Sono passati ormai due mesi dalle elezioni europee del 26 maggio scorso, e l’Europa inizia a prendere finalmente forma. Sono in molti a chiedersi, sia nei corridoi della burocrazia brussellese che nelle cancellerie europee quale “forma” d’Europa avremo nei prossimi anni.
È tempo di domandarsi sempre di più se stiamo andando verso una “germanizzazione” dell’Europa oppure verso una Europeizzazione della Germania. A Strasburgo, con una leggerissima manciata di voti oltre la soglia minima, la tedesca Ursula Von der Leyen è stata eletta il 17 luglio scorso a nuovo Presidente della Commissione Europea. Proprio il 17, numero considerato da molti simbolo di sfortuna, sembra invece farla da padrone al Parlamento europeo: era il lontano 17 gennaio duemila e 17 quando l’italiano Antonio Tajani fu eletto alla Presidenza del Parlamento europeo.
Ursula Von der Leyen, ex “delfina” del cancelliere tedesco Angela Merkel e primo ministro della Difesa donna in Germania, incarico che ricopre dal 2013, è stata eletta a presidente della Commissione europea, surclassando rivali quali la bulgara Kristalina Georgieva, attualmente presidente della Banca mondiale e la liberale danese Margrethe Vestager (commissaria europea alla Concorrenza). Von der Leyen, medico, madre di sette figli, è membro della CDU, il partito di Merkel, ricoprirà una casella fondamentale nello scacchiere europeo sempre più germanizzato. Ecco la pattuglia teutonica: Segretario generale della Commissione europea Martin Selmayr, Segretario Generale del Servizio Europeo di Azione Esterna, Helga Schmid, e Segretario Generale del Parlamento europeo, Klaus Welle. Oltre, ovviamente, al Presidente della Banca Europea degli Investimenti (BEI) Werner Hoyer.
Alla sua prima uscita pubblica e al fine di far leva sulla maggioranza delle forze politiche presenti all’Eurocamera, la Von der Leyen ha proposto: un collegio composto in parti uguali da uomini e donne, Green Deal europeo, conferenza sul futuro dell’Europa e entro il 2024, 10.000 guardie di frontiera e guardie costiere europee, salario minimo equo per ogni lavoratore e primo continente al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, questi alcuni dei capisaldi indicati nel suo piano d’azione.
Quindi, ottenuta l’approvazione dell’Europarlamento e pubblicati a luglio gli orientamenti politici della nuova Commissione europea per il periodo 2019-2024, il nuovo Presidente della Commissione europea, “Ursula von der Leyen” ha sostenuto che “l’Europa deve guidare la transizione verso un pianeta in salute e un nuovo mondo digitale. Ma per farlo deve unire le persone e adeguare la nostra economia sociale di mercato unica alle nuove ambizioni dell’epoca attuale”.
Inoltre, ha indicato poi le sei tematiche ambiziose sulle quali l’Europa dovrà concentrarsi nei prossimi cinque anni: un Green Deal europeo; un’economia che lavora per le persone; un’Europa pronta per l’era digitale; proteggere il nostro stile di vita europeo; un’Europa più forte nel mondo; un nuovo slancio per la democrazia europea.
Ma a tutti è sembrato chiaro che la vera sfida è e rimane il ruolo della Germania nell’Europa del futuro: sarà sempre più un’Europa germanizzata con al volante della monoposto comunitaria il pilota Von der Leyen, oppure la vera Germania avrà la capacità di chiudere la parentesi Merkel e aprire quella europea con la Von der Leyen? Agli addetti ai lavori, ma soprattutto ai cittadini europei, la vera risposta alle elezioni europee del maggio 2024.
Nella foto, Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea a Bruxelles
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