Ieri candele accese, simbolo di fede, speranza e amore, tra le mani di religiosi e laici consacrati

candeloraQuaranta giorni dopo la nascita, Gesù entra nel Tempio di Gerusalemme tra le braccia di Maria. “Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale – ci dice il Vangelo di oggi – Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore” (Lc 2,22).

Anche Gesù, come ogni primogenito di famiglia ebraica, dev’essere riscattato attraverso un sacrificio (Es 13,2.12; Lv 12,1-8). È la legge Santa che lo impone! E a proposito di sacrificio, l’evangelista Luca tiene a precisare che Maria e Giuseppe, fedeli alla Legge, offrirono il sacrificio dei poveri – due colombi – e ciò a perenne memoria del fatto che, al tempo dell’Esodo, Dio risparmiò i primogeniti degli ebrei (Es 13,11-16). Gesù, infatti, è nato in una famiglia semplice, umile ma molto credente: una famiglia appartenente a quei “poveri di Israele” che formavano il vero popolo di Dio. Ma quel bambino, simile ad ogni altro piccolo degli ebrei, non passa inosservato: lo Spirito Santo, infatti, investe il cuore di due personaggi, Anna e Simeone.

Quest’ultimo, avvicinandosi al Bimbo e prendendolo in braccio, lo addita come “Messia”, “luce delle genti” e “gloria d’Israele”, ma anche “segno di contraddizione” perché, secondo le Scritture, compirà il piano che Dio ha disposto per salvare l’umanità. E il santo anziano, rivolgendosi alla Madre del Bambino, le annuncia che tutto questo si compirà attraverso una grande sofferenza, che colpirà anche il suo cuore di madre. La festività odierna, perciò, è preludio al dolore del Venerdì Santo ma anche felice anticipo della gioia pasquale. Celebriamo, inoltre, ciò che in oriente i nostri fratelli denominano “festa dell’incontro”, perché proprio presso il Tempio di Gerusalemme, cuore della religiosità ebraica, Dio, attraverso Cristo, si fa conoscere al popolo eletto, gli Ebrei.

Tutto questo custodisce un significato escatologico: Cristo cioè, è l’icona dello Sposo che si unisce a Israele, sua sposa. Molti sono i convocati alle nozze ma quanti veramente sono pronti ad accogliere l’invito? Anche in questo caso, Maria ci precede ed oggi ci piace venerarLa come prima tra coloro che sanno attendere ed aprire il cuore all’incontro con il Signore. In questa prospettiva, la festa della Presentazione diventa il momento più propizio per innalzare a Dio, assieme a Maria, la preghiera di tutti coloro che nel corso del tempo si sono consacrati interamente al servizio del Tempio. Oggi, infatti, celebriamo anche la “Giornata della vita consacrata”. L’immagine di Maria che nel tempio offre a Dio il suo Figlio Gesù, parla con eloquenza al cuore di coloro che si sono votati al Signore con la professione dei consigli evangelici della povertà, della castità e dell’obbedienza. Qui, la tematica dell’offerta della propria vita si sposa felicemente con quella della luce, introdotta dalle parole di Simeone, perché la vita consacrata non è altro che il dolce riflesso della luce di Cristo qui in terra.

La Vergine Maria diventa così il “prezioso candelabro” che porta alta la “luce del mondo”, Cristo, “il sole di giustizia, apparso all’orizzonte dell’umanità”. Oggi, in tutto il mondo, sotto lo sguardo di Maria, si radunano in preghiera migliaia di religiosi e laici consacrati che, rinnovando l’offerta della consacrazione, portano tra le mani la candele accesa, simbolo della loro esistenza ardente di fede, di speranza e d’amore. Anche noi, questa sera, vogliamo innalzare al Signore un solenne rendimento di grazie per il dono della vita consacrata.

La presenza dei consacrati nelle nostre città – volto della Chiesa-Sposa, tutta protesa come Maria a conformarsi alla Parola di Dio – è la prova certa che il Signore non abbandona mai i suoi figli. E questa è una grazia perché attraverso il contributo della vita consacrata si rinnova continuamente nella Chiesa la scelta di seguire fedelmente gli insegnamenti di quel Dio-Bambino, secondo i molteplici carismi suscitati dallo Spirito. Al tempo stesso, la festa terrena dei consacrati ci invita a volgere lo sguardo verso il Cielo, ove tante anime consacrate lodano nell’assemblea dei santi quel Dio che in terra hanno tanto amato e servito con cuore libero e indiviso.

Ma i voti di povertà, castità e obbedienza non sono solo una prerogativa delle suore o dei frati. I consigli evangelici sono anche i caratteri distintivi dell’uomo redento, di colui che dal sangue di Cristo è stato liberato dal peccato; riguardano, perciò, ogni battezzato che si impegna ad essere “libero per amare, libero per servire”: così è il cuore di Cristo, così è quello dei consacrati che sull’esempio di Gesù, vivono questa libertà come solidarietà, caricandosi dei pesi spirituali e materiali di tanti fratelli, fino a spendere gratuitamente tutta la propria vita.

Quanti di noi sanno ringraziare adeguatamente questi nostri fratelli e sorelle che dai chiostri e dalle strade del mondo sono viva immagine dell’amore di Dio? Essi sono fecondi ovunque: dalla clausura agli ospedali, dalle parrocchie e alle scuole, tra i poveri e i migranti, nei luoghi di missione. La vita consacrata, come possiamo ben comprendere, è “epifania” dell’amore di Dio nel mondo in mille modi. E allora, oggi, con animo riconoscente, ringraziamo Dio per questa luminosa realtà e invochiamo l’intercessione di Maria, affinché il Signore arricchisca sempre più la sua Chiesa di questo grande dono. Amen!

di Fra’ Frisina

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.