I primi giorni di dicembre mi scrive uno dei miei fratelli “ho trovato un volo per Berlino ad inizio gennaio, partenza di giovedì mattina ritorno domenica sera, noi ci andiamo. Voi siete in ferie? Volete venire?”. Che sensazione strana, di solito sono sempre io a proporre ….. dopo una rapida consultazione con la famiglia la decisione è presa, e due ore dopo mi ritrovo con i biglietti ….. in posta elettronica!
Fino a quel momento avevo sempre titubato nel programmare una vacanza in Germania, non incoraggiato dalla scarsa conoscenza del tedesco che viceversa mia moglie padroneggia, avendolo studiato per anni e di cui ha sempre voluto custodire segreto geloso, ma in effetti con l’inglese non ci dovrebbero essere problemi. Mi incuriosisce la storia del muro, il pensiero di incontrare due mondi e due storie fuse in un’unica città, anche il fatto di viaggiare per la prima volta con il solo bagaglio a mano è uno stimolo alla mia fantasia di girare che ha sempre bisogno di essere stuzzicata. Perché sì, il viaggio è scoperta, è ricerca del nuovo, è caccia all’atmosfera ed alle emozioni. E’ forse per questo che non compro quasi mai niente per me come souvenir, perché mi porto indietro un borsone di sensazioni e di ricordi dei posti dove sono stato. Ed è per questo che l’organizzazione del viaggio, la scelta dei mezzi di trasporto, dell’albergo, dei luoghi da visitare, delle attività da svolgere è la mia autentica passione.
Farà freddo ad inizio gennaio a Berlino? Le previsioni lo promettono …… ed infatti all’arrivo all’aeroporto Tegel veniamo accolti da un manto bianco di neve e soprattutto ghiaccio, e vi assicuro che a -7 °C gli strati di abbigliamento che ci siamo portati servono tutti. Così incipollati cerchiamo il TXL, l’autobus che collega l’aeroporto con il centro città ed in meno di mezz’ora arriviamo all’albergo nei pressi di Alexanderplatz. E’ ora di pranzo, e dopo aver preso possesso delle stanze, ci infiliamo in una promettente birreria lì a due passi e scopriamo un locale molto spazioso, pieno di tavoli e di panche in legno, dove camerieri in abito tradizionale girano con enormi vassoi colmi di wurstel, cotolette, montagne di patatine ed autentici barili di birra! Come inizio non c’è male e, riscaldati da questo esordio calorico, ci dirigiamo verso la zona del Bundestag, il Parlamento tedesco, dove abbiamo prenotato una visita guidata (gratuita) a metà pomeriggio. La metro di Berlino è ramificata, puntuale ed efficiente, ed una volta resisi conto che esistono in realtà due reti di trasporto, rispettivamente indicate con U ed S e le cui stazioni non sempre sono comunicanti pur portando lo stesso nome, giriamo con grande facilità.
Il Bundestag merita sicuramente una visita, è il modo più immediato per entrare in contatto con la storia e l’atmosfera di questa città divisa in due non già dalla guerra, di per sé aberrazione dell’umanità, ma addirittura dal periodo post bellico, a testimonianza del fatto che quando ci si mette la suddetta umanità sa essere davvero disumana. Ed è stato interessante ed emozionante scoprire le iscrizioni in cirillico lasciate dai soldati russi, immaginare l’attuale Cancelliera cintura nera di spread sforzarsi di cancellare la sovranità degli altri Stati membri dell’UE, percorrere la passerella elicoidale che sale all’interno della torre e che offre panorami a tutto tondo di Berlino innevata, cogliere la cordialità nei gesti e nel volto dell’addetto che ci ha strappato l’audioguida al termine della visita.
Una volta usciti all’aperto, transito obbligato per la Porta di Brandeburgo, simbolo di Berlino ed uno dei passaggi fra Ovest ed Est al tempo del muro. Per cena è giunta l’ora di assaggiare una delle specialità berlinesi, lo stinco di maiale, chi con crauti, chi con patate, per poi dirigerci verso l’albergo con una salutare passeggiata “congestionante” scortati da un venticello gelido, ma anche questo rende la vacanza particolare e fa atmosfera.
L’hotel è molto confortevole, in stile minimalista modello paesi scandinavi, ma estremamente funzionale e ben curato. E’ probabilmente al completo vista la quantità di persone presente, soprattutto ragazzi con i quali ci confondiamo (!) in fila per il succo d’arancia o per tagliare una fetta di pane nero. La colazione è veramente varia ed abbondante, e questo fa bene sia al corpo che allo spirito per iniziare bene la giornata.
Oggi siamo di cultura, abbiamo prenotato la visita al Museo Pergamon sull’Isola dei Musei, che assume un fascino particolare ricoperta com’è di neve. Il museo è davvero godibile in virtù non solo delle opere che custodisce, ma soprattutto grazie alle audio guide che ne consentono una fruizione piacevole, agile e mai noiosa. Usciamo soddisfatti e con la coscienza a posto per aver nutrito lo spirito, cosa che non deve avere avuto invece l’ignoto visitatore che si è appropriato della mia guida di Berlino che mia moglie (cara!) ha pensato bene di lasciare a riposare su una panca del museo.
