Quanti di noi passano notti insonni, a girarsi e rigirarsi nel letto. A muoversi nel buio della casa, tra cucina e salone, cercando di non far rumore per non disturbare i familiari. Gli occhi sull’orologio, poi uno sguardo alla televisione, una lettura un po’ svogliata di un libro per cercare di recuperare almeno il minimo indispensabile di sonno per non sembrare degli zombie la mattina successiva.
Una tisana, una camomilla, prima di coricarsi sembrerebbe la soluzione migliore che a volte, però, può non bastare perché la patologia è ormai conclamata: l’insonnia è divenuta persistente.
In occasione della Giornata Mondiale del Sonno – che si celebra oggi – abbiamo intervistato per InLibertà.it, il Prof. Francesco Peverini, Medico Chirurgo, Specialista in Medicina Interna, presidente della Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno Onlus.
Da circa 20 anni si occupa di Medicina del Sonno ed in particolare di Disturbi Respiratori in Sonno. E’ responsabile del Centro Multidisciplinare per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno di Roma e di Firenze. Coordina gli aspetti diagnostici e terapeutici con un pool multidisciplinare di specialisti, tecnici e fisioterapisti.
Professor Peverini, perché una giornata mondiale del sonno e da quanti anni si celebra?
Il World Sleep Day è stato ideato per diffondere la consapevolezza del sonno come un vero privilegio, spesso compromesso dalle abitudini della vita moderna. La Giornata mondiale del sonno è un evento annuale iniziato nel 2008 e più che una celebrazione del sonno è un invito all’azione su questioni importanti legate al sonno, tra cui l’istruzione, gli aspetti sociali dei disturbi del sonno e la massima attenzione ai colpi di sonno alla guida di autoveicoli.
Quali sono i soggetti più colpiti da questa patologia?
Esistono più di 90 disturbi del sonno codificati, ma la maggior parte delle persone sperimenta principalmente l’insonnia; ne viene colpito il 20% della popolazione e la metà di essi fa ricorso a farmaci per contrastarne il fenomeno. Più del 60% delle persone che vanno dal medico di famiglia hanno sofferto di insonnia e, tra loro, almeno il 40% ha problemi di attenzione e memoria che si manifestano durante il giorno. Ma solo il 16% di loro si cura. Un milione di soggetti è poi affetto da un particolare e inconsapevole disturbo che è in grado di determinare insonnia, la sindrome delle gambe senza riposo.
Quali sono le cause principali?
L’insonnia può essere determinata da patologie psichiatriche o mediche (alterazioni ormonali, cardiopatie, patologie respiratorie, gastro-intestinali, oncologiche), da una cattiva igiene del sonno con abitudini che portano a dormire costantemente meno del necessario (per lavoro o per scelta personale), dall’uso di sostanze specifiche come alcol e alcuni farmaci, o infine da fattori biologici legati alla alterata produzione di molecole che inducono il sonno nel nostro cervello. Talvolta l’insonnia è solo una delle condizioni che presenta un’altra patologia, quindi un sintomo.
Le apnee notturne sono pericolose? E a cosa sono dovute?
Le apnee notturne rappresentano una subdola quanto importante patologia, caratterizzata da conseguenze cliniche estremamente gravi e tuttavia poco diagnosticata. Oggi, su almeno due milioni di soggetti che si stima ne siano affetti in Italia, ne sono stati diagnosticati meno del 10%.
Le apnee ostruttive in sonno – OSAS – rappresentano una patologia multifattoriale (molteplici situazioni cliniche contribuiscono infatti contemporaneamente a determinarne la comparsa), causata dal temporaneo collasso di alcune strutture anatomiche del palato molle, della lingua e talvolta dell’epiglottide. Questo evento impedisce all’aria di entrare nei polmoni e provoca intermittenti riduzioni della quantità di ossigeno nel sangue. Non si tratta della situazione che la parola “apnea” evoca in molte persone. Non siamo, cioè, di fronte a un’immersione in apnea dopo aver assunto la maggior quantità di aria possibile, ma di una specie di soffocamento che ha luogo al termine di una espirazione, quindi in un momento di particolare vulnerabilità dell’organismo.
I sintomi che il paziente stesso può riscontrare con facilità e che consentono di identificare una verosimile OSAS nel contesto di una visita medica, sono: russamento, sonnolenza diurna, interruzioni del respiro nel sonno.
Il pisolino pomeridiano, la classica pennichella, aiuta o peggiora i disturbi del sonno notturno?
Brevi sonnellini (20-30 minuti) possono essere utili per alcune persone, ma per altri rendono difficile addormentarsi la notte. Dormire di più per recuperare il sonno perduto, anche nel weekend, può confondere il ritmo sonno-veglia.
Si può smettere di russare?
Chi soffre di russamento dovrebbe sempre chiedere al proprio medico di riconoscere se questa sgradevole predisposizione ad avere un respiro rumoroso notturno, costituisca non tanto una semplice circostanza occasionale che genera fastidi di tipo acustico, quanto un problema di ordine clinico: è necessario, infatti, approfondirne lo studio per meglio comprenderne la gravità e le possibili conseguenze collegate.
Per molti, il disturbo si associa ad un vero problema relazionale di coppia o familiare (molti studi confermano che oltre il 50% delle coppie lamenta una seria compromissione della vita coniugale a causa del russamento), che si aggiunge comunque a una inevitabile stanchezza. In questi casi vi è l’indicazione a adottare misure di ordine medico.
Il primo tra tutti è la riduzione del peso corporeo in chi si trova in condizione di eccedenza ponderale o obesità. Il secondo provvedimento è quindi l’indicazione a identificare cibi o bevande in grado di peggiorare questa situazione. Il ruolo dei familiari o dei partner di letto è a questo punto molto rilevante, dato che attraverso il loro racconto e il loro ricordo si possono comprendere i margini entro i quali avere positive aspettative dagli effetti di alcune restrizioni alimentari sul russamento. L’alcol assunto la sera, in tutte le sue forme più piacevoli, andrebbe sospeso per alcune settimane per verificare il vantaggio della sua eliminazione dalla dieta.
Lo stesso dicasi per il fumo di sigaretta. Anche i farmaci (e le sostanze dette “farmacologicamente attive”, comprese droghe più o meno leggere) possono interferire con la contrattilità delle strutture della gola. Primi tra questi, i diffusi ansiolitici, gli antistaminici, alcuni antidepressivi e i neurolettici (comunemente definiti “psicofarmaci”). Molti pazienti ricevono infine consigli dai propri dentisti circa l’utilità di specifici apparecchi ortodontici in grado di migliorare sensibilmente il respiro notturno, con la prospettiva di ridurre il russamento.
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