Francamente non mi aspettavo di dover scrivere questo triste sequel, speravo davvero che la felicità ritrovata da questi due genitori semplicemente un po’ più grandi della media fosse definitivamente blindata grazie alla pronuncia della Corte di Cassazione che avevo commentato poco tempo fa e in virtù della quale la bambina poteva tornare finalmente a casa dalla mamma e dal papà.
Proprio nel giorno di San Valentino è stata pubblicata la sentenza che questi genitori non avrebbero mai voluto leggere. Ma le maglie della giustizia a volte riservano brutte sorprese.
Funziona così: Il Supremo Collegio, quando “cassa” una sentenza, significa letteralmente che la “toglie di mezzo”; così era avvenuto per questa coppia che aveva visto eliminare la sentenza della Corte d’appello di Torino dalla Corte di Cassazione che aveva stabilito che la loro la bambina doveva essere restituita a loro come genitori, revocando quindi il suo stato di adattabilità nel frattempo dichiarato.
Tuttavia, la “cassazione della sentenza impugnata” può avvenire in due modi: “con” o “senza rinvio” ad altra sezione della stessa corte d’appello che ha deciso il caso, la quale è tenuta a riesaminarlo attraverso le indicazioni espresse nel provvedimento di rinvio da parte della stessa corte di cassazione.
Avendo la Suprema Corte “cassato con rinvio”, ha investito nuovamente la Corte d’appello torinese sulla medesima questione; quest’ultima, disattendendo le indicazioni della corte Suprema, ha “riesumato” le relazioni dei servizi sociali al fine di ribadire l’inadeguatezza di questa sfortunata coppia che, pur beneficiando dell’ampio sostegno pubblico della comunità locale, non è riuscita a “superare l’esame” che li avrebbe potuti “promuovere” come “bravi genitori”.
Così il caso è tornato dinanzi alla Corte di Cassazione che ha confermato i contenuti motivazionali la seconda sentenza della corte d’appello. Nonostante la spirale infinita di gradi di giudizio possibili (allo stato sono cinque) se questa volta la Suprema Corte ha cassato la sentenza “senza rinvio”, davvero non c’è più nulla da fare e quindi la bimba di questa coppia dovrà essere definitivamente data in adozione ad altra famiglia.
L’andamento ondivago delle decisioni che si sono succedute su questo caso riapre il dibattito sull’età dei genitori in generale e sulle opportunità di avere figli anche in una fase della vita in cui la logica della fertilità vorrebbe catalogarli come nonni.
A suo tempo, nel 2010, la bambina nacque all’estero a seguito del metodo della fecondazione artificiale eterologa che è divenuta poi lecita in Italia nel 2014.
Nell’opinione dei decidenti si è passati dal paradosso dell’abuso delle tecniche fecondative con visione consumistica della genitorialitá di questa coppia, oggi definita incapace di comprendere i bisogni emotivo-affettivi di una bambina di otto anni, laddove soltanto pochi mesi fa aveva invece confermato il principio della loro libera scelta di generare figli a qualunque età.
In una vicenda ove risultano tutti sconfitti, resta solo da domandarsi quale sarà la sorte di questa bambina, che prima o poi dovrà conoscere la verità (come probabilmente già in gran parte conoscerà) e che potrebbe avere anche il diritto di scegliere, qualora le disposizioni vigenti “sull’ascolto del minore” venissero applicate anche ad una situazione paradossale come questa.
Ma nella quadratura razionale degli adulti che decidono per le vite dei minorenni, un bambino “pulito e accudito” da una famiglia adottiva sarebbe felice di per sé con garanzie di stabilità in tutti i sensi e i settori della vita.
Con molta probabilità, questa decisione, di segnale diametralmente opposto a quella assunta pochi mesi orsono sullo stesso caso, potrebbe essere il frutto di una valutazione diversa, ovvero quella di far continuare a vivere la bambina in una situazione ormai già stabilizzata che dura ormai da quando la bambina aveva pochi mesi e cioè dal tempo in cui fu tolta a questi genitori “vecchi e sbadati”.
Non bisogna dimenticare però che queste decisioni si basano su un fatto preciso, cioè quello dei pochi minuti di “abbandono” della minore avvenuto nel 2010 (era stata lasciata in automobile davanti all’abitazione soltanto per scaricare la spesa, come peraltro fanno spesso in molti di ogni età ); questo fatto è stato accertato dalla giustizia come non generatore di alcun stato di pericolo.
Un vero caso di incertezza del diritto e di libera interpretazione selvaggia di norme connotate da elevato spessore bioetico.
Qualcosa ancora accadrà.
Almeno io spero.
Nella foto, Gabriella e Luigi De Ambrosis.
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