Il cibo esibito sui social media

Il cibo

Non c’è personaggio pubblico o assiduo fruitore dei social media che non dedichi almeno un paio di post a settimana al cibo. Un comportamento talmente diffuso e ripetuto dal non poter essere casuale, ma che non ha, almeno palesemente o almeno non sempre, finalità di promozione commerciale. Il cibo esibito sui social media non è, inoltre, necessariamente lussuoso o ricercato anche se ovviamente non mancano le tavole finemente apparecchiate, gli Chef di grido, i piatti trasformati in opere d’arte, i brand alla moda. Può trattarsi, infatti, di una semplice insalata, di un panino al volo o di una classica pizza.

A dispetto dei luoghi comuni non è neppure un comportamento esclusivamente italiano.

Dai personaggi pubblici alle persone comuni nessuno resiste alla tentazione di fotografare e postare sui social media ciò che si accinge a mangiare.

Cosa muove questa vera e propria ossessione nell’esibizione del cibo sui social media?

Il cibo come mezzo di comunicazione non verbale

Che il cibo rappresenti un mezzo di comunicazione non verbale è assolutamente pacifico e quanto questa forma di relazione sia consolidata lo testimoniano i testi religiosi di ogni cultura in cui il cibo entra a pieno titolo, dalla mela proibita in poi, nella comunicazione di valori, precetti, elementi identitari.

Da Claude Lévi-Strauss a Mary Douglas passando per Roland Barthes sino al nostro Massimo Montanari l’antropologia è concorde nell’affermare che «più ancora della parola, il cibo si presta a mediare fra culture diverse» (Montanari).

Il cibo come strumento di seduzione

Nel rituale amoroso il cibo svolge sicuramente un ruolo seduttivo: lo percepì già Giovanni Boccaccio nel suo Decameron, ma la seduzione non è solo appannaggio della conquista amorosa. Sedurre (dal lat. sedŭcere, comp. di se- «a parte, via» e ducĕre «condurre, trarre») ha una valenza sociale più ampia, vuol dire attirare su di sé attenzione positiva, porsi al centro del palcoscenico, mettersi sotto i riflettori: rappresentarsi con il cibo, che può essere seducente in ogni contesto, è uno dei modi più semplici per uscire dall’anonimato, forse secondo solo ai cani e ai gatti, che sono seduttivi a prescindere.

Comunicazione visiva e seduzione: indispensabili sui social media

Se si eccettuano i professionisti del cibo, per i quali i social media sono vere e propri strumenti di lavoro, tutti gli altri che postano cibo sono assai probabilmente spinti dalla necessità di mantenere costante l’attenzione dei social media.

Un meccanismo comunicativo e seduttivo che funziona, tuttavia, solo quando l’immagine del cibo è parte integrante di una narrazione (di un’esperienza, di uno stato d’animo) altrimenti si rivela noiosa o, peggio, una stucchevole esibizione delle proprie preferenze gastronomiche.

Il cibo visto sui social media influenza le nostre preferenze gastronomiche?

La capacità dei social media d’influire sulle scelte degli utenti è sicuramente il tema del momento, visto il proliferare degli influencer. Un fenomeno certamente non nuovo alle scienze sociali considerando che già nel I secolo d.C. lo scrittore Gaio Petronio fu considerato arbiter in grado di condizionare il gusto, soprattutto del vestire, dei suoi contemporanei mentre è indubbio che Pellegrino Artusi, nella cui opera è pure assente qualsiasi immagine, forgiò il gusto borghese della sua epoca.

Per il cibo la questione è più complessa perché la vista sicuramente influisce sulla scelta del cibo, ma ne rivela solo uno degli aspetti: quello estetico.

Vista e olfatto, come ricordava Brillat-Savarin, sono, tra i sensi, quelli immediatamente sollecitati dal cibo e non potrebbe essere altrimenti: sono entrambi sensi «difensivi» che ci consentono la valutazione della commestibilità di ciò che stiamo per introdurre nel nostro corpo senza entrarvi in contatto diretto.

«Bello alla vista» è un risultato da raggiungere che si trova anche nella letteratura culinaria più antica e «in bellavista» entra ancora nella denominazione di alcuni piatti tradizionali.

Vedere sui social media il cibo sicuramente influenza le nostre scelte quantomeno come promemoria o come stimolo alla curiosità che resta un ingrediente indispensabile per apprezzare un pasto.

Il rischio, semmai, è di orientare l’offerta verso un cibo che privilegi solo gli aspetti visivi a scapito di quelli gustativi: non tutto il cibo bello alla vista è buono, non tutto quello che ci sembra meno attraente per la fotografia da postare sui social media è cattivo.

Fotografare il cibo «rovina il gusto»?

Siamo sicuri che fotografare il cibo che stiamo per mangiare, non ne rovini il gusto?

Paradossalmente è vero il contrario.

Scattare una foto prima di assaporarlo, ha concluso una ricerca del Journal of Consumer Marketing, può migliorare il gusto percepito di quel piatto.

Sempre che gli altri commensali siano d’accordo, viene d’aggiungere.

Trasformare in un set fotografico la cena romantica in cui avete deciso di dichiararvi all’amore della vostra vita potrebbe non essere una buona idea.

Foto di Niek Verlaan da Pixabay

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