Era il 1985 quando il presidente Dino Viola, in una intervista molto chiara al contrario del suo modo di parlare il “violese”, disse che avrebbe voluto costruire uno stadio di proprietà esclusiva della A.S. Roma.
Dino Viola ipotizzava uno stadio solo della Roma, con la vendita di abbonamenti, posti vip, con ristoranti, cinema, una struttura che potesse essere da vivere tutto il periodo dell’anno non solo quando si giocavano le partite della Roma.
Fu un fulmine a ciel sereno, l’idea spiazzò tutti. In Italia nessuno aveva mai avuto l’idea che uno stadio potesse essere di proprietà di una squadra di calcio.
Viola (foto a dx) continuò la sua battaglia tra sghignazzate, prese in giro e accuse di volersi fare ricco sui terreni di sua proprietà. Eppure con l’avvicinarsi dei mondiali di calcio del 90, l’Olimpico per un anno rimase senza le curve e l’anno dopo la Roma fu costretta a giocare un intero campionato allo Stadio Flamino.
Considerando che allora non c’erano le paytv le società di calcio si reggevano sugli incassi e sulla pubblicità, fu un danno enorme per le casse della Roma.
Ci riprovarono Sensi e Cragnotti chiedendo di poter avere in gestione lo stadio Olimpico per le due società Roma e Lazio. Ovviamente il Coni si oppose, e si trascinò dietro tutta la politica che allora contava e non se ne fece niente.
Sono passati anni, la Nazionale italiana ha vinto i mondiali nel 2006, l’Inter e il Milan hanno vinto Coppe Internazionali, milioni di euro sono stati spesi per acquisti di calciatori, validi e non, ma nessuno pensò seriamente al rinnovo delle strutture calcistiche.
Solo la Juventus, che come si sa a Torino conta, è riuscita a obbligare l’amministrazione comunale a cedere il Delle Alpi, che era stato costruito solo nel 1990, comprando i diritti di superficie circa 60.000 metri quadri, per 99 anni al prezzo di 25 milioni di euro, cioè l’area dove sorgeva il Delle Alpi.
Ne ha rivendute una parte alla Conad per 20 milioni di euro, costruendo così lo Juventus Stadium di 45.000 posti, spendendo circa 100 milioni di euro. Molti materiali furono recuperati dal vecchio Delle Alpi.
L’Emirates Stadium e l’Allianz Arena sono i modelli europei che finalmente anche gli italiani stanno prendendo in considerazione.
Finalmente anche in Italia si è capito che per un club calcistico, l’avere uno stadio di proprietà è diventata una condizione necessaria per essere competitivi in Europa.
Situato a Londra, lo stadio dell’Arsenal è stato costruito nel giro di due anni ed ha una capienza di 60 mila spettatori. Il costo per la costruzione dello stadio è stato di 562 milioni di euro. L’Arsenal, non potendo beneficiare di denaro pubblico e incentivi governativi, ha diversificato le fonti di finanziamento per la costruzione dell’impianto:
L’Arsenal ha stipulato un finanziamento bancario per 310 milioni di Euro con scadenza 2031; ha effettuato un’importate operazione immobiliare sul terreno del vecchio stadio di Highbury, dove ora sorge un complesso residenziale con 680 appartamenti che hanno fruttato alla società una cifra vicina ai 50 milioni di euro; ha veduto i diritti sul nome dell’impianto alla compagnia aerea Fly Emirates. La partnership, che durerà fino al 2021, ha garantito all’Arsenal FC una cifra di 150 milioni di euro, ha stipulato accordi per altri 22 milioni di euro per la concessione di attività commerciali esercitate all’interno dello stadio;
La costruzione dell’Emirates Stadium ha fortemente incrementato i ricavi da matchday (i ricavi dal botteghino) della squadra inglese: se nell’ultimo anno di vita del vecchio stadio di Highbury (22 mila spettatori di capienza) il club aveva incassato 44 milioni di euro, nell’ultima stagione dell’Emirates Stadium l’Arsenal ha incassato 108 milioni di euro.
Il costo totale della costruzione dell’impianto di Monaco di Baviera, avvenuta in circa 3 anni, è stato di 340 milioni di Euro e le spese sono state equamente ripartite tra le due squadre di Monaco, il Bayern ed il Monaco 1860. La realizzazione dello stadio infatti era stata commissionata da una società veicolo appositamente costituita, posseduta 50% dal Bayern Monaco e 50% del Monaco1860.
Dal giugno 2010, il Bayern Monaco è diventando proprietario unico dell’impianto acquistando il 50% delle quote della società prima appartenenti al Monaco1860. L’impianto è stato finanziato dai campioni d’Europa principalmente attraverso le seguenti mosse: un finanziamento a lungo termine che costa ai bavaresi circa 30 milioni di euro l’anno, la cessione dei diritti sul nome dello stadio per 30 anni alle assicurazioni Allianz per una cifra superiore ai 90 milioni di Eurola vendita di azioni del club: il 9% delle azioni della società è stata ceduta all’Adidas (che è anche lo sponsor tecnico principale e il fornitore tecnico) per 77 milioni di Euro, un altro 9% ad Audi per 90 milioni di Euro.
Nella stagione 2012/13, il Bayern Monaco ha incassato ai botteghini circa 87 milioni di euro. I costi di gestione dello stadio, sono stati nel 2011/12 pari a 36,3 milioni di euro. Tra questi costi di gestione assumono un’importanza notevole i costi energetici. Secondo gli analisti l’attività operativa dello stadio sarà in grado di rimborsare il debito rimanente, acceso per la costruzione dell’impianto, in circa 9 anni.
In sintesi, guardando i numeri di questi due grandi stadi, ci si trova di fronte ad una sfida economica importante: uno stadio nuovo è costoso (tra i 350 ed i 600 milioni di euro) e la sua costruzione necessita di un adeguato mix di fonti di finanziamento; per di più, i costi di mantenimento dello stesso sono significativi e possono incidere nel bilancio del club nell’ordine dei 30-40 milioni di euro l’anno.
Inoltre, in questi stadi l’intervento pubblico e gli incentivi governativi sono stati limitati o quasi nulli: una cosa forse impensabile in Italia.
Quello che interessa è come il finanziamento per la costruzione di uno stadio veda la partecipazione di grandi gruppi economici, che valutano nell’investimento stadio e nelle aree circostanti un forte ritorno economico.
Sarà possibile fare una cosa del genere anche in Italia? Timidamente ci si sta muovendo, l’Udinese ha già quasi terminato i lavori, il Sassuolo ha iniziato a pensarci, la Roma avrebbe tutto pronto ma qui le difficoltà aumentano per i noti problemi politici della capitale. Milan e Inter stanno studiando il problema puntando sull’area dell’Expo 2015.
Insomma qualcosa in Italia si muove, cercando di districarsi tra comuni affamati di soldi e contestatori delle più varie specie.
Aveva ragione Dino Viola. I latini dicevano “nemo propheta in patria” e lui era il presidente della Roma squadra della Città Eterna dove il latino era la lingua madre.
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