A Cremona Musica si ha l’opportunità di interagire continuamente con validi artisti provenienti da tutto il mondo ed oggi abbiamo avuto il piacere di intervistare uno dei più grandi pianisti brasiliani dei nostri giorni, Álvaro Siviero, con il quale abbiamo parlato della sua carriera e delle sue impressioni riguardo questo importante evento musicale.
Álvaro, vorrei che prima di tutto si presentasse personalmente e ci spiegasse come mai è qui a Cremona Musica.
Sono un pianista brasiliano, amo la musica e suono da quando ho 4 anni. Credo ci sia differenza tra passione e amore: mi sono innamorato del piano ed ho passione per il pianoforte, la passione è temporanea ma l’amore è duraturo.
Ho visto che lei ha studiato anche fisica, come mai ha fatto questa scelta?
Mi sono laureato in fisica perché volevo veramente capire se la musica poteva far parte della mia vita e dopo diversi anni ho capito che la musica sarebbe stata parte fondamentale della mia esistenza. Ho abbandonato il campo della fisica dopo essermi laureato ed aver insegnato per diversi anni, e mi sono completamente dedicato alla musica suonando con diverse orchestre internazionali; inoltre collaboro con giornale Estadao di San Paolo, scrivendo di musica e concerti.
Cosa ne pensa di Cremona Mondomusica e come è venuto a conoscenza di questa realtà?
Questa fiera è meravigliosa, è la mia seconda volta qui e rimango sempre impressionato dall’energia di questo posto. Ho saputo di tale evento grazie al mio amico Roberto Prosseda, conosciuto a Roma anni fa. Successivamente lui è venuto anche in Brasile ed è iniziata tra di noi una bella amicizia.
Cosa prova ad eseguire pezzi di musica europea e musica brasiliana, e che differenze percepisce nell’eseguire performance di diversi generi e periodi musicali?
Per me non ci sono aggettivi per descrivere i vari generi; quello che suono è semplicemente musica. La musica è un linguaggio, non importa cosa suoni e da dove vieni, nonostante vi siano delle differenze ovviamente; la musica brasiliana è molto ritmata e passionale ma in maniera diversa rispetto ad esempio all’opera italiana. La musica italiana è più lirica e meno percussiva; la musica europea è quella che viene definita “erudita”, è una musica che nobilita l’anima dell’uomo.
Quale compositore predilige maggiormente?
Il mio compositore preferito è quello che sto eseguendo. Ognuno è differente, è come chiedermi se preferisco mia madre o mio padre. Adoro la musica romantica ma questo non vuol dire che non apprezzo suonare la musica barocca o contemporanea. Sono una persona felice perché mi sento realizzato in quanto musicista e in quanto ho la possibilità di eseguire tutti i generi.
Di recente ha tenuto un concerto sulla cima del monte Corcovado a Rio de Janeiro in Brasile. Che sensazione ha avuto? Com’è stato suonare in un luogo così suggestivo?
Era un concerto all’aria aperta. È stato toccante vedere il Cristo Redentore con le braccia aperte al mondo mentre suonavo. E ho sentito una forte sintonia con il pubblico e una connessione con la bellezza, con il bello. Quando fai delle cose belle ricevi bellezza in cambio.
A proposito di luoghi ricchi di bellezza, lei ha suonato anche nella Cappella Sistina a Roma.
Esatto. Infatti è stato in quell’occasione che ho incontrato Roberto Prosseda. Poi quando papa Benedetto XVI venne in Brasile io suonai per lui ed è stata un’esperienza molto interessante. Lui è anche un pianista e suona proprio bene.
Invece quali saranno i suoi progetti futuri?
Non so neanche se sarò vivo domani! Il futuro è imprevedibile, viviamo il presente. Ho vari concerti in programma in Olanda, in Austria, poi in Israele e dopo ritorno in Brasile. Torno spesso a casa perché per me prima viene la mia vita personale e poi quella professionale.
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