Ethel Smyth, nasce in piena età vittoriana, nel 1858, nel Kent, contea inglese a sud-est di Londra. Ella si rivela una compositrice poliedrica, il cui catalogo abbraccia svariati generi compositivi, dotata di un’audace personalità, sempre pronta a sfidare la tradizione con i suoi abiti maschili in tweed.
Ethel e il suo mondo
La musicista è grande amica, ma soprattutto amante, di alcune delle più famose figure del primo novecento come Emmeline Pankhurst, capofila del movimento per l’emancipazione femminile, e Virginia Wolff, sostenitrice dello stesso e, al contempo, celebre scrittrice e saggista britannica. L’amicizia di quest’ultima con la compositrice dura più di un decennio e termina solo a causa del suicidio della scrittrice nel 1941. In una lettera ad un amico Ethel afferma:
«Mi chiedo perché sia più facile, per me, amare molto più appassionatamente il mio stesso sesso che il tuo. Non capisco, sono una persona dalla mente estremamente equilibrata».
Ethel è la quarta degli otto figli del Generale Maggiore John Hall Smyth della Royal Artillery, e Nina Struth, una discendente di Sir Josias Henry Stracey, quarto baronetto di Norfolk. Ella dimostra sin da subito la volontà di dedicare la sua vita alla musica e diventare una compositrice, contro il volere di suo padre. Vive libera dalle classiche e consuete regole, insite nella società del suo tempo, e rifugge dal matrimonio con il filosofo e scrittore inglese Henry Bennet Brewster. A 19 anni ottiene il permesso di andare a studiare al Conservatorio di Lipsia e qui entra in contatto con Johannes Brahms, Clara e Robert Schumann, Edvard Grieg, Antonín Dvořák e Pëtr Tchaikovsky.
Ethel, la rivoluzionaria
Ritorna in patria intorno al 1880 e diventa una fervida sostenitrice del “movimento delle suffragette”, formato da attiviste a favore dell’emancipazione femminile e del diritto di voto per le donne. La sua opera “La marcia delle donne” diventa l’inno del gruppo e perciò grido di battaglia durante le proteste per il suffragio femminile.
Ethel, durante una protesta, scaglia delle pietre contro le finestre della residenza del politico inglese Lewis Harcourt; viene perciò arrestata e condannata a due mesi di carcere a Londra, insieme ad Emmeline Pankhurst e ad altre 147 donne. Durante la prigionia riceve la visita dal direttore d’orchestra Sir Thomas Beecham, il quale, al suo arrivo, la vede dirigere un coro di un centinaio di donne incatenate, che marciano su e giù, cantando a squarciagola l’inno femminile; egli la ricorda come una creatura testarda, indomabile, invincibile fino al suo ultimo giorno.
Ethel non compone mai su commissione e spesso vive nel timore che qualcuno possa mettere in dubbio la maternità dei suoi lavori. Per la sua eccentrica personalità è stata spesso ospite dei salotti delle teste coronate di Europa. Attira, infatti, l’attenzione di influenti mecenati come la regina Vittoria e la principessa di Polignac, mecenate statunitense naturalizzata francese.
Purtroppo dal 1913 comincia a perdere gradualmente l’udito, riesce perciò a terminare solo quattro delle sue opere maggiori. Questo la costringe ad abbandonare l’attività compositiva e ad abbracciare la scrittura, dando alla stampa numerosi volumi autobiografici e non. Camaleontica e stravagante, Ethel racconta la venerazione per i suoi cani, il suo amore per i viaggi, per gli sport come il golf e il tennis. Nel 1922 riceve il titolo onorifico di Commentatrice dell’Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico per la sua carriera di compositrice e di scrittrice, diventando così la prima donna ad essere insignita del titolo di “Dama”.
Nel ricordo di Ethel
“La compositrice in tweed” scompare l’8 maggio 1944 dopo aver compiuto 86 anni, la sua produzione musicale è stata spesso disapprovata, perché mancante di carisma femminile, in composizioni dal ritmo incalzante e vivace, invece troppo sdolcinata e non alla pari dei suoi colleghi uomini, quando dava vita a delicate melodie. Nonostante ciò, però, la sua opera in tre atti Wreckers è considerata dalla critica inglese la più importante composta durante il periodo tra Henry Purcell ed Edward Benjamin Britten. Inoltre, un altro dei suoi lavori, Der Wald, realizzato nel 1903 in un atto, è stato, per più di un secolo, l’unica opera di una compositrice ad essere stata rappresentata al Metropolitan Opera House di New York.
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