In questo articolo parleremo del “Pensiero laterale” come sviluppare questa abilità, ma soprattutto come sfruttarla per raggiungere i nostri obiettivi.
Il pensiero laterale è una qualità fondamentale per avere successo e conseguire progressi in ogni ambito della nostra vita, dalla sfera privata a quella professionale, poiché ci aiuta a pensare “fuori dagli schemi”. Assume dunque la funzione di potenziale “scardinatore” delle convinzioni e logiche scontate. Applicarne i principi ci spinge ad uscire non solo dai consueti sentieri della logica sequenziale (o “verticale”) per esplorare strade nuove, che la maggioranza delle persone spesso ignora, ma anche a superare il pensiero limitante.
Perché siamo limitati?
Il pensiero limitante nasce da fatto che utilizziamo solo un emisfero del nostro cervello.
Chi riesce ad utilizzarli entrambi ha una marcia in più. Ne è esempio Einstein, il cui cervello era super connesso. Un recente studio ha indagato sulle origini biologiche della geniale intelligenza dello scienziato e ne è emerso che il corpo calloso, la lamina di fibre che collega parte destra e sinistra consentendo l’uniformità del ragionamento, era più spesso della media. Insomma, il lato creativo e quello analitico comunicavano perfettamente.
Origini del termine “Pensiero laterale”
Il termine fu introdotto nel 1967 dallo psicologo maltese Edward De Bono. Oggi i suoi precetti vengono applicati dalle grandi aziende durante i colloqui di lavoro, attraverso l’utilizzo di indovinelli che comprovano la capacità dei candidati di pensare appunto “fuori dagli schemi”.
Pensiero verticale e pensiero laterale: le differenze
Cominciamo a delineare le differenze fra i due tipi di pensieri: il primo ci aiuta nella risoluzione di un problema in maniera diretta, rifacendosi all’esperienza e alle competenze acquisite. Il secondo invece fa un uso differente delle molteplici informazioni disponibili.
Un obiettivo: serve essere creativo o razionale?
È importante definire i propri obiettivi, non ci stancheremo mai di ripeterlo. Se pensiamo di poterci accontentare delle nostre caratteristiche mentali, inutile esplorare nuove vie, viceversa se miriamo ad un percorso di crescita, implementare il pensiero laterale può essere fondamentale. In questo caso, una persona troppa razionale dovrebbe trovare cose più creative da fare, invece chi è più creativo dovrebbe curare maggiormente il lato scientifico.
Il primo passo
Per applicare il “pensiero laterale” dobbiamo come prima cosa sospendere il giudizio e contemplare l’errore come fonte di feedback e come risorsa. L’errore è infatti una fonte inesauribile di scoperta, origina nuove idee, nuovi spazi. Concedersi il permesso di sbagliare nella ricerca di nuove soluzioni e sopratutto di perdonarsi, può condurci in luoghi del pensiero ancora inesplorati, ricchi di creatività e alternative indispensabili per affrontare i nostri momenti bui.
La meditazione
Attraverso la meditazione ed il coaching possiamo apprendere le tecniche per sviluppare tali capacità ed evitare pertanto di bloccarci in vicoli di pensiero senza uscita.
Le tecniche sono diverse: esplorazione, distinzione, rilevazione, focalizzazione, rimodulazione.
Esse non sostituiscono il pensiero “verticale”, ma si pongono a suo complemento.
L’audio “L’arte di sognare” (in fondo all’articolo) ci aiuterà ad entrare in mondo diverso.
Analizziamo allora qualche strategia per sviluppare questa abilità!
1) Non diamo mai niente per scontato
La mente umana (l’emisfero sinistro) è infatti alla continua ricerca di “scorciatoie”, che ci permettano di individuare una soluzione rapidamente.
Se nel 90% dei casi queste scorciatoie funzionano, quando siamo di fronte a problemi complessi, si corre il rischio di incappare nei cosiddetti “bias cognitivi” automatismi mentali che ci portano a prendere decisioni in fretta e senza fatica, spesso fondate su percezioni errate o deformate, su pregiudizi, su ideologie.
Per evitare questa trappola, dobbiamo imparare a fare una lista dettagliata di tutto ciò che diamo per scontato.
Questo servirà a fare emergere tutte le tue supposizioni, e individuare quelle che non ci consentono di trovare una soluzione davvero creativa.
2) Iniziamo dalla fine
Solitamente quando ci troviamo di fronte ad un problema che ci appare insormontabile, focalizziamo tutte le nostre energie mentali sul problema stesso, perdendo di vista la meta che vogliamo raggiungere.
La soluzione creativa che proponiamo è quella di iniziare dalla fine.
Come?
Iniziamo a visualizzare (sa avete fatto qualche meditazione con Carlo Lesma siete già un passo avanti) l’obiettivo da raggiungere.
Immaginiamo il passo che precede il traguardo e così via …andando a ritroso fino a trovarci nella situazione di partenza.
3) Un po’ di…
Sempre Edward De Bono coniò il termine “un po’”, che indica come soluzione, quella di stilare una lista di 100 idee apparentemente assurde, ma che ci consentono di non rimanere bloccati all’interno di schemi di pensiero tradizionali e di esplorare nuovi orizzonti volti ad escogitare soluzioni davvero innovative.
4) Rimoduliamo la domanda (definiamo gli obiettivi)
Lo psicologo americano John Dewey una volta disse che “un problema ben formulato e già per metà risolto“.
Succede che se ci poniamo una domanda in una certa maniera, ci troviamo impreparati nel dare la risposta, mentre se ci pongono la domanda in maniera leggermente diversa, improvvisamente ci illuminiamo.
Occorre dunque saper riformulare le domande. Come?
Analizziamo i singoli componenti di una domanda, iniziamo a togliere tutti gli elementi ridondanti ed aggiungiamone altri.
Giocando con la domanda iniziale si apriranno infinite possibilità.
Quale sarà quella giusta?
Di solito la soluzione risiede nell’alternativa più semplice, quella che richiede il numero minore di condizioni al contorno per essere realizzata.
“Non puoi scavare un nuovo buco limitandoti a scavare lo stesso buco più a fondo.” Edward De Bono, su una soluzione diretta al problema.
Scrivi