Si fanno sempre più tesi i rapporti tra grillini e Pd, dopo che il capogruppo democratico alla Camera, Roberto Speranza, ha scritto alla Presidentessa Laura Boldrini per annullare l’appuntamento con la delegazione M5S.
L’incontro, ha fatto sapere Speranza, si terrà “solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito Democratico”.
Poi ha aggiunto “Il Pd considera questo confronto molto serio ed importante per il dibattito democratico nel nostro Paese e per dare più forza al percorso delle riforme. Proprio per queste ragioni riteniamo imprescindibile che tale confronto possa svolgersi solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito democratico”.
Immediata la reazione di Beppe Grillo, che ha rilanciato, attraverso un video messaggio “ Si prende atto che Renzi, le cui palle sono sul tavolo di Verdini e Berlusconi, rifiuta con il M5S ogni confronto democratico e che l’Italia dovrà pagarne tutte le conseguenze”.
Il leader pentastellato ha pure parlato di “tramonto della democrazia” senza usare tanti giri di parole, sostenendo inoltre “Stiamo scivolando lentamente verso una dittatura a norma di legge, il M5S non resterà a guardare e spera che i sinceri democratici che esistono negli altri partiti facciano altrettanto”. Grillo, in riferimento a Renzi parla di “una dittatura fatta da questo ebetino, che è un ebetone pericolosissimo, quindi molto sottovalutato anche da me, e questo mi dispiace, ma andiamo verso veramente una grande criminalità organizzata di stampo democratico. Quindi io esorto veramente le persone, i cittadini, anche i componenti di altri partiti, se hanno ancora un po’ di barlume di democrazia dentro: non si può fare fuori l’opposizione così, fare finta, questa è gente falsa, ipocrita“.
A nulla è dunque valsa l’apertura del Movimento, presagita dalle dichiarazioni del Vice Presidente Luigi Di Maio al Corriere della Sera.
Di Maio aveva infatti aperto a 8 dei 10 punti fissati dal segretario e aveva fatto intendere che l’incontro sarebbe avvenuto, ma la situazione è andata precipitando, così da una parte non ci sarà la riunione tra Matteo Renzi e i senatori del Pd ostili alla riforma del Senato e dall’altra il rinvio del tavolo sulla legge elettorale con il M5s ha fatto saltare i nervi a Grillo e adepti.
Di Maio ha ribadito su Fb che se ci fosse stato l’incontro, i grillini si sarebbero pronunciati su “Voti di preferenza, Parlamento pulito (quindi mai più condannati in Parlamento), ‘no alle candidature plurime, zero sbarramenti e ‘sì’ a doppio turno di lista (e non di coalizione)”. E ancora si legge sul profilo Fb “Sulle preferenze gli italiani dopo otto anni tornano a scegliere i propri candidati”. I pentastellati chiedono che i condannati non vengano più eletti in Parlamento e di cancellare gli sbarramenti per “garantire anche a chi perde di rappresentare i suoi elettori”. Per finire, sull’apertura al doppio turno chiedono che sia “di lista” e non di coalizione in modo che “chi vince al secondo turno governa (davvero) con il 52%”.
Queste in sintesi le risposte pervenute, dopo che diversi esponenti del Pd avevano chiesto al M5S di ribattere con un testo scritto sul “memorandum” presentato dal Pd, ma l’eccessiva burocrazia ha di fatto irritato i grillini, tanto che Di Maio ha stigmatizzato “Io credevo che l’obiettivo fosse fare una legge elettorale in 100 giorni e non scriversi in carta bollata per 15 giorni. Se vogliono farla per corrispondenza lo dicano”.
Dal canto suo il Pd sembra volere il dialogo “Ciò che è importante è che il confronto non si esaurisca. E, da questo punto di vista, è chiaro che neanche il Pd intende far saltare il tavolo, consapevole del fatto che l`urgenza delle riforme chiama tutti a lavorare con impegno e tempestività, confrontandoci con tutti” ha dichiarato il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini.
Poi ha ribadito “Ho l`impressione che Di Maio scambi la logistica con la politica. Nei giorni scorsi più volte abbiamo chiesto al M5s di esplicitare la sua posizione rispetto ai dieci punti proposti, pubblicamente, sulla legge elettorale e sulle riforme. Le abbiamo attese a lungo, pur avendo apprezzato alcune affermazioni riportate ieri nell’intervista al Corriere dal vicepresidente della camera Di Maio”.
Insomma la situazione è meno chiara di quanto si pensi. Ciò che è certo è che oggi, 8 luglio, i parlamentari si dovranno esprimere su riforma del Senato e Italicum e che Renzi non si presenterà, delegando al suo posto i capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda e il vicesegretario Lorenzo Guerini.
di Simona Mazza
foto: lindipendenza.com
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