È morto in seguito a complicazioni dopo un intervento al cuore l’uomo che, per primo, mise piede su un corpo celeste, la Luna. Quanto disse quando mise piede sul nostro satellite è una pietra miliare della nostra storia: Un piccolo passo per un uomo, un balzo gigantesco per l’umanità
Lo sbarco sulla Luna, il 20 luglio 1969, fu il coronamento della vita di Neil Armstrong. Ma fu anche e soprattutto un evento epocale nella storia dell’umanità, destinato a segnare l’apice della corsa allo spazio fra Stati Uniti e Unione Sovietica. Per quasi 20 anni le imprese spaziali furono un nuovo teatro della Guerra Fredda, una gara tecnologica senza risparmio di colpi cominciata ufficialmente il 4 ottobre 1957 con il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1.
Il suo segnale, dallo spazio, segnò il primo punto a favore dell’Urss. Quel ‘bip’ emesso dal satellite per 20 giorni consecutivi prese alla sprovvista gli Stati Uniti. Per l’Urss fu un orgoglio nazionale e per il mondo segnò l’inizio dell’era spaziale. Neppure un mese più tardi, il 3 novembre 1957, l’Urss lanciò lo Sputnik 2: fu un altro primato perché a bordo c’era un essere vivente, la cagnetta Laika. E poiché Laika sopravvisse all’ingresso in orbita ma poi morì per lo stress e il surriscaldamento, nel 1960 l’esperimento si ripeté, stavolta con successo, con i cani Belka e Strelka. Per gli Usa fu l’inizio di un rinnovamento frenetico. Due anni prima il presidente Dwight Eisenhower aveva annunciato il progetto Vanguard, che prevedeva il lancio di un satellite fra il 1957 e il 1958: battuti sul tempo, gli Stati Uniti cercarono di mantenere comunque la promessa lanciando il primo razzo Vanguard, il 6 dicembre 1957, ma fu un fallimento.
Il primo febbraio dell’anno successivo si tentò con un razzo progettato dall’Esercito e dall’ingegnere tedesco passato agli Stati Uniti Wernher Von Braun, l’Explorer I: fu il primo successo a stelle e strisce. Era il momento di concentrare gli sforzi per recuperare il terreno e così il 29 luglio 1958 gli Usa fondarono la loro agenzia spaziale, la Nasa, diretta da Von Braun. La competizione continuò serrata, un primato dopo l’altro, fino al 12 aprile 1961, quando Yuri Gagarin venne lanciato con la navetta Vostok I: il primo uomo nello spazio era russo. Qualche settimana dopo, il 5 maggio, Alan Shepard fu il primo americano nello spazio, a bordo di una Mercury 3, in un volo suborbitale. Il primo a raggiungere l’orbita fu invece John Glenn il 20 febbraio 1962, a bordo di una Mercury 6. Appena 40 giorni più tardi, il 25 maggio 1961, il presidente Usa John Kennedy annunciò al Congresso l’inizio del Programma Apollo, destinato portare l’uomo sulla Luna entro dieci anni.
Il primo passo fu il programma Gemini, per sperimentare la fattibilità tecnica. Nonostante i successi americani, furono però ancora i sovietici a fare nuovi passi avanti clamorosi: il 16 giugno 1963 Valentina Tereskova fu la prima donna cosmonauta. Gli Usa risposero con la prima sonda verso Marte, la Mariner 4, lanciata il 28 novembre 1964. Il 18 marzo dello stesso anno il sovietico Alexej Leonov fece invece la prima passeggiata spaziale. La corsa allo spazio restò col fiato sospeso il 27 gennaio 1967, quando l’Apollo 1 esplose sulla rampa di lancio, ma il programma andò avanti. Nel Natale 1968 l’Apollo 8 entrò in orbita lunare e in quello stesso anno i sovietici lanciarono in orbita lunare i primi animali, due tartarughe, sulla capsula Zond 5.
Gli Usa raggiunsero alla fine il loro obiettivo il 20 luglio 1969, quando Neil Armstrong poté muovere il primo passo sul suolo lunare: “Un piccolo passo per un uomo, un balzo gigantesco per l’umanità”, secondo le parole celeberrime che egli stesso pronunciò via radio. I sovietici non si arresero e cominciarono a lavorare alla prima stazione spaziale, la Salyut, che lanciarono il 19 aprile 1971. Solo qualche anno dopo ci furono le prime aperture alla collaborazione: il simbolo della fine della guerra fredda spaziale fu, nel luglio 1975, l’aggancio fra Apollo 18 e Soyuz 19 nella prima missione spaziale congiunta Usa-Urss. (noodls)
Foto: guardian.co.uk
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