Dopo il libro di grande successo, a firma di Roberto Saviano, ed il film forse meno applaudito, Gomorra è diventata una fiction televisiva, ottenendo a quanto sembra critiche favorevoli
La storia riguarda le vicende di un clan della camorra, i Savastano, che controllano il traffico di stupefacenti, la cosiddette “piazze di spaccio”.
A seguito dell’arresto del capoclan, che viene trasferito in carcere di massima sicurezza, con l’applicazione del 41 bis, la gestione degli affari, viene presa dal figlio, che si vuole affrancare dall’influenza della madre, Donna Imma, interpretata magistralmente da Maria Pia Calzone, per dimostrare a tutti che lui è quello in grado di comandare e gestire gli affari di famiglia.
Nulla di nuovo sotto il sole. La storyboard è semplice, i personaggi sono ben caratterizzati, lo svolgimento è piuttosto scontato, il tutto assistito con una colonna sonora che spazia da Rap e cantanti neomelodici partenopei, che forse è la cosa più interessante.
Anche in questo caso sono sorte le solite polemiche tra chi vede questa fiction come un inneggiare alla criminalità, ampliandone i valori, proiettando miti in figure negative, chi al contrario la vede come un modello di denuncia di un profondo degrado sociale. Pure qui nulla di nuovo.
Certo il cinema USA c’aveva abituato alla Saga del Padrino, la televisione a quella dei Sopranos, in Italia è rimasta storica le serie della “Piovra”, e in ultimo quella sul “Capo dei Capi”, una delle migliori prodotte in Italia.
Tutte incentrate però sulla mafia siciliana, mentre ultimamente la camorra inizia a d essere argomento di interesse, e quindi evidentemente i produttori hanno compreso che questo filone potrebbe essere interessante e avere successo.
In realtà senza nulla togliere agli interpreti, l’argomento alla fine risulta poco incisivo. La storia si dipana all’interno di una realtà chiusa, in una sorta di Gotham city, dove il male impera, senza nessuna possibilità di cambiamento. Non traspare nessuna strategia, solo una continua violenza e volontà di sopraffazione.
Una continua guerra interna, dove non ci sono amicizie, fedeltà, dove il controllo del potere anche tra gli stessi membri della famiglia è imposto, con una sottile e continua presenza di violenza, pronta a d esplodere in ogni momento.
Se si esclude la figura di Donna Imma, che rappresenta una il ruolo femminile del potere criminale, una donna profondamente innamorata, del suo marito capoclan, che cerca disperatamente di mediare tra i vari clan, per evitare le violenze inutili, che finiscono per “rovinare gli affari”, ma anche è anche disposta a ordinare omicidi senza batter ciglio, per il resto sono personaggi criminali classici già tante volte visti al cinema e alla TV.
La serie di “Gomorra” è un lungo viaggio nel male, dove non c’è un barlume di speranza, dove si vive e si muore, solo per la conquista di un potere fine a se stesso, rappresentato da macchine e moto costose, da beni di consumo effimeri, da case arredate in maniera pacchiana, con ori e colonne neoclassiche, fortini guardati a vista da una manovalanza criminale senza futuro, ma disposta a morire o tradire.
Anche la gestione della connessione con gli appalti, l’entrare cioè nel mondo legale, è rappresentata solo come la ricerca di potere criminale, autoreferenziale senza nessuna prospettiva di futuro o di cambiamento.
Qualcuno dirà che questo è quello che si voleva rappresentare, e noi siamo d’accordo, però possiamo dire che la camorra almeno al cinema o in TV è noiosa?
di Gianfranco Marullo
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