“Andiamo con gioia incontro al Signore”. Il ritornello del Salmo responsoriale interpreta bene i sentimenti del nostro cuore quest’oggi, prima domenica di Avvento. Se possiamo camminare con gioia – come ci ha esortato l’apostolo Paolo – è perché la salvezza ormai è vicina. Il Signore viene! e con questa certezza iniziamo con gioia il cammino dell’Avvento, preparandoci a celebrare con fede il Natale del Signore. Nei prossimi giorni la liturgia ci proporrà alcuni testi salienti dell’Antico Testamento che riflettono l’attesa viva e sempre desta del popolo ebraico che aspettava pure la venuta del Messia. Anche noi, allora, vogliamo imitarli e, vigilanti nella preghiera, prepariamo il nostro cuore ad accogliere Gesù, che con la sua nascita ci donerà gratuitamente misericordia e salvezza. Proprio perché l’Avvento è tempo di attesa, in esso siamo esortati a coltivare la speranza cristiana, virtù teologale che, assieme alla fede e all’amore, ci accompagna spediti verso Dio, e in questo tempo liturgico ci conduce spediti verso “il Dio che viene incontro a noi”. Il tema della speranza cristiana è ampiamente trattato nella seconda enciclica del Papa “Spe Salvi”. Essa ha inizio proprio con le parole rivolte da san Paolo ai cristiani di Roma: “Nella speranza siamo stati salvati” (Rm 8,24). Un passo significativo di quest’enciclica recita così: “Noi abbiamo bisogno delle speranze – piccole o grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere” (n. 31). L’enciclica “Spe salvi” è un testo che andrebbe sempre approfondito e che invito dunque, ad avere sempre sotto mano, soprattutto in questo tempo forte, per ritrovare tutte le ragioni di quella “speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente, anche un presente faticoso” (n. 1), proprio in questi termini esordisce il Papa nelle prime battute della lettera. In quest’enciclica è sintetizzata magnificamente quella certezza che solo Dio può essere la nostra salda ed unica speranza. Nelle prossime settimane inoltre, i testi della liturgia ci aiuteranno a non smettere di invocare l’avvento del Cristo, latore di ogni speranza. Acclameremo infatti, “marana thà”, vieni Signore Gesù; venga il tuo Regno; visita la tua famiglia, ecc. La liturgia dell’Avvento ci esorterà ad andargli incontro, anche se è Dio stesso che viene a visitarci costantemente in ogni istante della nostra vita; Egli ci visita misteriosamente nella gioia e nel dolore e, se solo per un attimo ci abbandonassimo alla sua volontà, sicuramente sperimenteremmo subito la dolcezza del suo amore. “Gustate e vedete come è buono il Signore” (Sal 33). Nell’orazione colletta, la preghiera che solitamente all’inizio della Messa introduce la liturgia della Parola, i sacerdoti oggi pregano così: “O Dio, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene”. A tutti i nostri fratelli allora, spalanchiamo il cuore; siamo vicini specialmente a coloro che sono in difficoltà e che vivono di stenti perché facendo loro del bene possiamo disporci ad accogliere Gesù che, indossando proprio le loro vesti, viene a visitarci. L’inizio di un nuovo anno liturgico è occasione propizia per rinnovare tutti i nostri buoni propositi di vita evangelica. E ci aiuta l’apostolo Paolo che nella seconda lettura ci ha esortati: “E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno” (Rm 13,11); l’Avvento cioè, come anche la Quaresima, è il momento più opportuno da dedicare alla personale conversione, per destarsi dal letargo del peccato e disporsi ad accogliere fiduciosi “il Cristo che viene”. Ecco l’Avvento, tempo di preghiera e di vigile attesa. Alla “vigilanza” dunque, che tra l’altro è la caratteristica di questo periodo liturgico, ci esorta il Vangelo di questa Domenica: “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Mt 24,42). Gesù, che nel giorno del Natale è già venuto in mezzo a noi e che tornerà alla fine del mondo, non smette di visitarci continuamente e a volte questa visita giunge proprio quando nessuno se lo aspetterebbe. Ecco perché ci chiede di attenderlo vigilando; la sua venuta infatti, non è programmata o pronosticata, anzi, è improvvisa e imprevedibile. Solo chi vigila non è colto alla sprovvista. “Che non vi succeda – Egli avverte – quel che avvenne al tempo di Noè, quando gli uomini mangiavano e bevevano spensieratamente, e furono colti impreparati dal diluvio (Mt 24,37-38). Cosa vuole dirci il Signore con questo ammonimento? Forse l’uomo di oggi è sedotto oltremodo dalle realtà e dalle preoccupazioni di questo mondo. I soldi, il successo, il sesso, il potere… non dobbiamo lasciarci assorbire e conquistare da queste dimensioni; esse non vengono da Dio! Quando Gesù passa Egli ci lascia la pace e, se la sofferenza, che fa parte della vicenda umana, diventa insopportabile, con l’avvento del Salvatore “essa – senza cessare di essere sofferenza – diventa nonostante tutto canto di lode” (Spe salvi, 37). A Lui, in compagnia di Maria, volgiamo il nostro cuore; mettiamo la nostra mano nella sua ed entriamo con gioia in questo tempo di grazia che Dio, anche quest’anno, dona alla sua Chiesa per il bene delle anime. Rendiamoci docili all’azione dello Spirito, perché la Chiesa diventi strumento di speranza per ogni uomo. Amen!
Fra Frisina
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