Sono un papà di una 14enne che lunedì, come la maggior parte dei Suoi colleghi, ha ricominciato la scuola.
Non si trattava però del canonico primo giorno. Stavolta abbiamo vissuto un avvio diverso: era il primo giorno di liceo. Mia figlia ha scelto di frequentare il Liceo Classico e mi sono emozionato non poco nell’accompagnarla al Suo primo giorno nella scuola “dei grandi”. Un’emozione dalle mille sfaccettature, la mia. Innanzitutto per quello che un “passaggio” del genere significhi e rappresenti per Lei e per i Suoi genitori.
L’approdo in un Liceo sancisce, di fatto, una sorta di nuovo svezzamento e per quanto vorremmo sempre cercare di preservare i nostri figli da quanto di brutto “là fuori” possa esserci, ci si rende conto, in giornate come quella di ieri, che non può essere così e, probabilmente, che non è giusto sia così. Ero contento per Lei e per il percorso che ha scelto di seguire.
Poi la mia mente ha cominciato a spaziare e, inevitabilmente, è tornata indietro nel tempo. Mi sono rivisto lì, al Suo posto, al primo giorno di Liceo e ho cercato di ricordare. 31 anni fa: e chi se n’è accorto?!?
Poi un particolare ha catturato i miei pensieri. Affisso ad una parete, un foglio recitava i nomi dei vari movimenti studenteschi e, per ogni lista, vari nominativi informavano su chi fossero i rappresentanti di istituto. E l’album dei ricordi si è spalancato offrendomi domande, riflessioni e ricerca di analogie (se mai ce ne fossero) tra i nostri figli di oggi e quelli dei nostri genitori, qualche decennio fa.
Iniziavo il Liceo e si può dire che, al primo giorno, di politica ne sapessi davvero poco o niente. I miei genitori sono sempre stati attenti a non parlarne in casa e anche in classe non sembrava ci fossero colleghi particolarmente ferrati in materia o comunque attratti da quel mondo. Però in tanti, covavamo la voglia di sapere.
Nel 1984, mentre mi accingevo a finire il 1° Liceo, muore un esponente di spicco della politica Italiana (ed Europea): Enrico Berlinguer (a destra nella foto). L’attenzione dei Telegiornali, della stampa e degli speciali TV è catturata per giorni e giorni da questo avvenimento. E la voglia di capire esplode dentro di me. Ho 14 anni e mi stupisce vedere tutta quella folla alla camera ardente. Gente che piange, che veglia di notte, ma ancor di più mi stupisce, nelle interviste ai presenti, il tanto astio nei confronti di un tale Giorgio Almirante (a sinistra nella foto). Perché? Chi sono? Muoio dalla voglia di sapere.
Inizio a seguire i TG come mai fatto prima, compro giornali, leggo, chiedo in famiglia, compro libri. E ancora più stupore provo nel vedere, l’inviso ai tanti, Giorgio Almirante, fare la fila in mezzo alla folla per rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer, circondato, comunque, da immenso rispetto da parte di tutti. Queste furono le motivazioni che spinsero quel 14enne, 31 anni fa a ricercare la sua Idea.
Capii ben presto che c’era una Sinistra e che c’era una Destra (aborro oggi quando sento parlare e quando vedo i sedicenti appartenenti all’uno o all’altro schieramento). C’era la volontà di combattere per un’Idea e ci piaceva affermare che la nostra Patria era ovunque si combattesse per la nostra Idea.
E oggi? Che tipo di politica c’è oggi? Che valori e che idee possono sviluppare i nostri figli dalla politica odierna, a 31 anni di distanza?
Leggevo Evola e mi insegnava che “l’unico modo per domare questo mondo è cavalcarlo”. Ho vissuto anni di piombo dove ragazzi come me hanno perso la vita per un ideale. Sicuramente esagerato, ma credevano nella loro Idea. I fratelli Mattei, Valerio Verbano, Paolo Di Nella, Walter Rossi, Nanni De Angelis, sono solo alcuni ragazzi che avevano un’Idea. Estrema da un lato o dall’altro della sfera politica che fosse, hanno combattuto per la loro Idea fino a perdere la vita. E ciononostante il rispetto che c’era per l’avversario politico, era rispetto vero.
Altro esempio ne è dato da quanto asserito dal presidente Napolitano che, parlando nel Giugno scorso di Giorgio Almirante, dice: « Almirante ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente a emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei toni. È stato espressione di una generazione di leader che hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto a dimostrazione di un superiore senso dello Stato ».
E i nostri ragazzi di oggi? Cosa possiamo trasferire loro?
Il senso di “apolitia”? Di disimpegno? Del voltare le spalle a tutto ciò che individua oggi la politica? Snobbare questi valori? Sbagliato anche questo, però …
Poi per un attimo la vista si sfoca e quasi mi sembra di rivedere il mio nome tra quei rappresentanti di lista.
Ma non è così; stavo solo sognando. E’ ora di salire in classe.
Un bacio a mia figlia, le ultime raccomandazioni e buona giornata…
di Riccardo Fiori
Scrivi