CR7 conquista, finalmente, il suo secondo Pallone d’Oro
“Non ho parole per descrivere questo momento”. La prima frase del discorso di ringraziamento di Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, 28 anni, nato a Funchal, Portogallo. Un discorso di ringraziamento atteso 5 anni. Una frase inghiottita amaramente per 4 edizioni del premio consecutive.
Finalmente, le parole escono fuori. Finalmente, l’asso portoghese ha quello che si merita. Finalmente, il premio personale più ambito del mondo del calcio raggiunge le mani del calciatore più forte del mondo. Finalmente. Tanta gioia, tanta rabbia, tanta frustrazione, si sfogano in un unico, singolo momento. Il lavoro di anni, alla fine, ha portato il risultato sperato. Il Pallone d’Oro è di CR7. Sollevato di un peso enorme, CR7 si avvicina al palco, accompagnato dal figlio, Cristiano Junior. Stringe la mano a tutti, compreso Blatter, autore di prese in giro nei suoi confronti, negli ultimi mesi, che hanno messo in serio pericolo la serietà dell’organizzazione e la presenza del portoghese alla cerimonia di premiazione. Stringe la mano a Pelè, non uno qualsiasi, si avvicina al microfono e… “Non ho parole per descrivere questo momento”.
Lacrime. Sue, di suo figlio, della mamma e della compagna (sedute in platea), fra gli applausi sentiti di tutte le persone accorse ad assistere all’inevitabile trionfo del giocatore più prolifico del 2013. 69 goal, per lui. Capocannoniere della scorsa edizione della Champions League. Nessun trofeo, è vero, ma numeri sensazionali. Ronaldo fa brillare il Real Madrid. Ronaldo porta, da solo, il Portogallo ai Mondiali in Brasile. Ronaldo è il migliore del mondo. Questo il suo 2013. Le lacrime scendono incessanti. Lacrime che significano tanto. Lacrime che sanno di liberazione. Non sono stati tempi facili per CR7. Tutto il mondo gli dava contro.
Da 4 anni, ormai, si vedeva sollevare davanti il Pallone d’Oro da Messi. Per alcuni anni, anche immeritatamente, bisogna dirlo. Il peso di essere il giocatore più pagato sulla Terra. Lottare tanto e ritrovarsi con un pugno di mosche. Sentire platee intere urlarti contro il nome del tuo rivale, quello che tutti amano. Tutto questo per arrivare ad oggi. Tutto questo… e poi il Pallone d’Oro. La gioia immensa. Gli applausi. E le lacrime. Lacrime che sono un calcio in faccia a tutti quelli che gli hanno dato del finto, del cattivo, del superficiale, dell’uomo mediocre, del belloccio senza cervello, dell’idiota e tanto, tanto altro.
Ronaldo è la prova vivente che se ignori quello che la gente dice di te, inseguendo un obiettivo, trionfi. Ottieni ciò che volevi. Raggiungi il traguardo che avevi in testa.. E senti solo il suono degli applausi. Perché tutti quelli che ti hanno dato del finto, del cattivo, del superficiale, dell’uomo mediocre, del belloccio senza cervello, dell’idiota e tanto, tanto altro, adesso nascondono la coda tra le gambe, in silenzio, incapaci di affrontare il successo di chi hanno sempre criticato. Credere in se stessi sempre. Lavorare. Dare il massimo. Ronaldo ci insegna a fare questo. Il resto arriverà. Inevitabilmente.
di Daniele Pizzonia
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