La pandemia ha indubbiamente ridotto i crimini sessuali offline a danno dei minori; se da un lato ciò ha rassicurato famiglie e forze dell’ordine, dall’altro ha reso possibile l’avanzare di altri crimini sessuali efferati, ovvero quelli di natura online. Ciò che desta grande preoccupazione è, per l’appunto, l’aumento delle denunce di adescamento sessuale e sfruttamento dei bambini attraverso Internet. Difatti, attraverso la diffusione incontrollata di informazioni personali sul Web, molti ragazzi hanno riscontrato innumerevoli tentativi di approccio da parte di utenti online sconosciuti.
A tal proposito, è giusto menzionare un fenomeno chiamato “adescamento minorile online”, o grooming, che corrisponde ad una pratica manipolatoria commessa da un adulto nei confronti di un bambino. Il suo obiettivo è quello di ottenere disinibizione, anche sessualizzata, mediante l’uso di chat della rete o social network.
Questo tipo di criminalità sembra prendere sempre più piede a causa della difficoltà nello scovare suddetti criminali e della vastità di siti illegali utilizzabili (come ad esempio, il Dark Web).
Ma perché proprio i bambini?
La vulnerabilità del bambino, assieme alla curiosità sessuale e il bisogno di affetto, sono elementi associati maggiormente alla probabilità di vittimizzazione di adescamento online.
Il genere sessuale prediletto dagli adescatori del Web risulta essere quello femminile (nel 54% dei casi) rispetto a quello maschile (nel 46% dei casi). Anche il tipo di orientamento sessuale ha particolare rilevanza: alcuni groomer cercano contatti specifici con adolescenti gay o dall’identità sessuale non ancora del tutto definita.
Esistono giovani potenzialmente più a rischio di altri?
Dalle interviste rivolte ad alcune ragazze sopravvissute ad un adescamento online è emerso come la loro storia pregressa, familiare e sociale, non avesse alcun collegamento con il successivo adescamento online. È dunque da escludere l’ipotesi che vi siano soggetti “più predisposti” a incorrere nel rischio di un abuso online rispetto ad altri. Ad ogni modo, comportamenti quali ritiro sociale e fuga dalla realtà sono riconducibili al rischio di intraprendere conversazioni online potenzialmente pericolose con estranei.
Sintomatologia
I primi sintomi esperiti dalla vittima a seguito di un abuso online sono: il senso di impotenza, uno stato generale confusionario e il processo di auto-colpa. I sintomi riportati nel periodo a lungo termine, invece, sono: sofferenza psicologica, comportamento autolesionista e/o suicidario, problemi del sonno, problemi di fiducia, relazioni compromesse e difficoltà a scuola.
Trauma offline vs trauma online
Dagli studi messi a confronto è emerso come non vi sia sostanziale differenza fra un trauma subito online e un trauma perpetrato offline, soprattutto per quanto riguarda le complicanze a lungo termine. La sintomatologia resta dunque invariata, anche se, nel caso delle vittime di grooming, i sintomi potrebbero risuonare più a lungo a causa della permanenza delle immagini del loro abuso nella Rete. Ciò scatenerebbe un costante stato di allarme, poi tradotto in ansia generalizzata, che porterebbe all’evitamento di alcuni ambienti sociali (come ad esempio, la scuola) in cui la vittima potrebbe essere riconosciuta.
Questo porta ad una visione completamente diversa della vittima di grooming, fino a qualche anno fa ritenuta “meno sofferente” rispetto a chi aveva subito un adescamento sessuale non virtuale.
*Psicologa clinica, sessuologa e consulente di coppia
Bibliografia
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Foto di seowoo lee da Pixabay
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