Dopo essere stati rapinati a pranzo in un locale di Unter der Linden gestito da dietologi collezionisti di monete moderne, su appena accennata insistenza di mio fratello ci rechiamo a visitare il sobborgo di Spandau, a circa 45 minuti di metro dal centro. A dir la verità più che il sobborgo stesso, comunque grazioso, la cosa interessante è stato proprio il viaggio in metro, sia per gli scorci dal finestrino che per la variegata popolazione all’interno del vagone, dove era perfino presente qualche tedesco. Berlino infatti è una città multiculturale e si incontrano persone di etnie, lingue ed abbigliamento differenti, resta il dubbio se siano integrate nel contesto dato che siamo stati troppo poco per poterlo affermare o smentire. Rientrati in città girovaghiamo per quartieri un po’ periferici, entriamo in un supermercato turco dove restiamo affascinati dalla quantità e dai colori di cibi preparati, di scatole e di confezioni di tutte le forme, percorriamo strade piene di negozi e ristoranti etnici lungo le quali di tanto in tanto si aprono dei giardinetti innevati con giochi per bambini.
Per cena decidiamo di tornare alla birreria in cui abbiamo pranzato il giorno prima e scopriamo con curiosità che c’è una coppia di musicisti rubicondi che intrattiene il numeroso pubblico di avventori alternando canzoni del folklore locale a successi di livello internazionale. Quelli con il più alto rapporto doppio malto/globuli rossi ballano davanti all’orchestrina, ma tutti i tavoli cantano o ballano anche da seduti e c’è una divertente e coinvolgente atmosfera da venerdì sera.
La mattina seguente, dopo un complicato check-in online per il volo di ritorno alla ricerca del Wi-Fi perduto, usciamo per andare ad esplorare Berlino Est, a cominciare dalla Karl Marx Allee, grandioso viale utilizzato a suo tempo dal regime filosovietico per parate militari di rappresentanza. Ed in effetti è un gran bel viale largo almeno 50 metri, con palazzi austeri e file di alberi. Se ci si sposta però di pochi metri alla scoperta delle strade laterali sembra di trovarsi in piena guerra fredda: palazzi bassi anonimi, giardinetti tristi, colori smorti. E’ come fare un salto indietro nel tempo e si respira un’aria un pò lugubre. Finalmente arriviamo all’East Side Gallery, zona dove è rimasto circa un km del famigerato muro, interamente coperto di graffiti. Nel mio immaginario il muro era sofferenza, divisione, tentativi disperati di fuga, famiglie perdute, mitragliatrici e filo spinato, qui si respira un’atmosfera di celebrazione non del muro, ma della caduta dello stesso. Consiglio quindi di visitare questa zona solo dopo aver visto i pochi tratti di muro che rimangono in centro città e che noi abbiamo cercato poi nel pomeriggio nei dintorni di Potsdamer Platz, unitamente ad una torretta di guardia rimasta a testimonianza della sorveglianza armata che per quasi trenta anni ha insanguinato il muro stesso.
Dopo un piacevole pranzo in un locale lungo il fiume Sprea, torniamo in zona Porta di Brandeburgo ed andiamo a visitare il Monumento all’Olocausto, composto da migliaia di parallelepipedi grigi, tutti di uguale superficie ma di altezza diversa, da pochi cm a qualche metro. Sembra in effetti un gigantesco cimitero, ed il ghiaccio che rende insidioso il labirinto di corridoi al suo interno contribuisce a rendere l’atmosfera cupa e quasi opprimente nell’attraversarlo, mentre il pensiero inevitabilmente va agli avvenimenti che hanno caratterizzato quella tragedia. Ci spostiamo quindi verso la Topographie des Terrors, un edificio dove è stata ricostruita, attraverso un breve filmato, molti pannelli esplicativi e tante foto in bianco e nero, la storia della persecuzione del regime hitleriano nei confronti di ebrei, zingari, omosessuali ed in generale verso le persone invise all’ideologia fanatica del regime stesso. E’ ormai sera, rientriamo in zona Alexanderplatz e per cena scegliamo un ristorante argentino, in effetti uno dei tantissimi ristoranti etnici che si trovano dappertutto e fra i quali quelli italiani sono forse i più rappresentati.
E’ l’ultima sera e questo ovviamente rende il tutto un po’ malinconico, ma al tempo stesso siamo soddisfatti per avere girato tanto per strada in zone diverse e perché ci sembra di avere catturato un po’ della “berlinesità” che era una delle aspettative principali con cui avevamo iniziato la vacanza, un vero e proprio safari a caccia di emozioni fra Est ed Ovest.
Il giorno dopo è domenica, abbiamo ancora il tempo di fare un giretto sotto la pioggia nel quartiere ebraico, le strade sono praticamente deserte in attesa che la birra del sabato sera venga definitivamente smaltita. Pranzo in un ristorante messicano e via in albergo per recuperare le valigie, raggiungere l’aeroporto e rientrare a casa in serata. Stasera per cena ci aspetta un meritato ed abbondante piatto di pasta, tanto la dieta comincia domani, quando inizieremo a fantasticare della prossima vacanza…
di Giovanni Gemelli (ZioGiò)
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