Dopo lo scioglimento degli Wham!, duo del quale faceva parte insieme all’amico d’infanzia Andrew Ridgeley, George Michael spiccava il suo volo solista dando alle stampe l’album “Faith”(1987).
Questo suo nuovo inizio dava prova lampante dell’ecletticità e della maturità del compianto cantante anglo-greco-cipriota (Georgios Kyriacos Panayiotou era il suo vero nome) in cui declinava il pop con le varie forme di black-music, sua grande passione dai tempi dell’infanzia.
George Michael qui produce, arrangia, compone i suoi pezzi e sfodera anche ottime capacità di brillante polistrumentista, suonando chitarra, basso, tastiere e drum-machine, grazie anche a una vocalità energica, carica di passione e dalle notevoli sfumature soul. Basta ascoltare il rock-blues dell’iniziale title-track, nel cui intro l’organo cita “Freedom”(brano del periodo Wham!), oppure il gospel cupo di “Father Figure”, per avere chiare le ambizioni di questo nuovo inizio solista.
La princiana “I Want Your Sex (Pt. I & II)”, oltre ad essere un inno alla passione carnale, lancia anche un monito per il sesso sicuro e la monogamia, con una prima parte elettronica e una seconda parte da big-band con sezione fiati, mentre nell’intensa e accorata ballata “One More Try” George Michael dimostra di essere un convincente cantante soul. Ottimo anche il funk sintetico di “Hard Day”, con tanto di basso sintetizzato e drum-machine sinuosa e incalzante al tempo stesso, più di stampo rhythm n’ blues retrò è invece “Look At Your Hands”, pezzo in cui dispensa consigli a un’amica caduta in una relazione sbagliata. Un’altra delle più grandi perle del disco è la finale “Kissing A Fool”, dalle atmosfere jazzate e notturne, in cui George Michael mostra ottime doti da crooner.
“Faith” funziona anche negli USA, dove entra nelle classifiche R&B e l’artista anglo-greco-cipriota riceve gli American Music Awards come miglior album e interprete soul, passando alla storia come il primo artista bianco ad arrivare ai vertici della classifica di black-music di Billboard. L’opera venderà 25 milioni di copie in tutto il mondo e si guadagnerà di diritto anche l’inserimento alla posizione 151 tra i 500 migliori album di ogni tempo secondo la rivista Rolling Stone nel 2020.
George Michael ha sempre avuto grande passione per la musica soul e qui in “Faith” viene fuori al meglio, forte anche del duetto con la mitica Aretha Franklin “I Know You Were Waiting (For Me)”, inciso nel 1986.
Nonostante dal Natale del 2016 ci abbia lasciato, ci piace mantenere vivo il ricordo del signor Panayiotou attraverso la sua musica, che sia quella del periodo Wham! o quella solista, e che eccelle per il suo songwriting ispirato e consapevole e la sua vocalità suadente, adatta ad esprimere al meglio l’introspezione sovente presente nelle sue canzoni. Dopo questo disco George ci delizierà con altri album altrettanto pregevoli come “Listen Without Prejudice vol. 1”(1990), “Older”(1996), fino ad arrivare a “Songs From The Last Century”(1999), dalle atmosfere jazzate e ricco di riletture di standard jazz, pop e rock, e “Patience”, suo ultimo disco di inediti in studio risalente al 2004.
“Faith” rappresenta la summa della sua produzione solista, un lavoro allora ambizioso in cui George Michael già aveva ben chiare le idee sul suo futuro percorso artistico da seguire, desideroso di comunicare al pubblico tramite le sue abilità compositive e scrollarsi di dosso l’etichetta di idolo delle teenager affibiatagli dai tempi del sodalizio con Andrew Ridgeley e permetterà all’artista anglo-greco-cipriota di condividere con mostri sacri del periodo come Prince, Michael Jackson e Madonna, il titolo di re delle classifiche anni ‘80.
Foto di Rahul Yadav da Pixabay
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