Dopo l’addio del marziano Marino sono iniziate in maniera sommessa nei partiti, o quello che ne rimane, le grandi manovre per scegliere i prossimi candidati alle elezioni al Comune di Roma.
Trapela un’aria per niente allegra, anzi, serpeggia una sorta di paura ad esporsi, di capire se ci saranno i “numeri” per essere eletti o di andare verso una sconfitta catastrofica. Di alleanze manco a parlarne, prevale il sospetto, il timore di congiure con vendette e sgambetti.
Se la politica in questo momento è al minimo storico nel pensiero dei cittadini, lo sono gioco forza anche coloro che in qualche modo pensano di candidarsi.
Il PD dopo l’esperienza Marino ne esce con le ossa rotte, Forza Italia è allo sbando lacerata tra NDC e Fratelli d’Italia, l’unico che resta in piedi è il Movimento Cinque Stelle che sembrerebbe catalizzare il malcontento e l’antipolitica e quindi raccogliere ampi consensi.
In questa situazione Roma affonda sempre di più. La crisi economica ha dato un ulteriore scossone alle già disastrate finanze comunali ormai in bancarotta. I servizi essenziali riescono a malapena a fornire il minimo sindacale (vedi ATAC) e spesso neanche quello.
In tutto questo si gioca a tirare la giacca al leader nazionale, sia esso Renzi o Berlusconi, per cercare di ottenere il placet alle candidature, scatenando ulteriori guerre all’interno dei partiti. La domanda a questo punto è d’obbligo. Devono essere i Leader nazionali a scegliere chi farà il sindaco di Roma? Oppure dovrebbe esser la politica romana a decidere quale candidato sia in grado di governarla?
Certo la politica romana è sotto schiaffo della Magistratura per la famosa inchiesta Mafia capitale, e dalle prime battute del processo più che ad ammissioni di colpa degli imputati, si assiste ad un “mantra” che sostanzialmente può essere riassunto nel detto “cosi facevan tutti”.
Occorre un sindaco che conosca la città, che ne sappia valutare le gravi criticità e i cambiamenti epocali che il tessuto sociale romano sta vivendo. Basti pensare come alcuni quartieri siano diventati completamente multietnici, con realtà sociali culturali di cui si conosce poco.
Occorre un sindaco che abbia un piano che affronti senza chiacchiere i problemi economico strutturali della città, che dica chiaramente di quanti fondi disporrà e come andranno impiegati. Quali saranno le emergenze da affrontare, e come si cercherà di porvi rimedio.
Sinceramente cosa pensino Berlusconi o Renzi ai romani non interessa. Interessa avere un sindaco che conosca Roma, che si in grado di far rinascere una classe politica in grado di governarla. Conoscendo Roma ed i suoi intrecci trasversali non ci aspettiamo una “mammola” ma un sindaco in grado di combattere con intelligenza, conoscendo leggi e regolamenti ed essere in grado di utilizzarli.
Come si dice a Roma di Renzi e Berlusconi e comprimari, nun ce ne pò fregà de meno.
di Gianfranco Marullo
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