Con l’accusa di peculato e falsità ideologica, la Procura di Roma ha fatto arrestare ieri l’ex prefetto Francesco La Motta. L’alto rappresentante dello stato, riguardo le ultime indagini basate sulla mala gestione dei Fondi del Viminale, avrebbe gestito la funzione pubblica per scopi privati. In manette è anche finito il banchiere Klaus Beherend.
Tutto partì da un’inchiesta comparsa sui giornali che raccontava di un investimento in Svizzera di dieci milioni di euro fatto dal Fec (Fondo Edifici di Culto) di cui Francesco La Motta era responsabile, con la partecipazione di Eduardo Tartaglia e Rocco Zullino, due uomini d’affari che sono già in carcere a cui ieri è arrivata un’altra ordinanza di custodia.
I 10 milioni di euro, trasferiti dal Viminale sul conto corrente svizzero, era stati poi prelevati dalla “Silgocom” società elvetica legata anche alla criminalità organizzata. Nell’ordinanza di 25 pagine il gip definisce di “eccezionale gravità” la condotta dell’ex prefetto Francesco La Motta che ricopre attualmente il ruolo di “consulente dell’Aisi”, il servizio segreto civile.
Per quanto riguarda la posizione del banchiere Beherend, secondo i Ros e i carabinieri di Napoli che stanno svolgendo le indagini, e’ colui che avrebbe redatto i piani di investimento dei Fondi in collegamento con Tartaglia.
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