Dal 13 al 15 settembre in oltre 2000 sale di tutto il mondo, compresa l’Italia, sará proiettato il film documentario dei concerti che David Gilmour ha tenuto a luglio dell’anno scorso nell’anfiteatro romano di Pompei.
Nell’ottobre del 1971 Adrian Maben porto’ la band britannica a Pompei per filmarli mentre suonavano assolutamente dal vivo in un anfiteatro vuoto, senza pubblico e realizzare lo storico “ Pink Floyd: live at Pompeii”.
Dopo 46 anni lo storico chitarrista dei Pink Floyd é tornato a esibirsi ai piedi del Vesuvio in uno spettacolo unico e questa volta aperto a tutti. Per tre giorni é possibile rivivere la magia di quell’evento sul grande schermo. Due serate per un pubblico selezionatissimo, il costo del biglietto era di 300 euro piú il 15% di prevendita per posti in piedi. Per chi dovesse perderselo anche al cinema, il 29 settembre uscirá il cd/dvd e blu ray con qualche canzone in piú.
I primi dieci minuti del film, girato da Gavin Elder, cineasta sudafricano che ha già diretto docufilm sui Duran Duran, sono dedicati a un breve documentario sulle prove e qualche intervista per poi proseguire con il meglio degli spettacoli ripresi con il massimo della tecnologia, come é sempre stato nella storia dei Pink Floyd, consentirá di avere un’esperienza immersiva tale che sembrerà di essere sul palco di Pompei.
Sessanta minuti di storia della musica rock, insieme a una band di tutto rispetto formata da Chester Kamen, chitarrista di Byan Ferry ma anche di Roger Waters, da Greg Phillinganes che ha suonato le tastiere per Michael Jackson e Chuck Leavell proveniente dal blues, Gilmour propone le canzoni di tutta la sua carriera, dai brani piú recenti degli album da solista Rattle That Lock , On an Island, certamente meno memorabili dei classici dei Pink Floyd “One of these days” agli immancabili “Wish you were here” e Shine On You Crazy Diamond, e la bellissima “Comfortably Numb”.
A 71 anni la maestria di David Gilmour è rimasta quella degli anni ruggenti del rock psichedelico di cui i Floyd sono l’esempio più conosciuto e riuscito ma niente nostalgia. La storia non si ripete. Gli appassionati ritroveranno le caratteristiche fondamentali della band britannica: dal mastodontico gioco di luci alla perfezione dei dettagli tecnici e musicali ma il rockumentary di Elder non é un sequel del concerto di quasi cinquant’anni anni fa e nemmeno un remake ma l’ennesima dimostrazione della grandezza di un musicista e del repertorio dei Pink Floyd.
di Patrizia Angona
Scrivi