Conflitto di interessi: dal 1995 un solo nulla di fatto

imagesIl conflitto d’interessi e’ una storia che va avanti dal 1995, ma ancora oggi la sua risoluzione sembra quanto mai lontana, vuoi per gli strani connubi politici, vuoi per una scarsa volontà di ostacolare realmente il protagonista più controverso della politica italiana: Silvio Berlusconi.

Cosi ad oggi abbiamo assistito a un’anomala escalation di vanagloriosi tentativi e altrettanto fallimenti portati a segno essenzialmente da un centrosinistra sonnecchiante. Ma ecco cosa e’ successo negli ultimi 18 anni.

Il primo fallimento fu  quello di Dini, appunto nel 1995. Dopo la batosta elettorale che decreto’ il successo di Berlusconi nel 1994, si scelse di precorrere la strada del trust “cieco”, partendo dal Senato. Il risultato fu disastroso e il Parlamento venne sciolto prima che la Camera potesse approvare definitivamente la legge.

Altro flop fu ottenuto dal Governo dell’Ulivo del 1996-2001, quando fu chiamato a scrivere le regole del conflitto d’interesse Franco Frattini: anche allora la legge fu approvata dalle Camere, ma venne abbandonata dal Senato fino a fine legislatura, ottenendo un niente di fatto.

Poi tra il 2007 e il 2008, ci fu un episodio abbastanza  ambiguo: Veltroni provo’ a stringere una improbabile intesa con Berlusconi (a riprova di ciò è rimasta una foto dei due che si stringono la mano).

Risultato? Il PD cerco’ di approvare una legge all’ “americana” ,la legge Violante, che dopo essere stata approvata dalla commissione affari costituzionali e sostenuta dai berlusconiani, non arrivo’ mai in aula.

Poi nel 2009 Veltroni, reduce da una sconfitta elettorale e dimessosi da segretario Pd, presentò una proposta di legge sul conflitto di interessi: ad oggi tale proposta giace presso gli archivi del Parlamento in attesa di riesumazione, ipotesi assai remota.

Insomma alla fine dei giochi, ad oggi permane la legge Frattini, attuale “saggio” della commissione per le riforme.

Si tratta di una legge pensata a quattro mani con il PDl, tanto che Silvio Berlusconi ha potuto continuare- secondo i Pm della Corte d’Apello che si occupano del processo Mediaset, a  essere il ” dominus indiscusso” delle sue aziende.

Ultima in tempo cronologico e’ la proposta di disegno di legge presentata dal senatore, nonché vicedirettore del  Corriere della Sera, Massimo Mucchetti, che rassicura “non è una legge fatta per Berlusconi e comunque non farebbe mai in tempo a essere approvata”.

di Simona Mazza

foto: Cultura e Culture

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