La guerra al diesel ha toccato l’assurdo con il blocco delle vetture omologate Euro 6 D-temp, vetture tecnologicamente avanzate, attualmente in vendita. Il provvedimento per fermare le autovetture diesel sul territorio comunale di Roma è arrivato dopo giorni di sforamento dei limiti da parte delle centraline di rilevamento posizionate in nodi nevralgici della città, oltre alla centralina posizionata all’interno del parco di Villa Ada.
La vicenda ha scatenato un’immensa difesa da parte degli esperti, che sono scesi a difesa dei nuovi diesel, parlando di una vera e propria crociata ideologica da parte del comune, che non ha sortito almeno per il momento nessuno effetto sui provvedimenti limitatori alla circolazione.
Il diesel un passo di storia
Strano destino, quello del motore Diesel. Un tempo era considerato il motore più pulito, quando l’attenzione si concentrava su altri inquinanti quali l’ossido di carbonio, che come è noto è un veleno mortale che agisce in tempi rapidissimi, gli idrocarburi, il piombo aggiunto alle benzine per il suo potere antidetonante. Al confronto il motore Diesel che, funzionando in eccesso di ossigeno, non emette mai CO ma solo CO₂, alla fine dei conti poteva essere accusato solo dell’emissione del particolato, del quale si ignorava forse il potenziale pericolo, e al più degli ossidi di azoto, veniva considerato dai tecnici un motore pulito rispetto a quello a benzina.
In seguito, con la diffusione dei catalizzatori, la conseguente scomparsa obbligata del piombo dalla benzina e il miglioramento in generale dei carburanti, l’attenzione dei legislatori europei e dell’opinione pubblica si è spostata sulle residue sostanze inquinanti che inevitabilmente ogni motore a combustione interna emette, in primo luogo il particolato, e si è scatenata una sorta di “caccia alle streghe” nei confronti del Diesel.
In realtà, nel caso del particolato (polveri sottili, PM 10 etc.) purtroppo la questione non è affatto semplice, trattandosi di una definizione fisica e non chimica. Infatti le centraline poste nelle nostre città spesso rilevano superamenti quanto meno sospetti dei limiti stabiliti dalle norme: ad esempio, a volte basta una giornata di scirocco, quelle giornate che spesso sono seguite da una pioggia che tinge ogni cosa di giallo, per far “sballare” le centraline, ma in questo caso la colpa è delle frazioni più fini delle sabbie sahariane che il vento trasporta attraverso il Mediterraneo. A parte questo che è un po’ un caso limite, le origini del particolato possono essere le più disparate, impianti di riscaldamento in primis. Come mai gli sforamenti avvengono – guarda caso – principalmente d’inverno? Forse le automobili che circolano non sono le stesse anche d’estate? Altro esempio: anche le gomme che si usurano rotolando sull’asfalto generano particelle finissime, quindi in questo senso anche un veicolo a trazione elettrica “inquina”, e perfino una bicicletta.
La realtà
Comunque, che ci piaccia o no, resta il fatto che il motore Diesel è molto efficiente in rapporto ai consumi, quindi anche le emissioni di CO₂, sulle quali oggi si concentra maggiormente l’attenzione con riferimento alle problematiche legate al riscaldamento globale, sono limitate in confronto a quelle di un motore a benzina di potenza analoga.
In considerazione quindi del fatto che, realisticamente e al di là delle dichiarazioni roboanti dei politici, dovrà passare ancora diverso tempo prima che i veicoli totalmente elettrici potranno dare un contributo significativo, al di là del fatto ovvio che andrebbe anche considerata la fonte da cui proviene l’elettricità necessaria per le ricariche, è molto probabile che il motore Diesel nelle sue versioni più moderne, pulite ed efficienti, abbia ancora un ruolo importante da svolgere.
Fonte foto: corriere.it
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