Fede, speranza e amore chiavi per entrare nella vita nuova, quella del Battesimo

battesimoSe nel giorno dell’Epifania abbiamo celebrato la festa della luce, in questa Domenica del Battesimo di Gesù celebriamo la festa della vita che ciascuno di noi ha ricevuto nella celebrazione del Battesimo. L’odierna festività, quindi, diventa per tutti noi motivo di gioia speciale. E con questi stessi sentimenti vogliamo celebrare la bellezza della vita.

Il nostro pensiero è rivolto subito a tutti quei bimbi che oggi, nelle nostre chiese, ricevono il Sacramento del Battesimo. Ma vogliamo celebrare anche la grandezza della vita divina che Dio dona a tutti i bimbi, facendoli rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo. Noi sappiamo bene che all’esperienza della vita corrisponde anche quella della morte; vita e morte sono le due facce di un’unica medaglia: l’esistenza umana. E non appaia fuori luogo se all’esperienza della morte oggi accostiamo quella della vita. Infatti, tutto ciò che ha inizio su questa terra poi finisce; con Giobbe anche noi possiamo esclamare che i nostri giorni sono “come l’erba del campo, che spunta al mattino e avvizzisce la sera”.

Ma la vita che si riceve nel Battesimo non dipende dalla precarietà umana: con il Battesimo riceviamo una vita nuova, quella della grazia che ci lega a Dio non temporaneamente ma per l’eternità. Purtroppo, la dura cervice dell’uomo ci priva di questa grazia, accompagnandoci alle porte di ciò che la Sacra Scrittura chiama “seconda morte” (Ap 20,14), ovvero il peccato. A differenza delle altre creature mortali, l’uomo che Dio ha creato come “cosa molto buona”, a causa del peccato rischia di allontanarsi da Dio e di rifiutare persino il suo amore.

Da questa immagine triste, così come farebbe Dio, che dalla morte fa scaturire la vita, ricaviamone anche noi un reale motivo di speranza: il Battesimo del Signore che oggi celebriamo è immagine di quel battesimo di morte e risurrezione con il quale Cristo ha sanato una volta per tutte l’inimicizia tra l’uomo e Dio, affinchè ogni uomo, anche colui che è profondamente immerso nei suoi peccati, possa aggrapparsi alla mano del Signore e scorgere nuovamente quella luce per cui egli è stato creato. Il Vangelo di oggi riporta il racconto del Battesimo di Gesù (Mt 3, 13-17), che è differente da quello che generalmente ricevono i nostri bambini.

Ma questi due momenti, sebbene diversi tra loro, si richiamano. Tutta la vicenda umano-divina di Gesù può essere considerata un “battesimo”; questo termine tradotto dal greco significa: “immersione”. Allora ci domandiamo: non è Gesù, Colui che per obbedienza al Padre si “immerge” nella nostra vita di peccatori? Non è Gesù, Colui che per renderci partecipi della sua divinità, s’immerge nella nostra carne mortale? Il fiume Giordano è l’immagine espressiva della nostra carne di peccato e Gesù, quindi, s’immerge nel Giordano, confondendosi tra quei peccatori, perché proprio questa era chiaramente la volontà del Padre (Mt 3,13-15).

Ma perché Dio ha voluto questo? L’evangelista Matteo scrive che quando Gesù venne fuori dall’acqua scese su di Lui lo Spirito Santo sotto forma di colomba e una voce dal cielo Lo designò “Figlio prediletto” (Mt 3,17). Da questo momento in poi, Gesù è Colui che per volontà del Padre dona la vita in abbondanza; è Gesù che redime l’uomo e il suo peccato; è Gesù che guarisce tutto l’uomo, nel corpo e nello spirito; è Gesù che opera con la forza di Dio, investito di Spirito Santo e Potenza. Infatti, lo scopo principale dell’esistenza terrena di Gesù è stato “il donare all’uomo la stessa vita di Dio”, e la vita di Dio è Amore perché Dio è Amore. S. Paolo, infatti, nella sua lettera ai romani, scrive: “Noi siamo stati battezzati nella morte di Cristo per avere la sua stessa vita di risorto” (Rm 6,3-4).

Ecco perché, appena è possibile, i genitori cristiani accompagnano i loro figli al fonte battesimale! Essi sanno bene che la vita dei loro bambini ha bisogno di una pienezza, di una salvezza che solo Dio può dare. Così facendo, i genitori offrono ai loro figli ciò che necessita per la loro crescita fisica e spirituale, aiutati e sostenuti, dai rispettivi padrini e dalle madrine. Ma soprattutto i genitori debbono essere per i figli i primi testimoni di una fede autentica, illuminata dal buon esempio ed alimentata dalla pratica costante delle virtù, soprattutto di quelle teologali: la fede, la speranza e l’amore, chiavi queste, per entrare nella vita nuova, quella del Battesimo.

Carissimi, nel rito del Battesimo dei bambini ci sono tanti segni; ma uno in particolare è significativo: la candela, accesa dal cero pasquale. Essa esprime la fede, o meglio, la trasmissione della fede; è la luce del nuovo Adamo, quella del Cristo risorto che la famiglia cristiana si impegna a trasmettere ai propri figli. Attraverso questa trasmissione, i cristiani si comunicano nel tempo la luce di Cristo, quella stessa luce che Egli desidera trovare accesa quando un giorno ritornerà. Anche a noi, dunque, è affidato questo compito: alimentiamo continuamente la fiaccola della nostra fede mediante l’ascolto della Parola di Dio e la celebrazione dell’eucarestia domenicale e festiva, culmine e fonte della nostra vita cristiana. Ci aiutino in questa stupenda e non facile missione i nostri santi, soprattutto la Vergine Maria che è sempre pronta ad accompagnarci maternamente lungo i sentieri della nostra fede.

di Fra’ Frisina

foto: alteraego.wordpress.com

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