“La buona musica, il pensiero e la riflessione che accompagnano da sempre il grande artista. Buona parte del giornalismo rock è gente che non sa scrivere, che intervista gente che non sa parlare, per gente che non sa leggere”(da un’intervista di Ben Watson, Mojo Magazine, ottobre 1993). Questo è il bigliettino da visita del pensiero di Frank Zappa o dello “zappanesimo”, che tanti fan (compresa la sottoscritta) amano praticare.
Buon compleanno, Frank Zappa. Era il 21 dicembre, oggi il genio della musica del ‘900 avrebbe compiuto 75 anni.
Gli rendiamo omaggio, per le meravigliose doti naturali di cui era “benedetto”: incredibile compositore, chitarrista e direttore d’orchestra le cui opere non conoscevano limiti di genere. Geniale, sarcastico, di grande invettiva contro il sistema americano e le sue contraddizioni; il contributo dato da Zappa alla musica (e al rock) si manifestò anche nella volontà di liberarla da ogni censura, battaglia che combatté durante tutta la sua carriera.
Dissacrante, ironico, uomo libero, un genio. Diventato un’icona pop anche grazie ai suoi tratti distintivi (celebri i suoi baffi, le fotografie, il senso dello humor anche nelle copertine dei suoi album), il suo lavoro fu sempre contraddistinto da uno spiccato senso dell’ironia e dello spirito sagace che contribuì a renderlo una fra la personalità più influenti ed originale del panorama musicale degli anni 70 ed 80 e contemporaneo. Era il settembre del 1992 quando Zappa apparve per l’ultima volta in concerto, con l’ Ensemble Modern a Francoforte, per l’ esecuzione di The Yellow Shark, il suo album più ambizioso e visionario. Zappa morì poi il 4 dicembre dell’anno successivo; era il maestro di ogni sovversione musicale, secondo l’artista si potevano mescolare generi diversissimi tra di loro: lo jodel e Stravinsky, i gruppi doo woop, il jazz, il noise, musica e rumori di ogni tipo, rielaborati in salsa rigorosamente rock . Di lui Tom Waits ha detto: “Frank governa la musica con Elmore James e Stravinskij alla sua destra”.
Celebri i suoi aforismi e frasi, dissacranti: “A tutti i fichetti del mondo e a quelli carini, voglio dire una cosa: ci sono più brutti figli di puttana come noi che persone come voi”.
Non voglio elencare i celeberrimi album e dischi di Zappa, ora; voglio aggiungere invece qualche curiosità sulla persona, non solo sul personaggio.
Per esempio, il brano Titties and Beer fece imbestialire Susan Shapiro, una giornalista e appassionata attivista del più importante movimento femminista degli anni ’70 , che, dopo aver visto Zappa sul palco con un reggiseno, lo accusa senza mezzi termini di “invidia dell’utero”, la più classica delle accuse. Intervistandolo per il settimanale The Music Gig ( nel febbraio 1977) si dice insultata dalla superficialità del brano e lo definisce “un retrogrado fermo agli anni Cinquanta”. La replica di Zappa: ”Quella particolare canzone è nata per diventare un classico perché ha dentro tutto quello che l’America ama, tette e birra”. Pensi che gli anni Cinquanta siano morti? “Io penso non siano mai passati. Soprattutto finché le tette vanno di moda”.
Altra curiosità: la “Frank Zappa Dirty Panty Quilt”, una coperta patchwork realizzata con la biancheria intima che veniva lanciata sul palco ai suoi concerti, pare non lavata. L’opera, realizzata da Emily James è esposta nell’Hard Rock Hotel di Biloxi, Mississippi. Rock’On, ragazzi!
Due notissimi artisti italiani, lo ricordano così:
“Ammiro Frank Zappa: un genio che non usava droghe. Anzi, nei tour le vietava anche alla band. (Caparezza)”
“In un brano di quattro minuti era in grado di prendere in giro una serie di generi musicali o di artisti, da Bob Dylan ai Beatles, shakerandoli per ottenere qualcosa di assolutamente personale. Mi piacerebbe ottenere lo stesso risultato” (Stefano Bollani)
Auguri, genio del millennio.
di Alessandra Paparelli
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