Elezione USA 2016: nulla da fare al momento. Donald Trump sembra non avere speranze contro Hillary Clinton. I sondaggi lo danno perdente quasi ovunque, anche negli stati a maggioranza repubblicana.
Vani i tentativi dell’establishment del GOP per evitare che Trump continui nel suo modo di fare politica. Egli va avanti per la sua strada, didinteressandosi completamente delle critiche e degli attacchi che gli vengono dal suo partito. Qualche commentatore inizia a chiedersi se Trump voglia veramente vincere le elezioni, o il suo modello sia solo quello di mettere in “crisi” un sistema politico -quello USA- ormai sclerotizzato.
Effetivamente, se si leggono vari commenti, da più parti si valuta come Hillary Clinton, sia quella che maggiormente rappresenti il ‘sistema’, tanto che qualcuno l’ha definita come il “miglior candidato Repubblicano“.
Obama-Clinton
La politica estera del duo Obama- Clinton ha ulteriormente contribuito alla destabilizzazione del medioriente: l’eliminazione di Gheddafi; le primavere arabe; il supporto nascosto alle milizie anti Assad; l’utilizzo sempre più spregiiudicato dei droni; completa assenza di strategie politiche per ridurre i conflitti.
Da qui l’accusa, non proprio peregrina, di Trump a Obama di essere il «fondatore dell’ISIS». Le accuse al mondo finanziario e ai trattati economici internazionali, a suo dire, impoveriscono la classe lavoratrice americana; una sorta da agreement con Putin fanno di lui un candidato, che con il suo modo politically incorrect, pone seri argomenti che minano di per sè il “modello liberista” USA.
Trickle down economy
Dagli anni ’80, la teoria neoliberista trickle down economy (ovvero l’idea di una politica favorevole ai ceti più alti che stimola l’economia e la crescita) finisce per apportare benefici anche ai meno abbienti, grazie anche alla globalizzazione, la quale, quest’ultima, non ha portato gli effetti sperati. Gli accordi come NAFTA con Canada e Messico per esempio, o con la Cina, hanno di fatto impoverito la classe media Usa, un ritorno di ricchezza economica, come si era preventivato.
E su questo Trump sta dando battaglia, ponendosi in netta opposizione non solo contro i democratici, ma anche contro il suo stesso partito tanto che, ad una analisi dei votanti, si evidenzia come la working class bianca abbia spostato i suoi voti verso Trump.
Il rovescio della medaglia -ed è questo, forse, il vero errore- è nell’attacco alle minoranze soprattutto latine, ma anche quelle provenienti dal medioriente e dall’oriente, che oltre ad escludere i voti di tali gruppi, aliena i voti delle giovani generazioni.
L’elettorato “trumpiano”
L’età media dell’elettore di Trump è di 35 anni, mentre l’elettorato giovanile tra i 17 e i 25 anni non è schierato con Trump.
Il motivo è dato dal fatto che i giovani sono molto meno reattivi alle politiche razziste, soprattutto grazie all’era dei social network; mentre sono più aperti a politiche di cambiamento. Se si considera che Obama prima e Sanders poi hanno trovato i loro punti di forza proprio nell’elettorato giovanile, è chiaro come Trump, in questo contesto, sia perdente.
Il Trumpismo
La definizione di “Trumpismo” prelude forse all’inizio di un terremoto nella politica americana. Per fare la frittata bisogna rompere le uova e Trump sembra il personaggio adatto.
Al momento è in svantaggio su tutta la linea. Forse è tardi per modificare certe affermazioni che hanno eliminato, in modo definitivo, molta parte dell’elettorato. Ma come si sa in politica nulla è certo.
Nel frattempo le rivolte e la guerra dichiarata alla Polizia fanno intendere che ‘l’immagine clintoniana‘ di un’America tranquilla e politically correct, sia solo un’immagine stantia.
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