Cari amici di ZioGiò, oggi vi propongo una gita per fare la conoscenza di Gibilterra, una meta insolita che offre tanti spunti per trascorrere una giornata piacevole ai confini di tutto. Come saprete si tratta di un territorio d’Oltremare del Regno Unito, è ubicata nel sud della Spagna ed è detta anche “the Rock” per via dello sperone calcareo alto oltre 400 m. s.l.m. che nell’antichità rappresentava una delle due colonne d’Ercole (l’altra era quella di Jebel Musa in Marocco).
Conosciuta sin dal tempo dei Fenici la Rocca fu conquistata all’inizio dell’VIII secolo d.C. dal governatore di Tangeri Tariq, che la utilizzò come base per l’invasione della penisola iberica da parte dei Mori ed a cui si deve il nome attuale, derivante da Jebel Tariq, cioè la montagna di Tariq. La corona spagnola riconquistò la Rocca nel 1462, ma nel 1711 fu costretta a cederla alla Gran Bretagna a seguito della guerra di successione e del Trattato di Utrecht e vani furono in seguito i tentativi spagnoli di riconquistarla. Nel referendum del 1967 gli abitanti di Gibilterra votarono a favore della sovranità britannica ed oggi Gibilterra è una colonia autogovernata.
Dopo aver parcheggiato in territorio spagnolo a poca distanza dal confine, ci dirigiamo a piedi verso lo stesso in compagnia di turisti e di spagnoli con borsoni vuoti che la sera, di ritorno, capiremo a cosa servono. Sbrigate velocemente le formalità doganali prendiamo un autobus che ci porterà in dieci minuti fino alla parte storica di Gibilterra. L’atmosfera è sicuramente britannica, l’ampia Grand Casamates Square piena di caffè con tavolini all’aperto brulica di gente e da questa si diparte Main Street, la strada principale lungo la quale si affaccia una miriade di negozi: articoli elettronici, abbigliamento, oggetti di lusso, alcoolici e tante tabaccherie, Gibilterra è territorio esente da tasse e per questo tanto i turisti quanto gli spagnoli stessi ne approfittano per fare acquisti a prezzi inferiori a quelli dei loro posti di provenienza.
Percorrendo la Main Street arriviamo al piazzale da cui parte il famoso Cable Car, la teleferica che porta in cima alla Rocca. Fatti i biglietti che oltre al viaggio di andata ci consentiranno di visitare la St. Michael’s Cave, saliamo su in cima. Il panorama è mozzafiato: da una parte si riconoscono le strutture portuali di Algeciras, dove abbiamo l’albergo, di fronte l’abitato un po’ caotico di La Linea de la Concepcion, dall’altra parte al di là della scogliera scoscesa ci appare il Mediterraneo e sullo sfondo la costa africana. Altra gradita sorpresa: alcuni piccoli macachi (non si tratta però dei miei nipoti – nota per chi ha avuto modo di leggere il precedente articolo “Vacanza in Sicilia fra vulcani e granite”) girano intorno alla stazione a monte della teleferica. In effetti avevamo letto dell’esistenza di questa colonia di scimmie che vive, unica in Europa, allo stato semi-selvatico, ma non ci aspettavamo di vederne così tante e soprattutto così da vicino.
Ci aggiriamo per il forte costruito dagli Inglesi e restiamo affascinati dagli scorci sulle spiaggette e sulle pareti della Rocca affollate uccelli marini, poi ci avviamo per la lunga discesa a piedi che toccherà altri punti panoramici, dribblando inizialmente le tante auto ad uso taxi che portano su in cima molti altri turisti. Siamo letteralmente circondati dai macachi: alcuni giocano fra di loro, delle mamme allattano i piccoli, altri si dedicano a quello che sembra essere lo sport nazionale, cioè la pulizia reciproca della pelliccia. Ad un certo punto decidiamo di abbandonare la strada asfaltata e prendiamo un più avventuroso sentiero che fra vegetazione rigogliosa ci permette di tagliare e di arrivare nei pressi della St. Michael’s Cave.
Nonostante sia pieno inverno la temperatura supera abbondantemente i 20 °C e si può stare addirittura in maglietta! Entriamo nella grotta che è molto grande e che per via dell’acustica favorevole è stata adibita a sala concerti: musica classica in filodiffusione ci accompagna mentre la visitiamo nelle parti più nascoste con illuminazione che alterna vari colori, ed infine sostiamo per un po’ di riposo sulle poltroncine disposte ad anfiteatro in un’atmosfera che se ha poco di naturale è però sicuramente piacevole e rilassante.
