La storia ricorda la fiaba di Cappuccetto Rosso, in cui il “Lupo” è un uomo ossessionato dalla morte, mentre “Cappuccetto Rosso” è una bambina russa di 10 anni, di nome Olga Chardymova, brutalmente uccisa a pochi passi da casa.
LA STORIA
Nel 2002 Olga, approfittando dell’assenza dei genitori, decise di andare a trovare la nonna, che abitava ad un isolato di distanza. Durante il tragitto venne adescata da un uomo, probabilmente un tossico dipendente, che dopo averla derubata degli orecchini, la uccise barbaramente a colpi di spranga. Si trattava tuttavia solo dell’inizio dell’incubo.
L’uomo, iniziò a tormentare i genitori della vittima lasciando sistematicamente delle lettere anonime sulla tomba della bambina. Il contenuto delle missive era profondamente morboso: si facevano gli auguri per il compleanno, per il primo giorno di scuola e simili stranezze. Ma l’orrore non era ancora finito.
Le lettere infatti si trasformarono in minacce. Una di esse riportava “Se non erigerete un monumento degno della bambina il suo cadavere sarà disseppellito”. Per diversi anni i genitori furono inondati da lettere raccapriccianti fino a quando nel 2011, la Polizia non arrestò Anatoly Moskvin, il presunto omicida. Fu allora che si decise di riesumare il corpo della bambina e, come prevedibile, la bara risultò essere vuota.
COLLEZIONI UMANE
Quando i poliziotti fecero irruzione nel lussuoso appartamento di Anatoly Moskvin a Nizhny Novgorod, ai loro occhi si aprì uno scenario raccapricciante ed inimmaginabile. Ogni angolo dell’abitazione era cosparso di corpi di bambine di età compresa tra i 3 ed i 12 anni. In totale vi erano 29 cadaveri (le immagini furono diffuse dal Ministero dell’Interno a distanza di anni).
L’uomo aveva agghindato le mummie con abiti da bambola e maschere grottesche per celare l’evidente stato di decomposizione. Tra loro ,una ragazzina era stata addirittura vestita da “Teddy Bear”, il famoso orsetto di peluche. Alcune giacevano composte sul divano, altre sulle sedie attorno al tavolo quasi volessero festeggiare un compleanno.
IL SERIAL KILLER
L’assassino era uno storico, considerato un “genio” dai conoscenti, in grado di parlare addirittura 13 lingue. Nessuno aveva mai sospettato che dietro a tanto acume si potesse nascondere una mente malata e corrotta dalla follia. In realtà, l’uomo aveva sviluppato la sua ossessione a causa di reiterate violenze sessuali in tenera età, ma l’episodio culminante, da cui era scaturita l’insana passione per la morte, avvenne quando fu costretto a baciare per l’ultima volta un’amichetta, appena morta.
Crescendo, all’uomo venne negata la possibilità di adottare una bambina e fu così che maturò il perverso collezionismo. Per soddisfare la sempre più crescente voglia di riempire casa di bambole, Anatoly saccheggiò diversi cimiteri distanti fino a 20 miglia da casa. Il suo intento era quello di dare conforto ed affetto alle bambine. Ovviamente l’uomo venne considerato incapace di intendere e di volere e venne internato in una clinica psichiatrica nella quale si trova ancora oggi.
di Simona Mazza
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