Maximilian Nisi, che abbiamo recentemente applaudito nel Giuda di Raffaella Bonsignori, attualmente in tournée estiva tra la Toscana, il Veneto e la Basilicata, ieri sera, sulle splendide musiche del Maestro Stefano De Meo, ha portato in scena al teatro Lo Spazio di Roma una lettura shakespeariana, Shakespeare, amore mio: una fantasia di brani scelti da lui stesso secondo un cammino nell’anima del Bardo, che è, poi, quella di tutti.
Shakespeare, la personificazione di un’anima collettiva
Shakespeare è molto più di un drammaturgo o di un poeta, è la personificazione di un’anima collettiva. Ha scritto per ognuno di noi pur nella nostra sconfinata diversità. Non c’è parola che non scenda nel profondo, che non tocchi corde della vita di chi ascolta, che non universalizzi sentimenti e pensieri, da quelli grandi e nobili a quelli meschini, perché l’essere umano che il Bardo descrive è proprio come è: grandezze e miserie.
Chi era veramente Shakespeare?
Shakespeare ha inventato l’uomo: nella sua opera c’è un’universalità che lascia senza fiato. È stato capace di dar vita a forme più reali dell’uomo vivente come scrisse Shelley. Anticipò le epoche successive, volandovi attraverso per giungere fino a noi: cinquecento anni di approfondimenti ed evoluzioni filosofiche, l’approdo alla psicanalisi … Il suo approccio all’uomo è tanto moderno da aver suscitato miti attorno alla sua figura. Chi era veramente Shakespeare? Un saggio, un mago, uno sciamano, un viaggiatore nel tempo? È strano come, di fronte alla grandezza di alcuni, si cerchi sempre una giustificazione eccezionale, come se la grandezza non fosse una dimensione terrena. Forse accade perché gli uomini preferiscono essere piccoli di fronte a semidei piuttosto che esserlo di fronte ad altri esseri umani.
Nisi, un’interpretazione di altissimo livello
Questa lettura, già ampiamente rodata negli ultimi anni in vari teatri italiani con meritato successo, vede Nisi staccarsi spesso dal leggio per performance attoriali di altissimo livello. È lettura, dunque, ma fino ad un certo punto. Sappiamo tutti che Shakespeare non è affatto facile: a volte si rischia di interpretarlo ingabbiati in un manierismo stucchevole, altre volte si modernizza fino alla banalizzazione, all’evanescenza della portata poetica e significativa del testo. Nisi ha offerto una performance di altissimo livello interpretativo, modulando gestualità e voce a seconda dei personaggi con una naturalezza tale da avere la sensazione di essere lì con loro; e lo ha fatto non già entrando in scena in un ruolo solo, ma in tanti, tutti diversi, uno dopo l’altro, dando adito ad una spersonalizzazione e ri-personalizzazione incredibile. È stato un acuto Jaques, che descrive le sette età dell’uomo in un mondo che è teatro; è stato un perfetto Amleto che affoga nella rabbia e nella disperazione per il matrimonio della madre e dello zio … fragilità il tuo nome è donna …; è stato un emozionante Romeo, innamorato dell’amore ancor prima che di Giulietta; è stato un Otello catturato dalla passione di Desdemona per i suoi racconti; è stato un magnifico Marco Antonio nel suo elogio funebre pronunciato per Cesare, in quel crescendo di amore per l’amico e il guerriero, di dolore e disperazione per la sua uccisione, di odio per gli uomini d’onore che l’hanno ucciso. È stato tanti personaggi, tante persone, forse, e una sola persona al contempo, è stato le parole di Shakespeare, in cui navigano frammenti di coscienza e di passioni. E mi ha colpita e affondata in ogni ruolo, anche se è, forse, in Mercuzio, il profondo e caustico Mercuzio, che l’ho visto librarsi con un piacere particolare: si percepiva il suo amore per quel personaggio. Anche io lo amo molto, sebbene descriva gli avvocati solo in misura del loro amore per laute parcelle, ahimè.
La capacità interpretativa di Nisi è eccezionale e ben nota, ma qui, in Shakespeare, respira di suo. È come se vivesse finalmente libera dalle catene delle regole teatrali, esplodendo in testi tanto umanamente complessi e pregni di significati e significanti mutevoli. Riesce a seguire Shakespeare nelle maglie delle intenzioni più nascoste, quelle che vanno ben oltre le parole.
L’attore in un’elegante mise scura come la notte shakespeariana
Vestiva di nero, Nisi. Un’elegante mise scura come la notte shakespeariana, anche se la giacca lasciava intravedere una fodera rossa, proprio come il fuoco shakespeariano. È quello degli opposti un altro tema che ieri ha trionfato: il bene e il male, la vita e la morte. In ogni particolare Nisi ha restituito l’anima del Bardo al suo pubblico e il suo pubblico, dopo averlo giustamente applaudito a lungo, lo ha atteso per parlargli, per accostarsi a lui, per avere l’onore di salutare Nisi e di sfiorare Shakespeare nella deliziosa cornice teatrale estiva che il teatro Lo Spazio ha allestito nell’area esterna con tavolini, aperitivi e gioia di condividere l’arte.
Una serata indimenticabile.
Foto di copertina di Alessia Giallonardo
Scrivi