La famiglia di Giovanni Mauro della Rovere1 è documentata da alcune visite pastorali a Milano: quella del 1589 la annovera nella parrocchia di S. Paolo in Compito dove vive col padre Gio de Roveri, di anni 562 , con la madre Margarita e coi fratelli Gio. Batta (anch’egli riconosciuto pittore di talento), Lisander, Alba (sposa di Lisander?) e con la sorella Lusilia. Giovanni Mauro è indicato come il più giovane della famiglia, di 18 anni.
Lo status animarum del 1610 lo registra tra le famiglie residenti a Milano in S. Pietro all’Orto, di anni 35, sposato con Angela e padre di tre figli: Paolo Camillo, Apollonia e Balbera; compaiono anche il fratello Gio. Batta, sposato con Onorata e la madre Malgarita3
Nell’ultimo stato famigliare del 1633 Giovanni Mauro figura di 56 anni.
La figlia Barbara sposò in terze nozze il notaio Giovanni Francesco Negretti ed è grazie ad alcuni suoi atti notarili riguardanti le proprietà dei Fiamminghini ad Arconate4, che abbiamo altre notizie: Giovanni Battista e la moglie Onorata Locarno fecero testamento il 6 e l’8 settembre 1622 scegliendo come luogo della loro sepoltura la chiesa milanese di S. Angelo (dove i due fratelli avevano dipinto nella cappella di S. Francesco nel 1595 e dove Giovanni Mauro tornerà a dipingere nella cappella di S. Cecilia nel 1628). Ma questo desiderio non fu rispettato e nulla sappiamo della fine dei coniugi; infatti di Giovanni Battista si hanno notizie riguardanti la sua attività pittorica solamente fino al 1629 e si pensa sia morto durante la peste di quegli anni.
La fonte notarile di Arconate ci dice ancora che il 18 marzo 1633 si spegneva Angela Bonone e il 24 aprile 1639 periva anche il marito Giovan Mauro di morte improvvisa, nella parrocchia milanese di S. Pietro all’Orto.
L’iniziazione pittorica di Giovanni Mauro, il Fiamminghino, è legata probabilmente alla tradizione famigliare, soprattutto dev’esser stato il fratello più grande a portarselo appresso sui cantieri. Uno dei primi fu sicuramente il Sacro Monte di Varallo, dove sono documentati loro affreschi nell’ultima decade del XVI sec.
A Varallo è sorto il più antico Sacro Monte, voluto dal francescano frate Bernardino Caimi per riproporre in terra italiana una piccola Gerusalemme affinchè la gente potesse visitare i Luoghi Sacri senza dover affrontare i pericoli e i costi intuibili per raggiungere la Terra Santa. La costruzione delle cappelle iniziò nell’ultima decade del XV sec. ed ebbe rinnovato impulso il secolo successivo, dopo che S. Carlo Borromeo vi sostò per giorni in preghiera, appena prima di morire, nel 1584.
Il nome dei Fiamminghini è proposto per la decorazione di alcune cappelle:
I cappella, probabile raffigurazione della Creazione del mondo, del 1594, pitture ormai perse e rifatte nel 1884; II, X e XIX cappella (Entrata in Gerusalemme), sono di incerta attribuzione a loro.
XI cappella o della Strage degli Innocenti: unanimità degli studiosi nell’attribuzione ai Fiamminghini della decorazione pittorica. I loro nomi e il loro stemma di famiglia è presente sui medaglioni delle due statue degli armigeri posti ai lati del trono di Erode. La data presumibile degli affreschi è fatta cadere tra il 1590 e il 1598, le statue degli adulti sono di Giacomo Paracca di Valsolda e di Michelangelo Rossetti, le statue dei bambini sono opera di Miche le Prestinari, databili tra il 1587 e il 1595.
Gli studiosi indicano Gaudenzio Ferrari tra i maestri ai quali Giovanni Mauro ha guardato. A Varallo, Gaudenzio è autore delle pitture e delle statue del primo nucleo di cappelle, del tramezzo presente nella chiesa del paese, dedicata a S. Maria delle Grazie e facente parte del complesso francescano voluto dal Padre Caimi. Ma è innegabile anche l’interesse che nel giovane pittore suscitarono le statue dei pur modesti plasticatori, se il paggetto in foggia spagnolesca che tira il carrettino, ignaro della strage che si compie attorno a lui, compare in molte opere del Fiamminghino, fino al 1638, nelle Nozze di Cana del Santuario della Madonna dei Miracoli a Cantù5.
1B. Besta, Alcune notizie per una storia degli artisti milanesi (Visite Pastorali).
2 Identificato da Vito Zani nel Gio-Ems che così si firma e data MDLXVIII il “Martirio di S. Stefano” della parrocchiale di Tradate.
3 Altra fonte tratta da Una volta si parlava così, di A. Ruggeri, conferma tale composizione della famiglia.
4Sempre dalla fonte alla nota 3 sappiamo che esisteva una casa di proprietà di Giovan Battista, con affreschi sia all’esterno raffigurante un Giudizio Universale, sia all’interno. La casa fu abbattuta negli anni ’60 del secolo scorso. Personalmente ho documentato tre tele nella chiesa parrocchiale del paese: S. Carlo in adorazione del Crocefisso, Sacra Famiglia con S. Caterina e Battesimo di Gesù che potrebbero essere dei Fiamminghini.
5R. Fazzini, I Fiamminghini e la loro opera nei luoghi francescani.
R.F.T.
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