Grotte di Collepardo
Proponiamo questa settima una doppia mèta: la prima è la Grotta di Collepardo da sempre obiettivo di visitatori e studiosi , sin dal 1852, quando vennero rinvenuti dei reperti risalenti all’età del bronzo. Da studi recenti condotti dall’Università di Tor Vergata, dalla Sovrintendenza e da esperti dei comuni limitrofi, sono emersi dati interessanti per la comprensione della vita quotidiana e delle pratiche culturali e funerarie delle comunità preistoriche che abitavano questo territorio.
Un gioiello sfavillante di luci, grazie alla nuova illuminazione che valorizza al massimo uno spettacolo superbo, pur rispettando le diversità faunistiche presenti all’interno delle cavità, come recitano le autoguide che vengono date ai visitatori che, a gruppi limitati, sono accompagnati nelle varie postazioni osservative dal personale qualificato che collabora a questo progetto.
La storia
Le grotte, che si trovano sul versante meridionale dei Monti Ernici, si aprono nel fianco di una gola, alla base di un torrione detto Rupe del Marginato, creato dall’erosione di un torrente che per secoli ha modellato il territorio. Per la singolarità delle formazioni rocciose, simili a figure umane ed animali, fu conosciuta per molto tempo come Grotta dei Bambocci, nome che fu sostituito nel 1904 con quello di Grotta Regina Margherita di Savoia, in ricordo della storica visita della prima regina d’Italia, per essere poi chiamata definitivamente Grotta di Collepardo.
Uno spettacolo indimenticabile per la presenza di numerose volte ricche di stalattiti, alcune delle quali si collegano alle stalagmiti in un processo ancora attivo. La sala principale si estende per oltre 90 metri per una larghezza che varia tra i 30 e i 60 metri. La volta principale, alta tra i 14 e i 20 metri, è divisa in tre settori da colonne stalagmitiche. L’ingresso triangolare, alto 7 metri per 11 di larghezza, immette in un vasto ambiente in discesa, ben protetto da camminamenti in sicurezza, per poi snodarsi in un percorso affascinante.
La sala della Foresta pietrificata, così caratterizzata per l’imponenza delle stalagmiti che si uniscono alle stalattiti, la Sala centrale e la Sala del trono o Sala della regina dove si dice che la regina Margherita si sedette su di una stalagmite che le ricordava un trono, sono alcune singolari fermate nella visita.
In fondo alla grotta, in posizione più elevata, si trova la Sala alta con piccoli anfratti delimitati dalle colonne stalagmitiche ancora in attività. Infine, da ammirare, le perle di grotta: formazioni sferiche all’interno di piccole pozze d’acqua.
Le visite
Da lunedì alla domenica e Festivi 09:00 – 19:00 con orari di partenza per le visite guidate: 09:45 – 10:45 – 11:45 – 12:45 – 13:45 – 14:45 – 15:45 – 16:45 – 17:45. Il prezzo è di euro 7 per gli adulti e 5 per i bambini. Con lo stesso biglietto si può accedere gratuitamente all’altro sito poco distante (circa un chilometro), assolutamente da non perdere: il Pozzo d’Antullo.
Il Pozzo d’Antullo
Il Pozzo d’Antullo è la nostra seconda mèta, alle pendici dei monti La Monna e Rotonaria, sempre nello stesso complesso degli Ernici. Si tratta di una enorme voragine carsica che si è creata a causa dello sprofondamento di una grotta, il cui soffitto è ceduto, dando luogo a pareti a strapiombo ricche di molte stalattiti. Fra queste, alcune hanno una forma curva poiché – probabilmente – il vento che proviene da cunicoli laterali modifica la deposizione dei cristalli di calcare, modellandone la forma.
Il Pozzo è profondo 60 e largo 300 metri circa, unico in Europa per dimensioni, e rappresenta una rarità dal punto di vista ambientale sia per la sua formazione sia per la presenza di vegetazione sul fondo, con alberi alti fino a 20 metri. L’enorme cavità è ben recintata e vi si può girare attorno per ammirarne la singolarità da diverse posizioni visive. E stato usato, fino al secolo scorso, come pascolo delle pecore, che venivano calate con una fune lungo le pareti verticali all’inizio della primavera e lasciate incustodite fino all’inizio dell’inverno.
La leggenda, scritta nel tabellone all’ingresso, ci narra che la zona era una volta una grande aia circolare; i contadini, un giorno di festa osarono battervi il grano benché si solennizzasse l’Assunzione della Beata Vergine. La Madonna, adirata da quel sacrilegio, fece sprofondare l’intera aia con tutto ciò che si trovava sopra dando luogo quindi al pozzo circolare attuale. Del resto, non essendovi nei dintorni alcuna traccia di vulcani, potrebbe essere giusta l’opinione di alcuni che suppongono che il pozzo fosse una caverna di cui sia sprofondata la volta.
Come arrivarci
Da Roma prendere l’autostrada per Napoli fino all’uscita per Ferentino. Poi percorrere la SR 214 in direzione Alatri e quindi la SR 155 in direzione Grotte di Collepardo. Il tempo di percorrenza è di circa due ore, ma la strada che si arrampica sui monti Ernici e davvero panoramica e ben godibile.
Dove mangiare
Tra le Grotte di Collepardo ed il Pozzo d’Antullo, su Via Trisulti, si trova un ameno ristorante, “Lo scoiattolo” con un belvedere ombreggiato dove si può pranzare o cenare anche all’aperto. I prezzi sono abbordabilissimi con un menù che inizia con un gustoso antipasto di terra, ricco di salumi e verdure. Per poi passare alle tagliatelle ai porcini, coniglio alla cacciatora e dolci della casa.
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