Stanislav Petrov
Al culmine della guerra fredda, il 26 Settembre del 1983, il colonnello sovietico Stanislav Petrov ricevette l’ordine di monitorare il sistema satellitare russo e di lanciare l’allarme in caso di un eventuale attacco nucleare da parte degli Stati Uniti. Quel giorno il monitor segnalò il passaggio di un missile lanciato da una base americana del Montana. Petrov ritenne inverosimile un attacco con un solo missile: certo di un attacco ben più massiccio, pensò piuttosto ad un errore del sistema e decise di non avvertire nessuno. Petrov sapeva bene che se avesse lanciato l’allarme, la Russia avrebbe immediatamente ordinato un contrattacco nucleare verso gli Stati Uniti. La sua fu certamente tra le decisioni più coraggiose della storia, nonché tra le più giuste; successivamente la sua intuizione fu confermata, quel segnale fu “solo” un errore del sistema di rilevamento. Con quasi certezza, le sorti della storia, così come le conosciamo noi oggi, non sarebbero state le stesse qualora quest’uomo avesse eseguito gli ordini dei suoi sovrintendenti.
La Giornata Internazionale per l’eliminazione delle Armi Nucleari
In onore del collonello Petrov, il 26 novembre del 2014 le Nazioni Unite decisero di istituire la Giornata Internazionale per l’eliminazione delle Armi Nucleari. Lisa Clark, rappresentante italiana di Ican (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, premiata con il Nobel per la Pace 2017) si batte ogni giorno per questa causa. «Soltanto la totale eliminazione di tutte le armi nucleari garantirà ai sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki che nessun altro debba mai fare la stessa terribile esperienza», queste le sue parole in occasione della prima giornata Internazionale contro le Armi Nucleari.
Hibakusha
Hibakusha è il termine giapponese utilizzato per definire i sopravvissuti alla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki. Seiko Ikeda è una di questi: aveva 12 anni quando il 6 Agosto del 1945 si trovò a circa 1500 metri dall’esplosione della prima bomba atomica. Dovette subire 15 interventi al volto, tanto era sfigurato, ma riuscì a sopravvivere «In una guerra nucleare non ci saranno né vincitori né vinti. Ci sarà solo la distruzione dell’umanità e la fine del pianeta terra. Se l’umanità non eliminerà le armi nucleari, le armi nucleari elimineranno l’umanità». Questo è il potente appello lanciato da Seiko, nella speranza di vedere un giorno il nostro pianeta libero dalla minaccia nucleare.
Una lotta ancora aperta
La lotta per l’eliminazione delle armi nucleari è purtroppo una lotta ancora aperta: sono nove i paesi dotati di un arsenale nucleare, con un totale di circa 16000 testate presenti in tutto il mondo. A possedere le armi sono i 5 membri permanenti del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – Russia (circa 8500), USA (circa 7700), Regno Unito (circa 220), Francia (circa 300) e Cina (circa 240) – a cui si aggiungono India (circa 80), Pakistan (circa 90), Corea del Nord (almeno 10) e Israele (circa 80). Secondo l’Associazione per il controllo delle Armi statunitense, il numero di bombe realmente utilizzabili è tuttavia inferiore alle 15 mila presenti sul pianeta: alcune sono dismesse e devono essere smantellate, 1800 sono quelle pronte per essere utilizzate da Russia e Stati Uniti.
Trattato sulla proibizione delle armi nucleari
Un passo importante verso l’eliminazione degli arsenali nucleari è quello del 2017, quando 122 stati hanno votato a favore del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN). Questo trattato corregge un paradosso della legge internazionale: le armi nucleari erano le uniche armi di distruzione di massa a non essere specificamente proibite. All’appello dei 122 voti, mancano quelli delle 9 potenze che detengono armi nucleari e dei loro alleati, nonché quello dell’Italia. Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare affinché tutti gli stati diventino firmatari del TPAN, quest’ultimo trattato rappresenta una svolta fondamentale. Storicamente, la proibizione di un’arma precede sempre la riduzione della sua disponibilità e della sua produzione, fino alla completa eliminazione della stessa.
Don’t bank on the bomb
Tra il 2014 e il 2017 più di 300 istituzioni finanziare hanno investito 535 miliardi di dollari in soli 26 produttori di armi nucleari. Questa denuncia arriva dall’associazione Ican e dall’associazione olandese per la pace Pax, con il report ‘’Don’t bank on the bomb’’ (‘’Non investire nella bomba’’). In Europa le istituzioni finanziarie maggiormente coinvolte sono la francese Bnp Paribas e Barclays (Regno Unito) con investimenti combinati superiori a 24 miliardi di dollari. A seguire la tedesca Deutsche Bank con 3,7 miliardi di dollari e ING con 457 milioni. Lo stesso report accusa 11 banche italiane di aver concesso finanziamenti a compagnie coinvolte nella produzione di armi nucleari, tra queste soprattutto Intesa San Paolo ed Unicredit. Ciononostante, per l’Italia anche una buona notizia: Banca Etica è stata premiata per aver sposato una linea di categorico rifiuto verso qualsiasi investimento nel settore bellico.
Come funziona una bomba atomica?
Parliamo molto di armi nucleari, ma poco spesso ci viene spiegato su cosa si basano e come funzionano. Gli Stati Uniti effettuarono il primo test nucleare il 6 Agosto 1945, con la bomba A nell’ambito del famoso progetto Manhattan. La bomba “Little boy” fu sganciata su Hiroshima soltanto poche settimane più tardi. Queste bombe sfruttano l’energia prodotta da una reazione a catena di fissione nucleare. Il primo tentativo di fissione nucleare fu realizzato nel 1938, quando gli scienziati Otto Hahn e Fritz Strassmann capirono che bombardando un elemento pesante come l’Uranio-235 con un fascio di neutroni questo veniva ‘’spezzato’’ in due emettendo energia (fissione nucleare). Mentre l’Uranio si divide, non emette soltanto energia ma anche altri neutroni che possono colpire altri atomi in un processo chiamato reazione a catena. Questa scoperta ha segnato uno dei livelli “più alti e contemporaneamente più bassi” della scienza, avendo, la stessa, costituito un enorme progresso e trovando al contempo un’applicazione distruttiva, come gli ordigni che hanno devastato Hiroshima e Nagasaki hanno ben presto rivelato.
Fonti: armscontrol.org – dontbankonthebomb.com – treaties.un.org
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