La strage degli animali selvatici voluta dal Pd passa con la fiducia.
Dura presa di posizione dell’Ente Nazionale Protezione Animali, dopo che il Senato ha dato ieri il via libera definitivo al decreto Competitività.
Con la conversione del decreto-legge 91/2014 viene definitivamente licenziato il peggiore atto degli ultimi vent’anni sulla fauna selvatica: caccia di selezione agli ungulati anche sulla neve, sterminio delle nutrie, caricatori delle carabine semi-automatiche a cinque colpi anziché due in violazione della direttiva Habitat, gran pasticcio normativo sui richiami vivi da utilizzare nelle cacce da appostamento, in violazione della direttiva Uccelli.
Quest’ultima scelta avvenuta nonostante il 28 luglio scorso la Commissione Europea avesse inviato al Governo italiano una lettera che stronca ogni tentativo di mantenere la barbarie della cattura con le reti degli uccelli migratori, dichiarandola fuori legge sempre e comunque, e ribadisce che per la caccia non c’è alcun bisogno di richiami vivi.
Di richiami vivi ha invece bisogno la piccola lobby venatoria che guida le politiche sulla biodiversità del Partito Democratico e ha totalmente condizionato la linea del partito di maggioranza, su cui pesa la principale responsabilità del decreto, fortemente osteggiato da Sel e Movimento 5 Stelle e da pezzi di altri schieramenti come Forza Italia e Scelta Civica. Il Pd è stato l’unico gruppo parlamentare a non aver lasciato libertà di voto ai propri rappresentanti nelle commissioni competenti e in aula, costringendo i dissidenti, tra cui Monica Cirinnà, Laura Puppato e Silvana Amati, ad un’azione coraggiosa ed ancor più encomiabile in favore degli animali selvatici, che ha persino portato a sfiorare il risultato positivo. E costringendo moltissimi parlamentari democratici a scusarsi, giustificarsi, testimoniare i dubbi, le perplessità, i distinguo.
Il decreto 91 segna una frattura gravissima tra il mondo ambientalista e animalista e la gestione della politica su animali selvatici e biodiversità del Pd: una politica vecchia, dal fiato corto, che tradisce disprezzo verso le regole comunitarie e continua a rincorrere il consenso dei cacciatori, allontanandosi sempre più dalla cultura di attenzione per la natura e rispetto per gli altri esseri viventi, ormai diffusa in ogni dove nella società italiana.
Tutto questo, nonostante la ricca presenza, tra le fila del partito di maggioranza, di persone appassionate e di un mondo sensibile alle questioni della natura e agli aspetti etici, che meriterebbe ben più credito da parte di una politica che vuole essere rinnovatrice, culturalmente giovane, al passo con le grandi sfide dei tempi. C’è proprio qualcosa che non va, nelle politiche per la natura del Partito Democratico.
Lo scempio della fauna del decreto 91 rappresenta una pagina vergognosa, che la memoria non cancellerà ma che noi cancelleremo con i fatti. Perché la nostra battaglia per gli animali selvatici, la biodiversità, l’Europa, i valori di una società civile, continuerà senza pausa alcuna e sarà infine vincente. (Fonte: ENPA)
di Redazione
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