La strage di Parigi ha scatenato un’orda di opinioni ed opinionisti, il cui unico punto in comune, ma non sempre, è il senso di pietà verso le vittime del terribile attentato.
Gli occidentali hanno attribuito la paternità dell’attentato ai fondamentalisti islamici dell’Isis, a cui tra l’altro abbiamo venduto le armi, nemici storici degli Atlantici. Eppure non mancano prove che tenderebbero quanto meno a destare sospetti circa i veri responsabili e relative cause.
Si comincia dal passaporto siriano (forse falso) ritrovato sul luogo, che indurrebbe a pensare ad una manovra politica pensata attentamente, pare inoltre che il giorno prima della strage gli 007 di Baghdad abbiano avvertito i paesi della coalizione e la comunità ebraica circa la possibilità di attaccare con bombe, omicidii e prese di ostaggi.
Dove sta la verità?
Probabilmente non lo sapremo mai, anche se ognuno può trarre le proprie conclusioni.
In questa sede io ho analizzato qualche dato e fornito una visione personale delle dinamiche.
Globalizzazione
La causa prima delle tensioni mondiali scaturisce dall’ossessione del potere, dalla globalizzazione e dalla internazionalizzazione dei conflitti.
A tal proposito, mirabile e anticipatore fu il “Discorso all’Umanita'” di Chaplin nel film “Il grande dittatore”, dove sottolineava passo passo i pericoli derivanti dalla concezione accentratrice di chi vuole assoggettare il mondo solo per nutrire la propria sete di potere, facendo credere al popolo di agire nel suo interesse.
Dopo l’8 maggio 1945, si erano fatti dei tentativi per evitare nuovi conflitti mondiali, tuttavia ne sono scoppiati altri, più circoscritti, pur sempre riconducibili ai soliti fautori della guerra, su tutti gli Stati aderenti alla NATO.
Statalizzazione
Assistiamo pertanto ad una sorta di “statalizzazione delle guerre moderne”, che non si combattono più tra Stati e Stati ma all’interno di uno Stato stesso.
Esempio lampante è la Siria di Bashar Al-Assad, che ha inglobato all’interno della sua crisi tutte le potenze economiche e militari del Pianeta, pronte a influenzare l’opinione pubblica imponendo verità parziali sulle origini della crisi e dei conflitti.
Questa è l’internazionalizzazione del conflitto.
Il messaggio
Qual è il messaggio che ci stanno lanciando gli attentatori?
Abbiamo visto che in ogni angolo del pianeta la gente muore, soffre e fugge, mentre noi assistiamo come spettatori passivi ai continui massacri, infarciti da idee e vedute approssimative e spesso contraddittorie. Nessuno è potenzialmente al sicuro.
Ogni azione realizzata da uno Stato porta con se una conseguenza all’interno delle sue frontiere, non importa dove sia stata realizzata l’azione. Questo ci stanno dicendo gli attentatori di Parigi.
Guerre su guerre
Il Mondo arabo è un focolaio di conflitti quotidiani: Iraq, Libia, Siria e Yemen sono i principali interessati.
Una cosa tuttavia ci sfugge, ovvero che la Francia è stata, ed è, uno dei tanti registi della guerra di Libia, non rinnega le azioni militari in Mali e guarda con estrema brama la sua ex colonia in medio oriente: la Siria. Sarà forse questo il motivo dell’accanimento dei terroristi?
Si tratta di un’ipotesi ovviamente ma non sembra poi così inverosimile.
Così, da una parte si vuole attribuire al mondo arabo e alla religione islamica il ruolo dei cattivi (anche perché contrastano l’imperialismo occidentale), dall’altro lato a furia di attaccare si rischia di essere attaccati.
Può forse essere questo ad aver scatenato il nuovo attacco terrorista a Parigi?
Un passo indietro
Dopo la strage del 7 di gennaio 2015, nella sede del giornale Charlie Hebdo a Parigi, in cui persero la vita 12 persone e dopo l’assassinio di 4 ostaggi nel supermercato Kosher avvenuta a distanza di due giorni, la Francia di Hollande ed il suo Stato Maggiore hanno reagito con fermezza.
Da allora guarda caso la dirigenza politica e militare francese sta attaccando ben sapendo quali sono i rischi e le possibili conseguenze di tali azioni.
Il 27 di settembre 2015 le Monde riportoò le parole di Francois Hollande, il quale ammise che la Francia aveva compiuto i primi attacchi aerei contro lo Stato Islamico (o ISIS) in Siria e che essi erano stati decisi dopo aver raccolto informazioni attendibili durante i voli di ricognizione sopra la Siria. Uno degli obiettivi era un campo di addestramento dell’ISIS nell’est della Siria.
Secondo Le Monde, c’era pure la volontà di bombardare Raqqa, la città a nord della Siria che l’ISIS ha dichiarato propria capitale.
Francia vs Siria
La Francia insomma ha dichiarato guerra allo Stato Islamico.
Ma perché, visto che si tratta di un Paese lontano?
Si tratta realmente di un interesse umanitario o c’è dell’altro?
In Libia i Mirage bombardarono per giorni le truppe fedeli a Muammar Gheddafi per salvare i civili libici o le ragioni erano altre?
Qual è lo scopo dei crociati del Terzo Millennio?
Cosa fa l’Europa?
Il mondo è spaccato in due: da una parte Libia, Iraq, Siria, dall’altro gli Stati uniti d’America strenui difensori dei diritti umani, almeno questo e ciò che dicono.
L’Europa cosa fa di concreto?
La dichiarazione Universali dei Diritti Umani del 10 dicembre del 1948 appare un ricordo e il calderone chiamato Europa si limita a fare solo tanta facile demagogia.
Nel frattempo si chiudono le frontiere e si parla di quote, mentre migliaia di civili annegano nel Mediterraneo.
Insomma il vecchio continente non sembra in grado ne’ di reagire adeguatamente, ne’ di proporre soluzioni concrete, ne’ di contrastare la violenza.
Allora ci si chiede se Francois Hollande sia realmente interessato a salvare vite umane e come mai i Mirage sorvolano i cieli del Medio Oriente.
L’ipotesi
Le risorse energetiche, quali Gas e il petrolio siriano, come fu nel 2011 per la Libia, fanno sicuramente gola alle superpotenze, da sempre interessate ad intessere assalti strategici, mascherandoli dietro virtuose pretese umanitarie.
La guerra che ci coinvolge è probabilmente una guerra di accaparramenti e non una guerra contro le tirannie.
Il futuro
Intanto la Francia interverrà ancora in Siria e ovviamente terrà conto dei giacimenti di gas e di petrolio.
Allora chi sono i veri guerrafondai: gli Stati generali o quelli che difendono i loro confini e le loro ricchezze?
di Simona Mazza
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