Il caro vecchio Natale con poche strenne e campanelli

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È tempo di rispolverare alberi e addobbi: il natale è alle porte. Non c’è crisi che tenga, che possa negare alla gente la voglia di festeggiare ed accantonare per quindici giorni ansie e preoccupazioni che si accavallano durante tutto l’anno. Lo spirito natalizio torna ad invadere le nostre case diremmo, eppure qualcosa di diverso c’è e si vede anche. Manca un po’, ma per le strade sono già presenti illuminazioni e ghirlande varie.

 

C’è la sensazione di voler anticipare il più possibile l’unico periodo che renda quel misto di emozioni familiari, solidali e affettuose, più importanti della negatività che, quest’anno specialmente, sta ampliando brutti presagi e incupendo il sano ottimismo della vita. La malizia potrebbe far pensare che il sistema economico minore stia cercando di mascherare prematuramente le strade, invogliando a spendere quello che altrimenti non si utilizzerebbe quest’anno negli acquisti dell’ultima ora, causa recessione ovviamente. Sarà pur vero, ma quantomeno ci si sente sollevati camminando per il proprio quartiere venendo irradiati da una luminosità quasi come ci protegga.

 

La crisi che sta investendo le famiglie colpisce anche i commercianti, cittadini comuni che più aspettano le feste per mettere sulla tavola i loro prodotti. Ogni anno sondaggi e indagini sottolineano il pasto più venduto, il regalo più cercato ma anche il desiderio più inseguito. Il natale è sempre il natale e quella sensazione di positività toccherà comunque la gente, anche se in maniera minore. La funzione curativa di questa festa sarà utile a più persone del solito questa volta, e ci si aggrapperà alla slitta di Babbo Natale con la viva speranza si superare il periodaccio che viviamo.

 

Ecco forse sarà il natale delle speranze, del profondo che scavalca finalmente il futile e non lo affianca solamente. Un natale che riporti umiltà e coscienza dove denaro e ricerca continua del nuovo la fanno ormai da padrone. Sarà finalmente vivere la tradizione originale: il risorgimento dei valori che daranno scacco alla macchina del consumismo.

 

Se si è toccato il fondo lo si capirà solo in seguito, dai dati freddi e incontrovertibili delle stime di consumo e di guadagno. Intanto si vivrà il natale e lo si dovrà fare con la testa, obbligatoriamente. Speriamo tutti che il ritorno alle origini si fermi però alla purezza delle azioni e dei pensieri, affinché il verde del vestito di Santa Claus originale non arrivi a colorare anche le tasche della gente.

 

Daniele Conti

 

Nella foto, Natale a Piazza Navona: vacanze-roma.org

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