Usciti fuori ci dirigiamo, scortati dagli immancabili macachi, verso un affaccio panoramico: da qui la costa dell’Africa sembra ancora più vicina e si vede bene come lo Stretto di Gibilterra rappresenti un punto cruciale per il traffico mercantile, a giudicare dal numero di enormi navi che in apparenza sembrano petroliere. Dopo una breve sosta e molte foto riprendiamo la passeggiata ed alla fine raggiungiamo nuovamente l’abitato nella parte bassa, passando accanto a lussuosi alberghi con piscine all’aperto.
Prima di percorrere a ritroso la Main Street ci affacciamo al Trafalgar Cemetery, il cimitero dove riposano alcuni dei marinai britannici dell’ammiraglio Horatio Nelson, l’eroe della battaglia di Trafalgar del 1805. Acquistiamo qualche souvenir, facciamo merenda con the e pasticcini per rendere omaggio alla britannicità del posto e siamo di nuovo alla piazza da cui abbiamo iniziato il giro la mattina.
L’atmosfera però è totalmente cambiata, è l’imbrunire e ci sono poche persone in giro, i negozi stanno chiudendo e capiamo che in realtà Gibilterra è come un grande centro commerciale che si riempie di giorno e si svuota la sera, così come desolatamente vuoti appaiono i tavolini all’aperto della grande piazza.
Prendiamo l’autobus diretti verso il confine, passiamo accanto allo stadio Victoria dove gioca la neonata nazionale di calcio di Gibilterra, attraversiamo (!) lungo il tragitto la pista dell’aeroporto internazionale e, passati nuovamente per la dogana, rientramo in Spagna. Ci accorgiamo che molte persone stanno facendo il nostro stesso percorso con borsoni stracarichi: ecco la risposta al quesito mattutino, hanno fatto il pieno di alcool e tabacco detassato!
L’impressione andando via è di essere stati in un posto al confine di tutto. Gibilterra infatti divide il Mar Mediterraneo dall’Oceano Atlantico, l’Europa dall’Africa, per tanto tempo in passato ha rappresentato un punto d’incontro e di scontro fra Cristiani e Musulmani, oggi è sospesa fra la contigua Spagna e la madrepatria britannica, per gli acquisti si possono utilizzare sia la sterlina, moneta ufficiale, che l’euro.
Guardando l’orizzonte i colori del cielo si confondono con quelli del mare, è stata una giornata piacevole, accompagnata dai giochi dei macachi e dal sole caldo, un’esperienza che almeno una volta vale sicuramente la pena di fare.
di Giovanni Gemelli (ZioGiò)
Gibilterra – Consigli pratici
Innanzitutto consiglio vivamente di cercare parcheggio già ad un chilometro dal confine, le possibilità di trovarlo sono buone nel viale che costeggia il mare, il costo è ragionevole e ciò vi permetterà sia di ammirare la Rocca mentre vi avvicinate a piedi alla zona doganale, sia di evitare il traffico caotico all’interno del piccolo stato e la disperata ricerca del parcheggio. Percorrete la Main Street la mattina anche se la troverete molto affollata, perché la sera con i negozi chiusi appare un po’ desolata. Salite in cima con la funicolare e non fatevi abbindolare dagli pseudo taxi, fate il biglietto comprensivo della St. Michael’s Cave e quindi prevedete di scendere a piedi (calcolate almeno due ore, comprese le diverse soste, dal momento in cui iniziate la discesa). Per pranzo c’è un confortevole bar/self service presso la stazione a monte della funivia, piuttosto caro ma molto panoramico.
D’altra parte Gibilterra non è a buon mercato per mangiare e dormire, evitate quindi di pernottarvi, tanto una giornata è sufficiente per girarla quasi tutta, e trovate un hotel ad Algeciras in territorio spagnolo, a meno di mezz’ora di macchina da Gibilterra. Algeciras stessa è piacevole per una passeggiata serale ed offre sistemazioni migliori rispetto a La Linea de la Concepcion, il paese limitrofo a Gibilterra che invece non presenta niente di particolare. Se voleste trascorrere a Gibilterra anche una seconda giornata potreste visitare le gallerie scavate dall’esercito inglese durante la Seconda Guerra Mondiale e che rappresentano l’ampliamento e la prosecuzione di quelle scavate alla fine del XVIII secolo (l’attuale rete di cunicoli è lunga complessivamente oltre cinquanta chilometri), e poi spingervi fino al faro di Europa Point.
Ovviamente è uno Stato troppo piccolo per programmarci un’intera vacanza, quindi suggerisco di inserirlo come tappa all’interno di un viaggio itinerante per visitare l’Andalusia con le splendide Cadice, Siviglia, Cordoba e Granada, ma di questo vi racconterò un’altra volta.
Forza ZioGió! Sempre meglio.