Un incubo di nome COVID-19
Chi avrebbe mai pensato che questo virus dal nome COVID-19 o Coronavirus, avrebbe seminato un terrore globale e cambiato profondamente le abitudini di miliardi di persone nel globo?
Solamente un mese fa, in Italia si poteva ancora andare a teatro, al cinema, ad una mostra, a cena con gli amici. Il concetto di quarantena era ancora astratto e lontano.
Ad oggi, nel mondo si registrano quasi 700.000 contagiati (di cui oltre 500.000 ancora positivi) e oltre 32.000 morti di cui 10.800 nel nostro paese.
Gli impatti sociali e quelli economici
Impressionante l’impatto del virus sulla quotidianità di miliardi di persone.
Tutti coloro che hanno potuto per tipologia di lavoro, hanno utilizzato la funzionalità Smart Working, trasformando le case in uffici.
Dopo alcune resistenze e comportamenti incoscienti, le mascherine come i guanti e la distanza minima di 1,5 metri da rispettare, sono diventate la normalità per la moltitudine di noi.
Le famiglie si sono strette intorno al focolare ma, ovviamente, ci sono stati casi complessi e episodi di sofferenza nella convivenza.
Le categorie che sono apparse da subito più in difficoltà sono state quelle dei cultori della forma fisica, di chi lavorava lontano dalla città di origine e chi era abituato ad una socializzazione molto elevata, costretti in casa e lontano dagli affetti.
Ma già da qualche giorno, alla sofferenza psicologica generale si è aggiunta la difficoltà pratica di chi, a causa di questa crisi mondiale, rischia di perdere o ha già peso il lavoro.
In alcune aree del paese, ci sono persone che iniziano ad avere difficoltà economiche anche solo per acquistare beni di prima necessità.
La timida Europa e la povera Italia
In una situazione così grave con l’economia globale rallentata se non ferma, ci vorrebbe un vero e proprio piano “Marshall” mondiale o perlomeno Europeo.
Ma la Comunità Europea sembra non aver capito fino in fondo la gravità e l’urgenza della situazione, procedendo con la lentezza e ls limitata lungimiranza che già in passato aveva fomentato correnti anti-europeiste in diversi paesi dell’Unione.
L’Italia sembra allora aver deciso di voler procedere per proprio conto stanziando importanti quote di denaro (circa 50 miliardi di Euro) per rilanciare il sistema sanitario e l’economia anche se sembra ancora troppo poco.
La solidarietà di imprenditori e VIP
In una situazione di tale criticità, forse la più severa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, in soccorso della Protezione Civile e dei sofferenti Ospedali italiani, sono scesi in campo Industriali e VIP.
Cifre veramente importanti sono state donate o messe a disposizione e si stima che siano già pervenute offerte per circa 750 milioni di Euro!
I colossi di Credito e Assicurazioni, Intesa San Paolo e Generali, hanno devoluto 100 milioni di € ciascuno.
Altri gruppi hanno stanziato cifre imponenti : Fondazioni Bancarie (35 milioni €), ENI (30 milioni), Unipol (20 milioni), Banca d’Italia (20.9 Milioni) ed Enel (23 milioni).
Lunga la lista poi delle aziende, dei privati e dei VIP che hanno voluto contribuire con denaro o apparecchiature mediche.
10 Milioni di € hanno donato ognuno dei seguenti soggetti: la famiglia Ferrero, quella Agnelli, il Vaticano, Silvio Berlusconi, l’azienda Moncler, la Lavazza e la Esselunga,
Donazioni superiori o uguali al milione di € sono state registrate da un numero impressionante di società e l’elenco che segue sicuramente ne dimentica alcuni.
Citiamo McDonalds, Gucci, la Bayer Farmaceutica, la Fondazione Angelini, il Gruppo Alimentare Amadori, la famiglia Gavio, il Gruppo De Longhi, la Findus, Andrea Bonomi, la Deloitte, la Benetton e lo stilista Armani.
Tanti infine i VIP che hanno voluto contribuire in un modo o nell’altro: Franceco Totti, Fedez e Chiara Ferragni, il Presidente dell’Inter Zhang, Zlatan Ibrahimovic, Lorenzo Insigne e Donatella Versace.
La soluzione estrema, la riconversione industriale
Un plauso speciale per la singolarità del provvedimento va poi a quelle aziende che hanno deciso di riconvertire le lore catene produttive allo scopo di produrre materiali a supporto della Sanità Italiana.
Giorgio Armani, in aggiunta alla corposa donazione individuale (1,25 milioni di €), ha riconvertito la sua intera produzione di capi di abbigliamento in realizzazione di camici monouso per gli Ospedali.
Scelta simile è stata fatta da Prada, Bulgari, Ferrari, Magneti Marelli e Beretta.
Tutto il mondo si mobilita
Non solo l’Italia si sta commuovendo per la generosità delle donazioni ricevute.
Nel mondo si è avuta notizia di importanti contributi destinati a combattere il COVID-19 da parte di Bill Gates, Angelina Jolie, Rihanna, Ryan Reynolds, Ariana Grande, Roger Federer e Nole Djokovic.
Che mondo sarà quello del post Coronavirus?
In tanti si domandano come sarà il nostro paese ed il mondo tutto quando, auspicabilmente presto, il Coronavirus sarà solo un bruttissimo ricordo.
I più scettici credono che il tempo cancellerà il ricordo della paura e delle privazioni sopportate, con la gente che tornerà in un baleno a vivere come prima del virus, con tutti gli eccessi ben conosciuti.
Ma una corrente di pensiero si dice invece convinta che nulla sarà più come prima.
Molti credono che la generosità prima descritta, la cordialità nata nei flash mob sui balconi, il dolore per i tanti lutti sopportati, la maturità raggiunta nel rispetto delle regole e dell’ambiente, possano diventare parte del nuovo stile di vita post COVID-19.
Chissà che lo Smart Working e la didattica remota non diventino norma, contribuendo a ridurre traffico e smog nelle grandi città.
Chissà che la voglia di aiutare chi è rimasto indietro non svanisca con l’arrivo dell’Estate ma diventino parte integrante del nostro DNA.
Insomma, c’è da sperare che il Coronavirus lasci alle sue spalle un mondo migliore di quello che ha trovato e ce lo dobbiamo sinceramente augurare tutti!
Scrivi