, Stati Uniti, Paesi Bassi, Inghilterra, Francia e Portogallo.
Chi è Romana Petri?
Prima di tutto la madre di suo figlio, poi una persona che lavora troppo e alla fine una donna che ama scrivere e vorrebbe fare solo quello.
Scrittrici si nasce o si diventa?
Io credo proprio che con questo vizio ci si nasca. Volerlo contrarre per forza è difficile. Almeno un tempo lo era. Oggi, forse, meno.
Quali scrittori abitano nel tuo passato? E nel tuo presente?
Sono sempre gli stessi, ogni tanto se ne può aggiungere uno nuovo perché mai letto prima. Ma sono tantissimi, come faccio ad elencarli tutti? SI va dai greci alla letteratura contemporanea. Facciamo così: Omero, Rabelais, Cervantes, Ariosto, Flaubert, Joyce, Musil, Woolf, Lispector, Morante… e tanti altri.
Credi che la scrittura sia catartica?
Solo per breve tempo, il tempo della scrittura. Poi le cose tornano come sono. Ci salva solo il senso pratico.
Tu vivi tra Roma e Lisbona: che cosa ami di più in ciascuna di queste due città?
Amo Roma con tutta me stessa per la sua… romanità, cosa difficile da spiegare. Lisbona è una bella città, ma non la cambierei mai con Roma. Di Lisbona mi piacciono i colori del cielo di notte, sempre carta da zucchero.
Che rapporto hai con il mondo dei social network?
Non ci capisco niente. Uso FB, mi sono inscritta a twitter ma non lo capisco… e poi ho lasciato perdere.
Hai un figlio ventenne: quanto è difficile essere genitori oggi?
Meno di quanto lo fosse quando avevo 20 anni io e non facevamo che contestare la famiglia. Oggi i ragazzi sono profondamente legati ai loro genitori, forse anche troppo. Difficile è pensare al loro futuro, questo sì.
Che cosa pensi della scuola attuale? E del ruolo degli insegnanti, così vituperato e sottovalutato?
Se potessi andare in pensione domani sarei felicissima. Per questa ragione compro spesso un Gratta e Vinci. Ma non vinco.
Si può ancora instillare l’amore per la lettura nei giovani? Come?
Non è semplice, all’interno di una classe di 25 persone, alla fine riesco a creare tre lettori circa, lettori veri. Oggi si legge di meno perché i lettori forti sono morti (proprio morti), ma non sono stati rinnovati.
Che cosa vuoi fare da grande?
Vorrei poter morire sana, intorno agli ottanta/ottantacinque. Senza badante.
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