La band è forse una delle prime che deve il suo iniziale successo ai social media. Il progetto nasce a Toronto in Canada nel 2004 da un’idea del polistrumentista Ethan Kath, il quale, mentre registrava i propri brani, chiese alla cantante Alice Glass di aggiungere la voce alle parti strumentali. Un primo singolo, dal titolo Alice Practice viene diffuso sul social MySpace e arriva alle orecchie dei produttori della Merok Records che contattano la band per pubblicarla. Seguiranno altri singoli (Crimewave, Air War) fino alla distribuzione del primo album Crystal Castle I.
Lo stile
Lo stile dei Crystal Castles è una proposta che mischia sperimentazione elettronica, ritmi analogici e forza vocale. A colpire sono infatti le sonorità digitali di melodie e accompagnamento: suoni che rimandano a synth (strumenti che producono suoni digitali) degli anni ’80 e ’90. Il tutto supportato da una ritmica energica e didascalica, poca interpretazione e pochi cambiamenti, com’è tipico dei loop ritmico-melodici della musica elettronica. E la voce? Alice Glass (e poi Edith Francis dal 2015) opta invece per un’ampia libertà: a volte grida, a volte canta; in questo senso c’è una forte affinità con gli stilemi vocali punk. Inoltre in numerosi brani le sue linee vengono modificate elettronicamente con numerosi effetti a seconda del caso: cambio della tonalità, inserimenti in loop ritmici, frequenza radio, per citarne alcuni. L’effetto è un’atmosfera vintage con ritmi decisi e voci che possono allinearsi a mood malinconici o dare forti strida in stile punk.
Un aspetto interessante è l’aura di “colonna sonora da videogioco” che trattengono numerosi brani seppure, come ammesso dallo stesso Ethan Kath, non ci fosse per niente l’intenzione (Gigwise.com, 26/03/2008). Ancora più interessante è il fatto che brani dei Crystal Castle siano inclusi davvero in colonne sonore di videogiochi, come in Fifa12 e in Pes2011.
I testi
I testi potrebbero essere la parte più debole della musica dei Crystal Castles. Da una parte perché sono privi di una spiegazione chiara (è il caso di Kept o Untrust Us), dall’altra perché a un primo ascolto si presentano come liriche quasi superficiali: l’importante non è cosa si dice ma come lo si dice. Tuttavia questa lettura è una semplificazione, i testi ricalcano l’ambiente disegnato dai toni della musica. Qualche esempio: Crimewave, «Eyes lit on sharp threats from dark lips. The lights press the soft skin to rough hands», solo una frase dal significato criptico, inoltre la voce di Alice è modificata costantemente aprendo a numerose interpretazioni. Mentre Vanished si presenta come un brano più lineare ma dall’atmosfera scura, sottolineata appunto anche dal testo: «In the dark we come out and play. We are its children and we’re here to stay…»
Carriera
I Crystal Castles sono una band che deve l’inizio del proprio successo a una piattaforma social, tuttavia si sono inseriti perfettamente nei circuiti musicali americani e sono riusciti a conseguire importanti concerti in tutto il mondo, sia nella scena elettronica che in quella industrial-punk. Vantano la partecipazione ai prestigiosi Reading and Leeds Festival, al Glastonbury, Airwaves Festival, Lollapalooza (per citarne alcuni). Hanno collaborato con la band industrial Nine Inch Nails e col cantante dei The cure, Robert Smith. Hanno all’attivo quattro album: Crystal Castles I (Different, 2008), Crystal Castles II (Fiction Records, 2010), Crystal Castles III (Fiction Records, 2012) e Amnesty (Fiction Records, 2016). Dopo la sostituzione della front-woman nel 2015 la band ha continuato la sua attività fra alti e bassi arrivando, com’è ovvio, alla temporanea interruzione causata dalla pandemia che ancora ostacola concerti e festival.
Fonte foto: facebook.com/ccrystalccastles
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