Tre parole: libertà, unicità e ribellione. La libertà di essere se stessi, fieri di celebrare la propria unicità, superando paure e ribellandosi a chi, cosa e perché si trova sempre a metter paletti, millantando distanze, praticando differenze.
Questo il concept di I AM WHAT I AM, collezione d’esordio di DassùYAmoroso. Un progetto di moda emergente, nato nel 2015 dalle idee di Stefano Dassù, pavese, e Pasquale Amoroso, napoletano (foto sotto). Un incontro arguto tra nord e sud Italia, che dietro un’incisiva accoppiata di cognomi, legati da una semplice congiunzione (y tradotta dallo spagnolo corrisponde alla nostra e), punta a una visione cosmopolita, globalizzante, disdegnando qualsiasi tipo di atteggiamento blasé.
Uno slogan personale per invocare libertà
Dopo l’esperienza a Showcase nel gennaio 2019, fuori dallo slogan collettivo #romeismyrunway – il progetto che dalla sezione Fashion Hub, ha fatto da contenitore alla moda emergente capitolina – il duo creativo debutta in passerella, elaborando per la summer edition di AltaRoma, uno slogan quasi del tutto personale: I AM WHAT I AM.
Parole forti, scritte e riportate in stampatello direttamente dai comunicati ufficiali. Traboccanti di orgoglio se urlate tutte d’un fiato: claim di un richiamo collettivo e paritario che invoca libertà, titolando la SS 20 con una moda significante, ribelle, pregna di effetti visivi e psicologici.
Il grintoso debutto di DassùYAmoroso ad AltaRoma
Dalla sala 2 del Pratibus District, lo scorso venerdì 5 luglio a dare il via allo show, una proiezione: frammenti di Alejandro videoclip dirompente di Lady Gaga. Una marcia militare dalle ambientazioni dark, con sagome e ombre intervallate da hope, equality; parole nobili a sorreggere il mood battagliero dell’inno, sulle note ringhiose degli islandesi Hatari, pronte ad accendere di pathos la passerella.
24 proposte in tutto, con il rosa e verde fluo a far da legante cromatico. Grintosa puntura vitaminica per una sfilata co-ed che prende ispirazione dal mondo anglosassone. Reboot di quelle sottoculture giovanili, che sistematicamente fanno del vestire, una questione sociale, di appartenenza.
L’estetica DassùYAmoroso incarta così un modo di pensare ribelle, con uno stile dark punk, dove non importa se dietro calze a rete, rossetti cerulei e arcobaleni glitterati sotto gli occhi, ci sia un uomo o una donna. Una visione gender fluid, che ha già rotto le barriere, e a suon di nylon tecnici, vernici spalmate e pelle metallizzata, modula l’ardito messaggio, volto alla conquista, senza mezze misure, senza alcuna mediazione.
Una rivolta autentica, con il solo obiettivo di celebrare l’unicità dove il tartan si svincola dalla sua accezione classica, originale, e segue un estroso percorso di digitalizzazione, ricombinandosi in un mix & match di quadri e fiamme.
L’anima punk è resa contemporanea, grazie a bordature con un leggero richiamo active e voluminose trasparenze; mentre il logo del brand – la Y stilizzata – con una sequenza all over riveste mini dress a portafoglio, e ricalca sull’anima street del marchio, conquistando senza alcuna pratica di imbonimento, l’attenzione delle generazioni digital oriented.
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