“Tutto è iniziato con delle semplicissime pochette bicolori. Si chiamavano Le Virginia ed era il 2011. Ricordo che abbiamo fatto l’Happy Sunday Market il nostro primo mercatino, e la sera da 57 pezzi siamo tornate a casa con solo due pochette. È stato lì che ci siamo dette: questa è la nostra strada, così abbiamo iniziato a studiare seriamente”. Un dondolìo garbato, quasi a cullare i ricordi dietro i movimenti riflessivi delle mani, e Rachele Mancini ci accoglie davanti all’espositore. Indossa un cappotto verde bosco spezzato da una chioma bruna morbida e fluente, e mentre la socia Maila Ferlisi è occupata a presentare l’ultima collezione, fa lei gli onori di casa, iniziando proprio dai quei vividi flashback.
L’armonioso noi e le origini di Hibourama
Siamo a Roma con Armenia sotto gli occhi, ennesima fatica di Hibourama Bags, brand di accessori made in Italy che oggi a distanza di otto anni, è una realtà collaudata della Capitale. La collezione Fall/Winter 2019-20 nasce da una lunga ricerca e come sempre segue un processo creativo sviluppato rigorosamente a quattro mani “perché noi disegniamo tutto insieme, e quindi noi decidiamo tutto insieme”, sorride la designer che mostra subito di avere uno straordinario feeling e una certa dimestichezza con quella prima persona plurale.
Un armonioso noi, infatti, racchiude i volti di Maila Ferlisie Rachele Mancini. Due giovani menti creative e imprenditoriali che si conoscono molto tempo prima di affondare l’ingegno e il cuore in Hibourama Bags. Galeotta fu l’Accademia Koefia, la scuola di moda romana frequentata da entrambe con la differenza che una insegnava, l’altra imparava.
Un incontro casuale quello con Maila “che si è subito tradotto in una grossa esplosione di idee” ricorda Rachele che durante gli studi, in cuor suo sapeva che prima o poi avrebbe fatto qualcosa di grande. Spesso passava il tempo a cercare un nome per il suo futuro brand, proprio come si fa con un figlio “su Google Translate provavo nomi di animali in altre lingue, e tra tanti esperimenti alla fine hibou mi piaceva tantissimo, più lo ripetevo più mi piaceva” dettaglia con piacevole disincanto la designer, facendosi largo nel passato e spiegando le origini di quel nome così particolare.
L’anima retro dal color blocking misurato
Hibourama, infatti, deriva dalla parola francese hibou che significa gufo e dal suffisso rama, composto dalle iniziali dei loro nomi. Un brand che ogni volta racchiude in sofisticati accessori, quella praticità contemporanea contaminata da un’indiscutibile indole nostalgica.
L’anima retro è una componente essenziale che accomuna originariamente personalità e background di Maila Ferlisi e Rachele Mancini. Per la prima, l’azienda di ricami della cara nonna fondata a metà del Novecento. Per la seconda, i negozi di antiquariato di famiglia, un amore tramandato direttamente dal cuore pulsante di Roma. A questo poi, si aggiunge la passione smodata per l’arte figurativa e le illustrazioni grafiche. Soprattutto se realizzate a mano libera.
I color blocking sono misurati, si rifanno a nuance “che non devono disturbare molto” spiega Rachele. Un savoir-faire che al contrario di qualsiasi ufficio stile, non parte quasi mai dal classico moodboard: il modus operandi Hibourama viaggia in senso antiorario. All’interno dello showroom – una vecchia ex tipografia di 400mq sita in via Gregorio XI – oltre all’amministrazione c’è anche il laboratorio. Lì si realizzano direttamente i pezzi, e soltanto dopo, a prodotto finito, Rachele e Maila s’impegnano a capire quale mood potrebbe inaspettatamente venir fuori.
Armenia: la nuova collezione Fall/Winter 2019-20
Alcune volte è un elemento unico a suggerire la strada da seguire, come le fettucce di nappa scovate a Pisa, protagoniste della collezione Fall/Winter 2019-20, insieme agli splendidi ricami armeni serigrafati direttamente sulla pelle. Il brand dalla simpatica borchietta esagonale ama sperimentare tecniche nuove, e oltre alla ricerca, vanta diverse collaborazioni con selezionati laboratori di pellami sparsi un po’ in tutta Italia. “Abbiamo trovato queste fettucce a Pisa in una conceria di nicchia, e pulendo un po’ lo stile rispetto agli altri anni, abbiamo deciso di iniziare a lavorarle sulla pelle” racconta Rachele allungando la mano su una mini tracolla color cipria della linea Armenia.
Il nome dell’ultima collezione deriva proprio dall’ispirazione: una serie di disegni armeni trovati online. Ricami originariamente lavorati al telaio, che Hibourama sceglie di riprodurre sulle borse sperimentando una tecnica nuova. E passando le dita sulla borsetta, fievolmente si coglie la tridimensionalità di ogni dettaglio: la resina serigrafata sulla pelle si percepisce a malapena, su alcuni pezzi il ricamo è elegante, enfatizzato da raffinate perline nere Miyuki. Pietroline giapponesi in vetro pressato, perfettamente uguali tra loro, che come i ricami delle donne armene seguono il disegno delle borse al telaio.
Il made in Italy dai blocchi di colore guarda al futuro
Dalla cristiana e mistica terra di Haik al minimalismo compìto del Giappone, il made in Italy dai blocchi colore diventa un connubio equilibrato di arte e cultura e tradizione. Viaggi esperienziali racchiusi in un design accattivante: una linearità classica che non dimentica mai l’identità fresca e dinamica del cliente finale, diventando così una tavolozza bianca pronta a riempirsi di minuziose sfaccettature.
Le borse Hibourama rispettano l’artigianalità; seguono l’istinto creativo e la voglia di sperimentare di due giovani donne con lo sguardo sempre attento e rivolto al futuro. “Ci piacerebbe fare tanto qualcosa di personalizzato” è questo l’obiettivo secondo la designer “le cose in serie iniziano a stancare, il fast fashion inizia a stancare, lo vediamo con Zara e H&M che stanno nettamente in calo… Tutti vogliono personalizzare, e questo forse potrebbe davvero tirar fuori la creatività che c’è in ognuno di noi”. I grandi occhi nocciola s’illuminano, Rachele sorride calcando ancora su quell’armoniosa prima personale plurale.
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