Eagles: l’hotel California è vuoto, Glenn ha trovato un’altra stanza

Timothy B. Schmit, Glenn Frey, Don Henley, Joe WalshIl 2016 è appena inziato e rischia di diventare “Annus Horribilis” per la musica.

Dopo la morte di Natalie Cole, Lemmy e David Bowie, è di poche ore fa l’addio ad un altro artista, un grande artista, Glenn Frey. Il cofondatore degli Eagles è morto a New York a 67 anni.

La causa della morte del chitarrista e cantante è legata a complicazioni per “artrite reumatoide, polmonite e colite ulcerosa, “Glenn Frey, la leggenda della band Eagles, è morto a New York” . Lo annuncia il sito ufficiale della band ( “It is with the heaviest of hearts that we announce the passing of our comrade, Eagles founder, Glenn Frey, in New York City on Monday, January 18th, 2016”).

Eagles pagina ufficiale fb 2Aveva subito un’operazione all’intestino a novembre, secondo la pagina ufficiale ed alcuni lanci di agenzie. Per gli Eagles scrisse e cantò i maggiori successi, tra cui «Take It Easy», «Tequila Sunrise», «Lyin’ Eyes» e «Heartache Tonight». È stato anche coautore di “Hotel California”, canzone notissima e grande successo della band.

Chi di noi non è rimasto stregato ad Hotel California? Era la hit di grande popolarità ma era anche qualcosa in più: una canzone magica, che da ragazzi veniva intonata in gruppo; c’era sempre il compagno di scuola, l’amico con la chitarra che d’estate, intorno ad un falò in spiaggia, l’accennava per poi partire tutti con un grande coro. Grandi emozioni, legate a questo splendido testo; ma il senso di Hotel California ha una precisa intenzione: descrive l’Hotel California come una struttura di gran lusso dove “You can check out any time you like but you can never leave” (puoi lasciare libera la stanza quando vuoi ma non potrai andartene mai). La canzone infatti è interpretata come un’allegoria dell’edonismo e della bella vita a Los Angeles, del consumismo sfrenato americano e della corsa all’apparire, della cultura dell’eccesso e della ricchezza sfrenata, della decadenza dell’elitè californiana ma in particolare dell’auto-distruzione dell’industria musicale della California del sud nella fine degli anni ’70. Il singolo è veramente una perla , estratto dall’omonimo album del 1976.

ilsole24orefrey-AFP-TELEFOTO-kIMF--258x258@IlSole24Ore-WebGlenn Frey (foto a sinistra) l’aveva scritta con la collaborazione di Don Felder e Don Henley. Una canzone che da sempre ha stuzzicato la fantasia dei media e dei fans, le teorie intorno al suo significato si moltiplicarono negli anni. Ancora oggi c’è molto mistero, questa canzone non smetterà mai di interessare ed incuriosire. C’è chi dice abbia avuto a che fare con le droghe, in particolare con l’eroina e con la cocaina; il termine “colitas”, nello slang messicano, indica le gemme della cannabis.

In realtà molti pensano che l’Hotel California più famoso al mondo sia proprio la metafora dell’industria musicale “corrotta e decadente”, il cui l’artista libero entra per poi scoprire che “non potrà più fuggire”.

Mi piace stamattina immaginare Glenn Frey, seduto sul divano, nel posto di nessuno e nel luogo del mai, a ridere di noi mentre leggendo tutte queste ipotesi ora starà pensando “Ma io ho buttato parole lì a caso”. Siamo sempre più soli, buon viaggio Glenn.

Si ringrazia il sito: eagles.com

La pagina ufficiale Facebook

di Alessandra Paparelli

 

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