Oggi proviamo ad analizzare quale sarà l’effetto della nuova manovra finanziaria decisa dal Presidente della BCE, Mario Draghi.
Come prima cosa, viene naturale domandarsi: la Banca Centrale Europea ha deciso di immettere altra liquidità nel sistema finanziario per rimandare l’inevitabile resa dei conti “pubblici”?
L’ipotesi sembra quanto mai aderente alla realtà ed ecco perché.
A partire da marzo 2015 la Bce comprerà il 16% circa del debito pubblico dell’Eurozona. Si tratta di un programma di acquisti di titoli per 60 miliardi di euro al mese, per un totale di 1080 miliardi.
A conti fatti, le banche centrali contribuiranno per l’80%, mentre la Bce si accollerà il 20%. C’è poi un tetto al 25% sul montante di ogni emissione di obbligazioni che la Bce potrà acquisire e un tetto del 33% sul debito di ogni emettitore. Verranno pero’ acquisite obbligazioni a diversa durata, da 2 a 30 anni.
Nel piano sono state riversate anche le risorse previste da precedenti programmi su obbligazioni garantite e cartolarizzazioni, si ignorano tuttavia quale sarà la percentuale di acquisti tra titoli pubblici e privati.
Questo è stato possibile grazie ad una sentenza senza precedenti dell’Alta corte europea, attraverso cui l’istituto di Francoforte avrà la facoltà di comprare titoli di Stato a lungo termine, cosa possibile fino ad oggi solo al fondo europeo permanente salva Stati (Esm).
Prima infatti la Bce poteva comprare i titoli a breve termine (3 anni) solitamente associati alla liquidità vera e propria.
A storcere il naso, la Germania e la Bundesbank, il cui governatore e membro del direttivo della stessa Bce Jens Weidmann, è stato consigliere economico di Angela Merkel. I tedeschi temono soprattutto che l’immissione di liquidità nell’economia porti a una crescita dei livelli di inflazione e che si usi l’operazione per permettere ai paesi del Sud Europa di svincolarsi dalle politiche di austerità, inoltre temono che la Germania sarà costretta a pagare per gli altri.
A questo punto si è inserita la manovra di Draghi, per cui le banche private potranno sbarazzarsi dei titoli pubblici rifilandoli alla Bce e alle banche centrali e potranno disporre di nuova liquidità necessaria, almeno sulla carta, a finanziare l’economia reale.
Dal 2011 ad oggi, nonostante i prestiti triennali della Bce (mille miliardi al tasso dell’1%) le banche europee ed italiane hanno preferito comprare titoli pubblici, (solvibili), senza tener conto dell’economia reale, ovvero quella delle famiglie e delle imprese.
Proprio i titoli a lungo termine (in particolare i Btp decennali) hanno contribuito a far scendere i tassi di interesse e di conseguenza l’inflazione.
Secondo Draghi, la nuova liquidità dovrebbe provocare un livello di inflazione “fisiologico” ed allontanare le minacce speculative sui titoli pubblici dei paesi del Sud Europa, gli stessi che sarebbero anche avvantaggiati dalla riduzione possibile di qualche decimo di punto di tassi di interesse, ma al momento la notizia ha provocato solo il deprezzamento dell’euro nei riguardi del dollaro e far calare lo spread (il differenziale di rendimento) tra i Btp e i Bund tedeschi, che è sceso fino a 110 punti.
Ergo, la resa dei conti sul debito pubblico potrà solo essere procrastinata.
Quello che non tutti sanno è che in Europa non manca la liquidità, ma gli investimenti, dunque la manovra potrebbe non essere sufficiente.
di Simona Mazza
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