Incredibilmente, il 4 e il 5 marzo nascevano nel 1943 a distanza di poche ore, uno a Poggio Bustone in provincia di Rieti e l’altro a Bologna, Lucio Battisti e Lucio Dalla.
Di certo i loro genitori non si conoscevano, ma chissà quale stella ha indicato lo stesso nome per questi due incommensurabili artisti nati – a conferma dell’indiscutibile sensibilità artistica voluta dallo zodiaco – sotto il segno dei Pesci.
Il loro ruolo rivoluzionario del panorama musicale italiano ha fatto sì che per il loro festeggiamento, anche se purtroppo non più tra noi per poterli celebrare di persona, che quest’anno avrebbero compiuto 80 anni, una importante casa discografica ha distribuito in questi giorni le ristampe in edizione limitata a cinquecento copie e co versioni inedite dei loro brani in mitico e resuscitato vinile.
Personalità diverse
Eppure, il lato oscuro delle loro personalità li ha resi diversi nel modo di lavorare e rapporto con il pubblico, ove mentre Lucio Dalla ha avuto numerosi allievi e compagni di concerti come Ron (Rosalino Cellamare), Luca Carboni, Samuele Bersani, ma anche Gianni Morandi e Francesco de Gregori che ci hanno regalato duetti indimenticabili e ancora molto ascoltati, il solitario Lucio Battisti ha sempre preferito lavorare in totale solitudine, lontano dai riflettori per comporre musica se pur accompagnata, fino alla metà degli anni ottanta, dal suo inseparabile paroliere Mogol, dopo il quale iniziò una produzione affascinante ma più complessa e sofisticata dal punto di vista dei contenuti e dell’intensità dei brani, senza però mai rinunciare alla collaborazione degli altrettanto indimenticabili musicisti come Ivan Graziani e Alberto Radius, quest’ultimo che transitò dalla futura PFM alla indimenticabile Formula Tre.
Una musica comunque impegnata, la loro, attenta al sociale e alle diverse problematiche dell’amore nei testi e comunque destinata a segnare il passaggio epocale dalla tipica “canzone all’italiana” alla più complessa descrizione musicata di temi complessi, nel solco del difficile percorso inaugurato pochi anni prima da Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè, Sergio Endrigo, Enzo Iannacci e Bruno Lauzi.
Lucio Dalla
Lucio Dalla aveva il dono della creatività assoluta, polistrumentista e cantante caldo e avvincente, può essere considerato il vero sperimentatore della musica italiana con brani come Caruso, Se io fossi un angelo, 4 marzo 1943, Piazza Grande che hanno commosso tutti fino alle lacrime per aver dimostrato una sensibilità oltre ogni possibile immaginazione, mantenuta cantando ininterrottamente fino al suo ultimo giorno nel 2012, conferendo un velo di eternità ad ogni sua canzone.
Lucio Battisti
Lucio Battisti, misterioso fino all’inverosimile ma forse ancora il più popolare di tutti, ha sedotto con la sua inconfondibile voce un po’ roca ma evocatrice di trasgressione e gran voglia di rompere pregiudizi, se pur con sentimenti profondi e contrapposti al desiderio di voler amare fino al fondo del cuore, come in “Emozioni”, “Nastro Rosa”, “Innocenti evasioni”, “Una donna per amico”, “Il mio canto libero”, così facendo ridere, piangere e innamorare l’intera generazione degli anni settanta, fino al punto di svolta con l’album solitario e segreto “Don Giovanni”, per la prima volta senza Mogol, vivo nell’immaginario del pubblico nel ricordo di questo ragazzo riccio con il foulard, ma sparito materialmente lasciando soltanto la sua voce per cantare canzoni che non invecchiano mai, fino alla sua scomparsa nel 1998.
Questi due autentici poeti, innovatori nel linguaggio musicale e nei contenuti dei testi che continuiamo ad ascoltare come se fossero ancora tra noi, invisibili ma raggiungibili con la loro voce, per il loro ottantesimo compleanno post mortem meritano l’omaggio più grande, quello dell’immortalità artistica e il perenne ricordo nella storia della musica.
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