Genova – Chiesa del Carmine. Un fiume di persone ha accolto calorosamente l’arrivo della salma di Don Gallo nella “casa del Signore”, da cui era stato allontanato 43 anni fa, dall’arcivescovo Siri, a causa delle omelie “rivoluzionarie”.
Certo Don Gallo ha rappresentato, per la Chiesa cattolica moderata, quel lato oscuro che anche oggi, dopo la sua morte, difficilmente riesce a far convergere l’opinione degli ecclesiastici, dunque assistiamo a una spaccatura fra sostenitori e detrattori senza mezze misure.
E’ certo tuttavia che Don Gallo, che sosteneva di avere sul comodino tre libri: Il Vangelo, il Capitale di Marx e La Costituzione, è riconosciuto universalmente da tutti coloro i quali, all’interno della Chiesa stessa, vengono “ghettizzati” o criticati per ”reati infamanti” quali, come l’omosessualità o l’adesione a tesi e teorie politiche scomode.
Proprio il “suo” popolo, quello degli esclusi, per due giorni si è radunato attorno alla bara nella piccola chiesa di San Benedetto. La veglia funebre è stata animata da canti come Bella Ciao, Hasta siempre comandante El Pueblo Unido e altri canti popolari.
A seguire c’è stato il corteo per le strade di Genova, cui hanno preso parte tra gli altri, i No Tav, ultras del Genoa, dissidenti del G8, camali del porto e ospiti di varie comunità.
Dal 1970 Don Gallo ha vissuto l’insanabile frattura fra pensiero e dogma, che neanche il giorno del suo funerale si è del tutto risanata.
L’arcivescovo di Genova ha, infatti, celebrato l’omelia ripercorrendo totalmente la biografia del prete, ma ha destramente sorvolato sui fatti degli anni 70 e sul rapporto con Siri, facendo scaldare l’animo dei presenti, al punto che, quando Bagnasco riprende “ alla larga” la questione del rapporto con Siri, fuori dalla chiesa si leva il coro di Bella Ciao, già “colonna sonora” dell’ingresso del feretro.
Per qualche minuto è il caos: si susseguono fischi, applausi e qualcuno grida: “Don Gallo è vivo e lotta insieme a noi”.
Don Vitaliano della Sala, che concelebra la funzione, cerca di riportare la calma e dichiara “ Don Gallo ha sempre detto che la Chiesa senza la testa non funziona. Impariamo ad ascoltare”
Tra i presenti alla funzione: Dori Ghezzi, il sindaco di Genova Marco Doria, Paolo Ferrero, Maurizio Landini, Gennaro Migliore e i parroci “disobbedienti”, come Don Paolo Farinella, Don Alessandro Santoro delle Piagge e appunto Don Vitaliano della Sala.
A parlare anche Don Ciotti, che ha mosso e commosso gli animi grazie alle sue parole scogliose e appassionate.
Don Ciotti ricorda che negli ultimi tempi insieme a Don Gallo aveva festeggiato il 50esimo anniversario dell’ordinazione con le “amiche “ trans di Genova e si era impegnato animatamente nella campagna delle “mani blu” a tutela dei diritti sociali delle minoranze, contro la richiesta di prendere le impronte digitali ai rom e in difesa dei beni comuni “Don Gallo aveva portato dentro la Chiesa tutti: i gay, le lesbiche, i trans, i divorziati. Difficile fare meglio”
Come non ricordare del resto un bellissimo passo del Vangelo (Matteo 22,1-14) in cui gli invitati al banchetto del figlio del re non si presentano e il re chiede ai servi: “Andate ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze tutti quelli che troverete” oppure il passo che cita “ non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Matteo 9,12).
di Redazione
foto: genova.ogginotizie.it
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