Donald Trump vince, ma perché?

Ormai è chiaro a tutti. Donald Trump  è il candidato alle primarie repubblicane che sembra non avere rivali per la candidatura alla Casa Bianca.

La sua vittoria anche nel Mississippi, Michigan e nelle Hawaii, sembra renderlo sempre più forte, nonostante gli attacchi contro di lui portati dall’interno del suo stesso partito.   L’unico a tenergli testa e Ted Cruz, mentre sembra ormai passata l’ipotesi di Rubio.

Sarà importante il risultato della Florida, e a quel punto stabilire su chi confluiranno i voti dei delegati  dei candidati che hanno abbandonato. Per conquistare la nomination repubblicana servono 1.237 delegati sui 2.472, ora a metà della corsa, Trump ne ha 446, contro i 347 di Cruz e i 151 di Rubio. Ben lontano quindi dal fatidico 51%. Quindi sembra ancora tutto da decidere.

Il fenomeno Trump sta dilaniando il Partito repubblicano, tra chi lo sostiene apertamente (pochi) e chi lo vorrebbe fuori dalla competizione (molti). Eppure anche avendo la stampa e la TV contrarie, Trump continua a guadagnare consensi.

Viene tacciato di razzista, di essere contro gli immigrati, anti mussulmano,  ma anche contro le lobby economiche, gli accordi commerciali e contro le spese militari.  

Trump sembra disinteressarsi di tutto questo, punta al cuore della “working class” quella bianca, che vive in perenne crisi economica, senza lavoro, e per molti senza speranza di crescita. Una classe devastata dalla crisi economica, dalla guerra, dalla disoccupazione. Come dice Chomsky “un’America senza speranza, che non riesce a rialzarsi”

Nella sua campagna elettorale Trump, usa uno Spot  “reale”. Il video riprende una riunione di operai in una fabbrica di condizionatori, di Indianapolis, che a seguito della “delocalizzazione” in Messico, licenzierà tutti i 1400 operai.

Ecco il punto forte della campagna di Trump, combattere il “liberismo”  economico, le scelte di produrre all’estero, che poi di fatto impediscono una reale crescita economica “interna”.  

Trump vuole rinegoziare tutti gli accordi internazionali, che giudica sfavorevoli all’economia americana,  combattere le banche che sono le uniche a guadagnare in questo senso.

Anche le spese militari le giudica inutili, non perché non servano ma perché accusa, molte servono soltanto a far arricchire le lobbies. Su altri temi, come aborto, droghe, Trump sorvola, non sembra interessato.

Certo il suo modo di parlare è violento, con attacchi personali “politically incorrect” ma colpisce. E quindi è in grado di raccogliere il voto di quella parte dell’elettorato (solo bianco?) che si sente ormai escluso dal “progresso” americano.

Qualcuno ha creato il termine “trumpismo” ovvero un nuovo modo di vedere la politica americana, soprattutto per quello che riguarda l’economia.

Dopo il “Reaganismo” che diede una svolta agli USA in senso “liberista” potrà essere Trump ad aprire una nuova epoca? Qualcuno comincia a pensarlo.

di Gianfranco Marullo

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