Droga, pusher e omicidi

Come nelle migliori o peggiori fiction un ennesimo omicidio legato al traffico di stupefacenti insanguina la capitale.

Non una guerra tra bande per il controllo del traffico di droga, non una vendetta per debiti non pagati, ma semplicemente un tentativo di “sola” andato a vuoto, per una reazione della vittima Luca Sacchi,  che viene ucciso con un colpo fatale di pistola.

Gli autori? Due ragazzi  di un altro quartiere, lontano dal luogo dove avviene l’omicidio,  che decidono di “fregare” gli acquirenti organizzando una rapina dei soldi che questi avevano messo insieme, una sorta di colletta, quindi, fra vari consumatori. 

Consumatori non tossici, attenzione. Persone che forse vivono una vita normale ma che non disdegnano di farsi un “pippino” di coca, ogni tanto oppure ususfruire di qualche altra sostanza,  cosi tanto per fare, per rendere diversa la serata.

I due si organizzano e perché vogliono sembrare dei “duri” si portano dietro il “pezzo” il  “fero” ossia una pistola.  L’arma si sa, rassicura, fa sentire più cattivi, più forti più “boss”. 

Le cose non vanno come previsto la reazione della vittima, li spaventa,  parte il colpo, volontario o no,  questo non importa. Il risultato è la morte di  un ragazzo di venticinque anni. Per loro si apriranno le porte del carcere dove resteranno per lunghi anni.

Non importa quanti saranno, pochi nel giudizio delle vittime, molti per gli autori soprattutto quando si renderanno conto della follia commessa.

L’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega ucciso a coltellate da un ragazzo che, in cerca di droga che era incappato in una strana storia di truffa da parte di spacciatori da strada, era apparso come un evento fuori del comune dovuto ad  una serie di circostanze negative.

Lo spaccio da street dealers (venditori da strada) è un fenomeno in continua espansione, un mondo economico sommerso a cui partecipano in tanti, che da la possibilità di avere disponibilità economiche che possono garantire non solo il consumo della sostanza, ma anche quello di avere i soldi per divertirsi o avere beni voluttuari, ma anche solo per far quadrare un bilancio personale.

Si accusano le fiction come “Gomorra” o “Romanzo Criminale” di essere un veicolo per scelte criminali da parte delle giovani  generazioni, sicuramente confermano una realtà  già esistente, solo la rendono più solo più glamour.

La droga è una merce e come tale va considerata, con tutte le implicazioni economiche e sociali del caso.

Se poi ci sono delle vittime, ricordate la povera Desiree Mariottini, morta in un  fatiscente palazzo a San Lorenzo (?) non importa, queste vanno considerate come “danni collaterali” del mercato. Il business della droga deve andare avanti.

Come canta Renato Zero “Tempo per piangere, no, non ce n’è tutto continua anche senza di te

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