Giorgio Gori dietro il Big bang di Renzi

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Matteo Renzi, piaccia o no, con le sue idee innovative sta portando scompiglio nel Pd ma anche in tutto l’ambiente politico. Le cento idee proposte dal sindaco di Firenze, che spaziano dalla riforma della politica a quella delle istituzioni, piacciono a destra quanto a sinistra e annoverano tra i propri sostenitori personaggi diversi come Chicco Testa, ex presidente dell’Enel e nuclearista convinto, lo scrittore Alessandro Baricco, l’ex calciatore del Milan Billy Costacurta e Giorgio Gori (ex direttore di Canale 5, Italia 1 e ideatore dell’Isola dei famosi) che, secondo il sito web Termometro politico, pare sia l’artefice dell’incontro alla Leopolda e l’autore delle cento proposte del sindaco di Firenze.

Un progetto che prevede il green e il digital per lo sviluppo, la  scadenza dei deputati al secondo mandato, la patrimoniale sopra i 200mila euro e la riforma di pensioni e ordini; e poi lo sviluppo di politiche finalizzate  alla sostenibilità dell’ambiente e alla crescita della cultura fino ad una politica con la famiglia in un ruolo centrale ma anche con la tutela delle unioni di fatto. Insomma, c’è di tutto per far dire ai suoi detrattori che si tratta di idee vecchie e qualunquiste e ai suoi sostenitori che finalmente è arrivato l’uomo giusto: giovane, preparato, determinato e con idee innovative.

Politiche liberali e di destra per alcuni, stataliste e di sinistra per altri. Omettendo però che lo stesso Renzi ha sostenuto in più di un’occasione la necessità di politiche trasversali per uscire fuori dal pantano nostrano.

Tuttavia, gli ostacoli più evidenti Renzi li sta trovando nel suo partito (Pd) dove lo stesso segretario Bersani avverte di fare “attenzione a non scambiare per nuove delle idee che sono Usato degli anni 80” e la Bindi, presidente dello stesso partito, ospite all’Infedele di Gad Lerner su La7, sostiene che si tratta di “un’operazione trasversale di cui lui si rende interprete, che è costruita, tutt’altro che naturale, tutt’altro che naif”.

Ovviamente era inevitabile che in un mondo come quello politico, dove i partiti ma soprattutto le correnti all’interno di questi creano i leader e i loro portaborse, “il nuovo che avanza”, colpevole di sfidare la nomenclatura arcaica del sistema partitico, potesse pretendere di passarla liscia senza critiche e bordate intestine.

Probabilmente, dopo aver detto chiaramente che la segreteria del Pd non è nei suoi pensieri e, pertanto, secondo lo statuto dei democratici impraticabile una sua candidatura alle primarie da iscritto del Pd, Matteo Renzi nei prossimi mesi sarà costretto ad uscire dal partito per candidarsi a fare il premier con una sua lista. Libero da vincoli partitici ma soprattutto libero di poter rappresentare gli internauti nella loro trasversalità. Con contenuti aperti per una democrazia partecipativa, diretta. Divenuta possibile in un contesto come quello attuale dove chiunque, attraverso la rete, può proporre il proprio pensiero.

A questo proposito, anche noi dalle colonne di In libertà.it, ci permettiamo di lanciare una proposta: adeguare lo stipendio dei deputati al pari dell’ultimo percepito precedentemente all’elezione.

Enzo Di Stasio

Foto: lettera43.it

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