Nel 1966 uscì un testo fondamentale per gli studiosi e gli amanti del cinema in generale: Il cinema secondo Hitchcock, corposo saggio che il critico cinematografico – ancora prima che regista – Francois Truffaut dedicò alla celebrazione e allo studio del grande cineasta inglese, attraverso una lunghissima intervista-fiume di otto giorni, nei quali Hitchcock si lasciò andare a commenti, aneddoti, episodi legati ai suoi più celebri film e, più in generale, sul concetto di estetica cinematografica.
Si tratta, insomma, di una vera Bibbia per gli studiosi, un manuale di cinema per chi comincia ad avvicinarsi alla materia, ma anche un punto di partenza per quei numerosi registi che hanno potuto trovare dei preziosi consigli sull’importanza della libertà artistica e dell’originalità per chi si trova dietro la macchina da presa.
Esattamente 50 anni dopo questa pubblicazione, esce nei cinema – purtroppo in Italia è stato distribuito per pochissimi giorni – Hitchcock/Truffaut, documentario di Kent Jones che ci restituisce integro lo spirito del saggio di Truffaut, arricchendolo con molte registrazioni originali audio dell’intervista, foto scattate all’epoca per l’occasione da Philippe Halsman, già collaboratore storico di Dalì, spezzoni dei film analizzati, brani di lettere che i due registi si inviarono a vicenda per molto tempo prima e dopo l’intervista, stretti ormai da un’amicizia affettuosa ed entrambi legati alla stessa idea di cinema come pura creazione, pura invenzione del regista.
Ad impreziosire ulteriormente questo lavoro, si alternano al making of del saggio interventi di numerosi cineasti contemporanei hitchcockiani (ad eccezione – a sorpresa – del più hitchcockiano di tutti, Brian De Palma): Martin Scorsese, Wes Anderson, David Fincher, Peter Bogdanovich, Richard Linklater, James Gray. Ognuno porta un aneddoto, un esempio, un motivo per cui Hitchcock ha davvero rivoluzionato il modo di fare il cinema.
Fino agli anni ’60, Hitchcock era sì considerato un famosissimo regista, ma agli occhi di molta critica rimaneva solo un grande intrattenitore; dopo il saggio-intervista di Truffaut, diventa soprattutto un Maestro di cinema, un Autore capace per esempio di rendere un film con un “soggetto orribile, protagonisti insignificanti, personaggi assenti” (parole sue!), quel capolavoro di assoluta tecnica registica che è Psyco. “È puro film, il mio orgoglio, un film che appartiene ai registi, a noi”.
Hitchcock ha avuto il gran merito di unire pubblico e critica, grandi successi commerciali realizzati con strepitosa abilità, capace di continue invenzioni con la macchina da presa, col montaggio, con le luci, le musiche e tutto quello che l’intero bagaglio cinematografico poteva dare per poter essere sempre originale.
Questo documentario ripercorre le tappe più importanti della sua vita e della sua carriera, ma non è una semplice biografia, né solo un tributo alla grandezza di un visionario, è l’accorato racconto di un uomo che ha amato veramente il cinema più di ogni altra cosa. Guardando questa intervista, si percepiscono il genio, la creatività, le manie, le paure, le ansie, le emozioni di chi osservava il mondo con l’occhio alterato della macchina da presa. E a noi spettatori viene immediatamente una gran voglia di riguardarsi tutta la sua opera.
di Fabio Rossi
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