Inutile negarlo: tutti noi pensiamo all’avanzamento dei deserti del pianeta con ad un problema lontano, che riguarda le popolazioni dell’Africa e di qualche remota terra asiatica.
Eppure la questione ci tocca molto più da vicino. Già oggi vaste aree dell’Europa e degli Stati Uniti sono a secco, i fiumi ridotti a rivoli d’acqua che si prosciugano prima di sboccare nel mare, vecchie barche tristemente abbandonate sulla sabbia, laddove un tempo scorrevano acque abbondanti, le famiglie andavano in villeggiatura e i pescatori avevano di che vivere. Tutto ciò è una realtà, nel Nord Italia così come lungo le rive del Colorado, l’acquedotto del lontano West, che attraversa 7 stati per 2.334 chilometri, dal Rocky Mountains Parks fino al Golfo della California.
Fin dall’epoca dei pionieri è stato la principale fonte d’acqua dell’area più arida di tutti gli States. Un tempo fonte inesauribile e preziosissima di approvvigionamento per l’irrigazione e il bestiame, nonché per città come Los Angeles, Phoenix e San Diego, oggi la sua portata è diminuita a tal punto che la sua foce è secca per molti chilometri, una distesa desolata senza più una goccia di vitale Oro blu.
Il tutto è iniziato negli anni Trenta del Novecento, con la costruzione delle prime dighe, che in pochi decenni sono diventate una ventina. Convogliavano l’acqua verso abitazioni e coltivazioni, in base alla Law of the River che stabiliva le percentuali di acqua che dovevano arrivare ad ogni stato: quelli alla sorgente, meno popolosi, dovevano assicurarne almeno il 57% alla California, il 37% all’Arizona e il 4% al Nevada.
Città sempre più popolose, l’acqua che evapora e il clima che diventa ancora più secco: già oggi il consumo medio per abitante supera la disponibilità del fiume, che si prevede si prosciugherà ancora del 9% entro il 2050.
E in Italia? Emilia Romagna, Umbria e Toscana sono le regioni più a rischio. A Firenze è già in preventivo la possibilità di un razionamento della fornitura d’acqua per quest’estate. Il Ticino, importante affluente del Po che bagna le distese di campi e le risaie della bassa Lombardia, negli ultimi cinque anni ha più che dimezzato la sua portata. Anche qui, come in California, non si vedono più le famiglie che fanno il bagno o escono in barca la domenica pomeriggio. La poca acqua rimasta è talmente inquinata che non vale nemmeno il rischio di mettere ammollo i piedi in un’afosa giornata di luglio.
Eleonora Alice Fornara
“Il ponte di barche sul Ticino a Bereguardo (PV), qualche anno fa e oggi”.
foto: rete.comuni-italiani.it
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