Un folto gruppo di attivisti del gruppo petizione.emanuela@libero.it si è riunito ieri alle 14,30 per un sit-in regolarmente autorizzato dalla questura, in via della Conciliazione, in prossimità di Piazza S.Pietro. Emanuela Orlandi avrebbe compiuto 47 anni ed il fratello Pietro, come sempre in prima linea in quella battaglia che nonostante il tempo, continua a raccogliere adesioni, ha dichiarato che non perderà mai le speranze di ritrovare la sorella.
“Auguri Emanuela, ovunque tu sia”, lo slogan del raduno ed effettivamente, pur nella tragedia dell’incognita, il sorriso, la coesione e la voglia di continuare hanno reso festoso l’evento. Gli organizzatori hanno del resto curato tutto nei minimi dettagli, regalando così momenti emozionanti, soprattuto quando all’imbrunire sono stati liberati centinaia di palloncini a forma di cuore e lanterne luminose fatte di carta di riso. Assente Papa Francesco, attualmente in viaggio apostolico nello Sri Lanka.
Papa Bergoglio in udienza privata avrebbe dichiarato “ mi sto documentando” e questa è la più flebile ed al contempo forte speranza dei familiari Orlandi. Pietro Orlandi vorrebbe soprattutto che il Vaticano assumesse una posizione ufficiale nella vicenda, dando nel contempo massima libertà di azione alla Procura di Roma. Precisiamo che a breve il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo dovrà decidere sulle sorti del fotografo Marco Fassoni Accetti, autoaccusatosi di aver svolto un ruolo cruciale nel rapimento della giovane vaticanista e di essere uno dei telefonisti.
Accetti insiste sul rapimento a scopo politico, organizzato da ecclesiastici favorevoli alla Ostpolitik. Un rapimento che in realtà sarebbe dovuto durare il tempo necessario per barattare la scarcerazione del terrorista Alì Agca, ma che finì male per diverse ragioni, mai elencate in maniera lucida dall’eccentrico personaggio. Per la cronaca, Agca avrebbe dovuto ritrattare le accuse ai regimi dell’Est di essere stati i mandanti dell’attentato a papa Wojtyla da lui compiuto ed effettivamente venne liberato sei giorni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi.
Da quel momento il terrorista iniziò a snocciolare una serie di dichiarazioni, spesso talmente stridenti tra esse, da indurre la magistratura italiana a bollarlo come “non attendibile”.
Questa sarebbe una delle ragioni per cui il turco, dopo aver visitato il 27 dicembre la tomba di Giovanni Paolo II, è stato rispedito immediatamente in patria, passando direttamente dal Cie (centro identificazione ed espulsione) a causa di una presunta irregolarità del passaporto.
Il turco aveva dichiarato di voler aggiungere nuovi particolari, ma il pool romano ha ricusato le istanze presentate dai legali di Pietro Orlandi e l’uomo ha lasciato l’Italia velocemente, troppo velocemente, stando all’iter tradizionale.
Ma torniamo all’evento e all’obiettivo dei manifestanti “ ci si aspetta che le 157 mila firme della petizione rivolta al Segretario di Stato, vengano attenzionate”- questa la richiesta. Il testo indirizzato al Cardinale Parolin riporta “E’ l’ora di un segnale forte di cambiamento. Le chiediamo di adoperarsi affinché venga aperta un’indagine interna sul sequestro di Emanuela Orlandi, con la conseguente istituzione di una Commissione cardinalizia d’inchiesta che si impegni, con onestà e volontà, a far emergere la Verità su questa vergognosa e disumana storia”.
di Simona Mazza
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